Il primo caso umano di listeriosi è stato riportato nel 1929 e il primo caso perinatale nel 1936. Si tratta di un’infezione alimentare che interessa soprattutto soggetti fragili quali neonati, anziani, adulti immuno-compromessi e donne in gravidanza.

A tal proposito, queste ultime costituiscono soggetti particolarmente a rischio. Secondo il Ministero della Salute vi è una maggiore incidenza di listeria in gravidanza rispetto al resto della popolazione.

Nonostante la listeriosi abbia poi una bassa incidenza rispetto ad altre infezioni come la salmonellosi (1763 casi contro 82.094) nelle donne incinte si registrano elevati tassi di ospedalizzazione (99,1% contro 36%) e di mortalità (15,6% contro 0,14%), come riporta l’Istituto superiore di sanità.

Questo perché le difese immunitarie durante la gravidanza tendono a indebolirsi: le donne in attesa di un figlio sono 20 volte più a rischio di ammalarsi di listeriosi.

Listeria o listeriosi: cause

La listeria è un’infezione alimentare causata dal batterio gram-positivo Listeria monocytogenes, comunemente presente nel terreno e nell’acqua. Per questo può con facilità contaminare alimenti (soprattutto ortaggi e verdure) e infettare gli animali (bovini, ovini, caprini). Da qui la pericolosità del consumo della carne cruda.

La cottura oltre i 65°C e la pastorizzazione (nel caso del latte) sono processi essenziali, perché come la maggior parte dei batteri anche quello che causa la listeriosi viene eliminato in questi due modi. Il batterio è invece in grado di riprodursi in un ambiente a bassa temperatura. Ecco perché i prodotti contaminati, una volta conservati in frigorifero, possono diventare fortemente pericolosi.

Quali sono i rischi della listeriosi in gravidanza

In gravidanza la listeriosi è molto temuta, perché può trasmettersi da madre a figlio causando aborto spontaneo, parto prematuro, morte in utero, problemi respiratori, setticemia, meningite, infezioni e lesioni cutanee.

La trasmissione può avvenire mediante inalazione di liquido amniotico infetto, attraverso la placenta o al momento del parto, se la vagina è stata colonizzata.

La listeriosi neonatale come riporta l’ISS si manifesta circa in 8,6/100.000 nati vivi (cioè il 68% dei bambini nati da madri positive all’infezione). La prognosi del neonato la cui madre ha contratto la listeriosi in gravidanza è caratterizzata da alta mortalità (20-30%).

Come si diagnostica la listeria in gravidanza?

La listeria in gravidanza si manifesta con leggeri sintomi simili a quelli influenzali. Diverso è il caso di una listeriosi invasiva, i cui sintomi variano in base alla parte del corpo infettata.

Se per esempio l’infezione si diffonde nel sistema nervoso fanno la loro comparsa emicranie, confusione, irrigidimento del collo e perdita dell’equilibrio. Se vengono infettati l’utero o la placenta si può purtroppo arrivare a un aborto spontaneo o alla morte del feto.

Per questo è importantissima una diagnosi tempestiva. Bisogna agire immediatamente con un trattamento antibiotico, ma purtroppo non è sempre facile effettuare la diagnosi. Questo a causa della mancanza o della scarsa specificità dei sintomi nella madre. Per la diagnosi si procede con analisi del sangue o analisi del liquido spinale.

Listeria in gravidanza: rimedi e prevenzione

Avendo un’origine batterica, la listeriosi viene trattata con terapia antibiotica, sia negli adulti che nei bambini. In particolar modo, gli specialisti utilizzano ampicillina e gentamicina. Ma è la prevenzione a fare davvero la differenza.

Gli alimenti da evitare sono principalmente:

  1. carni lavorate, come insaccati e salumi;
  2. formaggi a pasta molle, con breve stagionatura o erborinati, cioè sottoposti a sviluppo di muffe;
  3. latte non pastorizzato;
  4. pesce affumicato;
  5. preparazioni gastronomiche da consumarsi fredde;
  6. paté di carne.

Non meno importante è la prevenzione attraverso norme igieniche a cui attenersi scrupolosamente. È opportuno:

  1. conservare separatamente cibi cotti e cibi crudi;
  2. attenersi alla data di scadenza riportata sulle confezioni degli alimenti;
  3. cuocere i cibi prima di consumarli;
  4. lavare accuratamente le verdure fresche prima del consumo;
  5. attenersi alle istruzioni sull’etichetta dei prodotti refrigerati, in merito alla loro ottimale conservazione;
  6. tenere bassa la temperatura del frigo, possibilmente al di sotto dei 6°C, per limitare una potenziale prolificazione batterica;
  7. lavare tutti gli utensili entrati a contatto con cibi crudi (pentole, posate) e ovviamente lavare spesso anche le mani.

Le pratiche divulgative e le campagne informative in tema di tema della sicurezza alimentare sono fondamentali nella riduzione dell’incidenza della listeriosi perinatale. È importante che le donne in gravidanza conoscano le norme alimentari e igieniche da mettere in atto a titolo preventivo.

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  • Patologie in gravidanza