
Problemi alla tiroide e gravidanza: quali sono i valori corretti
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori ...
Una patologia alla tiroide può dare problemi in gravidanza sia alla donna che al feto: meglio consultare immediatamente lo specialista (endocrinologo o ginecologo) in caso di astenia, perdita di capelli, difficoltà di concentrazione e intolleranza al freddo.
La tiroide è una ghiandola di vitale importanza durante la gravidanza. In questa fase, infatti, si verificano forti cambiamenti ormonali nel corpo femminile e l’ipotiroidismo può fare la sua comparsa anche in donne senza pregresse alterazioni della ghiandola a farfalla.
La comparsa di ipotiroidismo in gravidanza, infatti può avvenire sia in donne precedentemente affette da patologie tiroidee sia in donne che non hanno mai manifestato tali sintomi.
Si definisce ipotiroidismo la condizione patologica in cui si verifica un generale rallentamento delle funzioni metaboliche. Questo avviene a causa di una ridotta o insufficiente azione degli ormoni tiroidei sui tessuti dovuta solitamente ad un deficit tiroideo nella produzione ormonale. La tiroide, dunque, non riesce a produrre adeguatamente gli ormoni necessari al corretto funzionamento dell’organismo.
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori ...
Per una donna incinta, l’ipotiroidismo si verifica nello 0,3-0,5% delle gravidanze (nel 2-3% se si include l’ipotiroidismo subclinico). Questa condizione patologica è associata ad aumentato rischio di aborto spontaneo, parto pretermine, ipertensione ed emorragia post partum, ma anche a rischi per il feto.
La Società Italiana di Endocrinologia ricorda che a principale causa di ipotiroidismo in gravidanza è la tiroidite autoimmune (o tiroidite di Hashimoto). Questa patologia del sistema immunitario è causa di anticorpi che attaccano la tiroide fino a inibirla completamente.
Ulteriori cause possono essere suddivise tra ipotiroidismo primitivo acquisito, ipotiroidismo secondario e resistenza agli ormoni tiroidei. Nel primo caso, cause comuni sono il post operatorio e il post radioiodio, una eventuale carenza sodica o un eccesso di iodio, l’assunzione di farmaci anti-tiroidei.
L’ipotiroidismo secondario, che è comunque molto raro, può essere provocato da problemi ipofisari o ipotalamici. Infine, molto rara, è la resistenza agli ormoni tiroidei.
Secondo la SIGO, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, la tipiche manifestazioni di ipotiroidismo in gravidanza sono le seguenti:
A queste, possono aggiungersi altri sintomi di ipotiroidismo quali
I sintomi legati all’ipotiroidismo in gravidanza devono essere correttamente individuati e analizzati da uno specialista ginecologo o endocrinologo. La diagnosi clinica per una donna ipotiroidea gravida, infatti, non è sempre facile e immediata. La donna incinta può manifestare alcuni sintomi tra quelli elencati, ma con periodi altalenanti.
In un primo periodo, magari, la donna gravida può presentare astenia e successivamente capelli ruvidi e intolleranza al freddo in maniera apparentemente slegata.
In caso di anamnesi familiare positiva ad ipotiroidismo o a malattie tiroidee autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, per esempio) è possibile avere più elementi per l’eventuale diagnosi di ipotiroidismo in gravidanza. Altri fattori anamnestici importanti sono una eventuale pregressa tireopatia, il diabete mellito di tipo I e la presenza di anticorpi antitiroide.
In questo caso, lo specialista può consigliare indagini cliniche diagnostiche. Il caso standard prevede un prelievo di sangue per il dosaggio ormonale di FT3, FT4, TSH, ioduria, anticorpi anti-Tg, anticorpi anti-TPO, anticorpi anti recettore del TSH (TRAb). È consigliabile, inoltre, l’ecografia alla tiroide.
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Non trattare l’ipotiroidismo durante la gravidanza può rappresentare un problema con serie complicanze per la donna gravida e per il feto. Le complicanze per la mamma possono contemplare ipertensione gravidica con o senza preeclampsia, possibile distacco di placenta, emorragia post-partum, aborti spontanei ricorrenti.
Le complicanze per il bambino, invece, possono presentarsi come basso peso alla nascita, malformazioni congenite, danni al sistema nervoso centrale. E, inoltre, danni al sistema cerebrale per deficit di passaggio transplacentare di tiroxina nelle prime e nelle ultime settimane di gestazione. In alcuni casi può verificarsi la nascita di feto non vivo.
È importante, inoltre, sapere che circa il 7% delle donne possono sviluppare un’alterazione tiroidea nel corso del primo anno dopo il parto, pur in assenza di precedenti malattie a carico della tiroide.
La Società Italiana di Endocrinologia ribadisce che il trattamento tempestivo e adeguato dell’ipotiroidismo gravidico azzera i rischi della gravidanza legati a questo problema.
In corso di gravidanza, gli specialisti possono consigliare un aumento del 30-50% dell’assunzione dell’ormone tiroideo nelle prime 4-8 settimane. La strategia di cura consigliata è, comunque, quella di affidarsi immediatamente al proprio medico non appena accertata la gravidanza in modo da effettuare il corretto dosaggio ormonale e, se necessario, adeguare la terapia.
La tiroide, anche detta “ghiandola a farfalla” per la sua forma simmetrica e a doppia ala, è un elemento importante per la gravidanza e il suo funzionamento non corretto può determinare problemi. Riassumendo, le 5 cose più importanti da sapere sull’ipotiroidismo in gravidanza sono le seguenti:
La gravidanza è un percorso che richiede serenità nella donna e controlli medici coerenti con lo stato di salute della madre e del feto. In caso di dubbi o in presenza di un blando stato di malessere con spossatezza o dolori davanti al collo, occorre rivolgersi al medico con tempestività.
In caso di ipotiroidismo, il trattamento tempestivo può ridurre (e spesso azzerare) i rischi della gravidanza legati al malfunzionamento della tiroide.
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