I bambini ricoverati in ospedale che ascoltano storie o fiabe hanno maggiori probabilità di guarire prima. Infatti, le favole non solo stimolano la fantasia e aiutano a crescere ma, rappresentano anche una vera e propria “cura”.

A darne prova scientifica uno studio realizzato da un team di ricercatori coordinati dal Dott. Jorge Moll della Cognitive Neuroscience Unit del D’Or Institute for Research and Education di Rio de Janeiro. Il racconto di storie e fiabe, secondo gli studiosi, ha un effetto positivo su alcuni parametri biologici che stanno ad indicare i livelli di stress percepiti dai bambini.

Ai bambini ricoverati in ospedale fa bene ascoltare storie, lo studio

Lo studio, pubblicato sulla rivista PNAS, ha osservato in un campione di bambini ricoverati in ospedale una differenza sostanziale tra coloro che sono stati sottoposti all’ascolto di alcune storie e i bambini che, invece, sono stati intrattenuti solo con degli indovinelli.

I ricercatori hanno affermato che i livelli di stress percepiti da entrambi i gruppi di bambini presentavano valori diversi: più bassi nei bambini che avevano ascoltato le storie rispetto al secondo gruppo.

Inoltre, tra i parametri risultati nettamente migliorati c’è il livello di ossitocina nel sangue, che nei bimbi appartenenti al primo gruppo è risultato più elevato.

L’ossitocina, prodotta dal cervello dall’ipotalamo, produce gli ormoni responsabili del benessere mentale e fisico dell’essere umano ma è anche in grado di controllare il livello dell’ansia, attraverso specifici recettori presenti nell’amigdala che media la paura, la fiducia e il riconoscimento sociale.

L’esperienza in ospedale dei due gruppi di bambini, i risultati dello studio

Gli studiosi hanno sottoposto i due gruppi di bambini a rispondere a delle domande specifiche sulla loro esperienza in ospedale dopo la fine delle due attività;

  • i bimbi del primo gruppo (delle storie), alle domande su come descrivere l’esperienza che stavano vivendo hanno risposto positivamente descrivendo l’ospedale e le persone che si stavano prendendo cura di loro come bravi e gentili;
  • i bambini appartenenti al secondo gruppo (degli indovinelli), invece, hanno risposto negativamente, definendo l’infermiera o il medico che li seguiva come: “una signora irascibile che mi dà medicine dal sapore cattivo o una persona crudele che mi punge con l’ago”.

Inoltre, le emozioni percepite dai due gruppi di bimbi sono risultate diverse:

  • nel primo gruppo: i bimbi riportavano un minor numero di emozioni negative e quindi, uno stato affettivo migliore sentendosi più sereni e al sicuro anche nel contesto sociale dell’ospedale;
  • nel secondo gruppo: i bambini riportavano emozioni negative in misura maggiore.

In ultimo, il livello di cortisolo, (ormone che aumenta nel corso degli stati di stress prolungato) è risultato ridotto nel primo gruppo rispetto al secondo. Gli autori dello studio, hanno concluso spiegando:

I nostri risultati hanno rivelato che entrambi gli interventi che implicavano interazioni sociali positive erano associati ad un aumento dei livelli di ossitocina nei bambini ospedalizzati.

Tuttavia, quelli assegnati al gruppo storie hanno presentato un aumento dei livelli di ossitocina due volte più grande dei bambini del secondo gruppo, riportando anche marcate diminuzioni nei punteggi del dolore soggettivo.

I nostri risultati indicano l’importante legame tra le basi molecolari della cognizione sociale e il benessere dei bambini ospedalizzati, con l’ossitocina che svolge un ruolo vitale in questa connessione.

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  • Bambino (1-6 anni)