Nome abbastanza diffuso in Italia, Domenico deriva dal tardo latino Dominicus, basato sull’aggettivo dominicus che significa “del padrone”, e in senso particolare “del Signore” (in ultimo dal sostantivo Dominus, “padrone”, “Signore”). È stato usato sin dal IV secolo col significato cristiano di “consacrato al Signore”, sul modello del greco κύριος (Kyrios) (da cui derivano i nomi Cirillo e Ciriaco), anche se in un secondo momento il suo uso si ampliò e andò a interessare i bambini nati il giorno di domenica, ovvero il giorno consacrato al Signore.

Tuttora il nome è usato perlopiù dai cattolici, anche per la presenza di diversi santi, tra cui san Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine dei Domenicani, san Domenico di Sora e san Domenico di Brescia.

Si stima che nel XX secolo, nel nostro Paese, Domenico sia stato il 13° in ordine di popolarità. Oggi è leggermente in calo, ma mantiene comunque una più che discreta diffusione: nel 2020 sono stati chiamati così 935 neonati.

Da Domenegh, la variante lombarda del nome, e dalla sua abbreviazione Menegh, deriva il diminutivo Meneghin, che in italiano è traducibile come Meneghino, ovvero il nome della maschera popolare milanese e che, col tempo, ha finito con l’identificare gli abitanti di Milano.

L’onomastico si celebra, come detto, in diversi giorni dell’anno, fra cui il 6 maggio, in onore di san Domenico Savio; altre date si ricordano il 22 gennaio, san Domenico di Sora, abate benedettino che fondò alcuni monasteri in Abruzzo e nel Lazio; 8 agosto, san Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori; 27 agosto, beato Domenico della Madre di Dio, passionista; 20 dicembre, san Domenico di Silos, abate benedettino spagnolo.

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