
Anche le mamme meno ansiose covano più o meno segretamente qualche paura, legata per esempio alla salute dei figli, al loro avvenire o al rapporto...
Chi sono le mamme pancine e come si comportano? Ecco le loro credenze e le più strane assurdità; e perché non bisognerebbe ridere di loro.
Tra i tratti che si attribuiscono, a torto o ragione, a queste community di mamme “radicali”, ci sono il fatto di non tollerano il giudizio altrui, adorare i propri bambini, guardare al corpo femminile con un misto di fascino e superstizione e al sesso come a qualcosa di sporco.
Attorno alla definizione di mamma pancina, si sono sviluppati vari cliché caricaturali secondo i quali, per esempio, tipico di questa community sarebbe l’uso di diminutivi (come “amorini”, “batuffole”, “lattosine”), da cui, appunto, il termine “pancine”. Questa espressione è ormai diventata parte del linguaggio comune; spesso si usa l’appellativo “mamma pancina”, o semplicemente “pancina”, per riferirsi a una donna attaccata al figlio in modo morboso, sicuramente non sano.
Ma soprattutto il termine “pancine” è entrato nell’uso comune di alcune donne in attesa, che amano chiamare reciprocamente se stesse in questo modo, definendosi quindi per il loro “essere incinte”, secondo quell’ossessione per la maternità che, sempre secondo lo stereotipo, le caratterizza.
Anche le mamme meno ansiose covano più o meno segretamente qualche paura, legata per esempio alla salute dei figli, al loro avvenire o al rapporto...
Per restare in ambito della caricatura della mamma pancina tipo, oltre a essere portatrici di superstizioni assurde e più o meno pericolose, le mamme pancine avrebbero anche evidenti lacune in fatto di medicina di base e, tra di loro, ci sarebbe una forte tendenza a “fare gruppo” e allo stesso tempo un rifiuto di tutto quello che viene da fuori, estraneo alla loro cerchia e spesso giudicato con severità.
Sui social le pancine sono state prese d’assalto da migliaia di commenti denigratori che si sono riversati sulle foto delle loro conversazioni rese pubbliche qualche tempo fa (l’autenticità di queste conversazioni è in realtà controversa).
Il fenomeno delle mamme pancine, unico nel suo genere, è impazzato sui social ad opera del blogger Vincenzo Maisto; in arte il Signor distruggere, Maisto lo ha fatto conoscere al grande pubblico, e lo alimenta continuamente a suon di screenshot, pubblicando quotidianamente le conversazioni delle pancine.
Spesso si guarda al fenomeno dall’alto in basso, con un disprezzo nemmeno poi troppo celato. Ma quello che emerge davvero dalle conversazioni è una profonda ignoranza di fondo e anche un senso di solitudine di queste donne che, ferma restando l’autenticità o meno di certi messaggi, tutti da verificare, sarebbero di bassa estrazione sociale e culturale e avrebbero un basso grado di scolarizzazione.
In realtà, proprio chi ha denunciato il fenomeno alimenta il propagarsi di una grande quantità di commenti di scherno e derisione, visto che i follower di Maisto sono i primi a prendere in giro e fare del vero e proprio bullismo nei confronti di queste persone.
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Insomma, il triste paradosso è che le pancine vengono criticate perché sono intolleranti e non accettano giudizi negativi; ma chi le attacca e ride di loro ricade nella stessa intolleranza, puntando il dito verso le persone che sono avvertite come “inferiori”, o “peggiori” di “noi”.
I comportamenti assurdi e le stranezze delle mamme pancine riguarderebbero non solo la maternità e il concepimento, ma an che la sessualità, il rapporto di coppia e quello coi figli.
Per loro il corpo femminile sarebbe da un lato sacro, perché vocato alla nascita e alla vita, dall’altro impuro e sporco nell’atto sessuale; allo stesso modo il piacere fisico sarebbe per loro qualcosa da cui stare alla larga; il sesso nulla più che un dovere nei confronti del marito.
Il rapporto coi figli, va da sé, sarebbe spesso morboso; le pancine allattano per diversi anni e tengono feste e ricorrenze in occasione della prima mestruazione delle figlie femmine. Nella coppia emerge una totale assenza di dialogo e comunicazione col partner.
Le pancine nasconderebbero gli assorbenti alla vista dei mariti oppure praticherebbero il free bleeding. In quest’ottica, le mestruazioni sono viste come un processo naturale e per questo l’assorbimento del sangue con assorbenti o coppette mestruali (soprattutto se prevedono l’inserimento in vagina) è bandito.
Le mamme pancine considerano questi oggetti come un’imposizione di una società che non riconosce il ruolo, l’importanza e la sacralità della maternità e della femminilità.
Infine, c’è il rapporto ambiguo col proprio corpo e il sesso che si esplicita nell’uso infantile di nomignoli come “fiorella”, “orchidea” per indicare la vagina, “rugiada” per il ciclo mestruale, “semino” per indicare lo sperma e “soffio” per parlare dell’eiaculazione.
Se la maggior parte delle persone guardano al fenomeno delle pancine come a qualcosa di assurdo e surreale, per l’antropologia i loro racconti sembrerebbero plausibili. Secondo il parere degli esperti, emerge un’allarmante ignoranza in merito all’anatomia del corpo umano, alla sessualità, al concepimento e la gravidanza. Le domande delle pancine potrebbero tranquillamente essere quelle di un’adolescente alle prime esperienze con l’altro sesso. La conoscenza dei metodi contraccettivi e la consapevolezza del loro funzionamento è spesso pari a zero.
Sotto questa superficie, però, c’è un aspetto più profondo: la condizione di profonda solitudine di giovani donne che, cercando di condividere le proprie esperienze di vita con persone in sintonia con loro, si sentono accettate e libere di esprimere se stesse.
Guardare a queste donne e mamme come “altro” da noi è in fondo una trappola che nasconde lo stesso meccanismo falsamente consolatorio del capro espiatorio che viene loro imputato e in loro criticato; eliminare chi non la pensa come “me”, come “noi”. Le pancine espongono aspetti intimi della propria vita sentimentale e sessuale: per questo andrebbero trattate con delicatezza, aiutate, piuttosto che giudicate.
Infine, un altro aspetto evidenziato dall’antropologia è il fallimento della scuola nella sua vocazione educativa, insieme alla forte necessità di ripensarla, decostruendo i modelli culturali sbagliati. Una spia di questo fallimento è il tratto che accomuna le mamme pancine: un livello culturale bassissimo. Per loro la maternità si caricherebbe di un peso enorme; un grande catalizzatore di energie, l’unico in cui poter finalmente riversare i propri obiettivi, le proprie ambizioni e aspirazioni.
Articolo originale pubblicato il 23 marzo 2020
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