Sembrerà strano e inusuale poiché la cultura a cui si è abituati impone sempre e comunque la cura dei figli al primo posto, lasciando il benessere dei genitori in secondo piano. Ebbene, essere bravi genitori vuol dire prima di tutto dare la priorità alla propria felicità.

Questo non esclude il voler bene ai propri bambini, anzi, è proprio per dar loro quell’amore incondizionato di cui hanno bisogno che un buon genitore deve prendersi cura prima di sé. Certo, non è semplice perché le paure e i sensi di colpa sono sempre lì in agguato facendo sentire la mamma perennemente inadeguata al solo pensiero di prendersi un po’ di tempo per lei.

Il risultato è accumulare stress e un crescente senso di disagio. Sentirsi genitori che arrancano alla ricerca di una felicità che pare non arrivare mai completamente. Tutto questo può cambiare, deve cambiare, proprio per il rispetto dei figli e di se stessi.

Un buon genitore da priorità alla propria felicità: ecco perché

Dare priorità alla propria felicità renderà quel genitore un buon genitore, questo perché la cura di sé – intesa come benessere fisico e mentale – è l’unico strumento che si ha per crescere e diventare persone migliori e sviluppare un sano rapporto con i propri bambini.

Scegliere di mettere al primo posto la propria felicità non farà apparire mamma e papà genitori poco amorevoli o indifferenti verso i bisogni dei propri figli, tutt’altro, è invece la strada giusta da seguire per raggiungere quella genitorialità tanto decantata da tutti.

La regola universale che unisce tutte le coppie che hanno un bambino è il desiderio di essere dei bravi genitori. Inoltre, tutti i genitori amano i propri figli e vogliono che anche loro siano felici. Ciò che separa i genitori infelici da quelli felici è la scelta, di questi ultimi, di prendersi cura di loro stessi per primi.

Essere genitori non vuol dire smetterla di curare la propria mente e il proprio fisico solo perché così viene inculcato dalla società da secoli. Eppure, spesso i genitori si trovano a sacrificare tutto il loro essere per i bimbi a discapito dell’essenza della propria felicità.

In merito, alcuni ricercatori hanno scoperto che avere figli non rende i genitori immediatamente felici, anzi, è esattamente l’opposto. In quello che viene chiamato il divario di felicità genitoriale, i genitori nelle nazioni industrializzate si sono rivelati più infelici di prima dopo aver avuto dei figli. Quindi è normale sentirsi infelici all’inizio. Mentre, non è normale se questa infelicità perdura nel corso degli anni: ovvero, quando i figli hanno 5, 10 o 18 anni.

Cambiare prospettiva: ecco come essere bravi genitori

Quando tutto sembra non andare per il verso giusto, quando si arranca per arrivare a fine giornata, distrutti e infelici, quando, ancora, lo stress sembra bussare costantemente e con sempre più pressione sulla porta della pazienza di mamma e papà e quando sembra di camminare in bilico tra i mille impegni che la vita pone davanti, la cosa più saggia che un genitore dovrebbe fare è fermarsi.

Ma allora, come si può rompere il ciclo di infelicità e ritrovare se stessi? Bisogna dimenticare di come essere un buon genitore e iniziare, invece, a cambiare prospettiva. Evitare di farsi sopraffare dalle mille (infinite) preoccupazioni che i figli, giustamente, danno ai genitori dal giorno in cui vengono al mondo.

Smetterla di passare ore a trovare la soluzione all’essere “i migliori” in ogni libro sull’argomento che dispensa consigli. Ogni genitore è diverso e non esiste una regola magica che va bene per tutti.

Mettendo al primo posto la propria felicità si scoprirà un pozzo di creatività e libertà dell’essere genitore che arriverà direttamente dal cuore senza sforzi e costrizioni.

Un buon genitore cerca sempre il lato positivo in ciò che accade

La tendenza nel vedere il male ovunque quando si è genitori è un modo di pensare e agire distruttivo non solo per il genitore ma proprio per la felicità dell’intera famiglia. Un genitore è portato, per protezione, ha scovare pericoli e ipotetici catastrofi in ogni cosa che il bimbo fa o tocca. Ovviamente, questo non è un modo per dire di non controllare il proprio bambino, l’attenzione e la preoccupazione è un istinto materno (ma anche paterno) che deve esserci sempre.

Questo vedere il male ovunque, per molti, però, non è altro che un pregiudizio ereditato dalla negatività che di certo non allevia lo stress del genitore né, tantomeno, porta quel genitore a essere più bravo.

Cercare il lato positivo in ciò che accade, nella quotidianità, è una delle soluzioni verso il raggiungimento del vero obiettivo: la felicità (propria) e del bimbo. Bisognerebbe, dunque, addestrare la propria mente alla gratitudine ogni giorno, notando tutto ciò che apporta un senso di beatitudine e benessere.

L’auto-riflessione e la gratitudine iniettano il concetto di cura di sé nella vita di tutti i giorni e questo non vale solo per i genitori ma, in generale, per tutte le persone.

Aiutano a vedere le reazioni e i sentimenti tipici che si hanno e spostano la prospettiva su un livello di gentilezza ed empatia generale.

Si può essere felici e avere dei figli senza necessariamente perdere il centro del proprio essere. Scegliere, quindi, prima di amare se stessi per diventare, in futuro, un modello di gratitudine e pazienza per i propri bimbi. Questo modo positivo di pensare al benessere personale andrà a interrompe naturalmente il ciclo dello stress genitoriale in cui ora si sta vivendo, male.

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