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Nei neonati e nei bambini c'è un problema di carenza di vitamina D. Scopriamone le cause e i rimedi per assicurare una crescita sana ai nostri figli.
Se poi si aggiunge come ci sia una significativa carenza (le stime parlano del 50-70% dei bambini italiani) della vitamina D nei neonati, si comprende l’urgenza e l’importanza di approfondire questo argomento.
Circoscriviamo la questione definendo innanzitutto cosa sono le vitamine. Le vitamine sono delle sostanze chimiche molto diverse tra loro “normalmente necessarie in minime quantità per i fabbisogni dell’organismo, nel quale regolano una serie di reazioni metaboliche, spesso funzionando come coenzimi”.
Esistono tante tipologie di vitamine e generalmente vengono classificate in idrosolubili e liposolubili. Le prime sono quelle del gruppo B, H, PP, C e l’acido folico e vengono assunte con l’alimentazione in quanto non vengono accumulate dall’organismo umano. Le vitamine liposolubili, invece, di cui fanno parte la vitamina K, la A, la D e la E, si accumulano nel fegato e vengono assorbite con i grassi degli alimenti.
La vitamina D, nota con il nome di calciferolo, svolge diversi importantissimi compiti. Normalmente si occupa di regolare il metabolismo del calcio, per il deposito del calcio nelle ossa e sembrerebbe preziosa anche per migliorare l’attività di alcune funzioni neuromuscolari e del sistema immunitario. In gravidanza è molto importante anche per migliorare il tasso di successo dei trattamenti di riproduzione assistita.
L’attenzione intorno alla vitamina D nei neonati nasce dai problemi legati alla carenza di questa sostanza nei bambini. Questa condizione è più critica nella fase neonatale e adolescenziale dei bambini. Essa è favorita dallo stile di vita moderno con il quale i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi (casa, scuola, palestra, eccetera), sottraendosi di fatto all’esposizione solare, una fonte importante di vitamina D. anche l’inquinamento atmosferico, l’eccessivo utilizzo della crema solare o il vivere in località particolarmente nuvolose o più vicine alle regioni polari, provoca una carenza di vitamina D.
La carenza di vitamina D nei neonati è legata anche a come questa sostanza non venga fornita tramite il latte materno. Anche se la madre assume durante l’allattamento la vitamina D, questa non arriva in quantità adeguate al bambino. Nei bambini che vengono nutriti con latte artificiale, invece, è doveroso verificare le quantità di latte assunto quotidianamente per verificare la necessità di aggiungere altri integratori di vitamina D.
Per questo motivo è ampiamente accettato e consigliato di procedere con una somministrazione quotidiana di 10µg di integratore di vitamina D. L’integrazione di vitamina D deve avvenire fin dal primo mese di nascita, specie per i bambini che vengono allattati esclusivamente al seno, e per almeno tutto il primo anno.
Negli anni successivi la profilassi giornaliera è indicata solo per i bambini e ragazzi considerati a rischio. Rientrano in questa categoria i soggetti con ridotta esposizione solare, quelli affetti da malattie infiammatorie croniche, i celiaci, gli obesi e coloro che seguono una dieta vegana o altre alimentazioni insufficienti per quel che riguarda la vitamina D.
L’OMS spiega come nei neonati la carenza di vitamina D sia responsabile innanzitutto delle ossa morbide malformate (rachitismo). Allo stesso tempo può provocare convulsioni (causate dai bassi livelli di calcio all’interno del sangue) e difficoltà respiratorie.
Oltre alla prevenzione dei problemi derivati dalla carenza di vitamina D, l’assunzione di questa sostanza fin dalle prime settimane di vita del bambino favorisce la chiusura della fontanella, lo sviluppo delle ossa e assicura al bambino una crescita sana e regolare.
C’è anche un caso di eccesso di vitamina D ed è quel fenomeno chiamato ipervitaminosi. Questa condizione si verifica solamente per un’elevata assunzione di farmaci contenenti la vitamina D. L’eccesso di vitamina D può portare all’aumento della concentrazione di calcio nel sangue (calcemia) e, nei casi più gravi, a danni al cuore e ai reni.
Articolo originale pubblicato il 27 agosto 2020
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