
Diabete in gravidanza? No grazie. I consigli per non rischiare
Si tratta di una patologia spesso silente ma non priva di rischi: i consigli del ...
La curva glicemica (o curva da carico di glucosio) consente di diagnosticare il diabete gestazionale, legato unicamente alla gravidanza e da non confondere con il diabete 1.
La misurazione della glicemia in gravidanza è importante soprattutto per diagnosticare il diabete gestazionale. Questa patologia è molto comune, soprattutto in alcuni gruppi etnici (Caraibi, Asia Meridionale e Medio Oriente) e la sua incidenza aumenta nelle donne di età superiore ai 35 anni, mentre è meno frequente nelle under 25.
In Italia colpisce circa l’8% delle donne in attesa e in quelle geneticamente predisposte insorge nelle primissime settimane. Il test (curva da carico glicemico – ossia di glucosio) è di routine, semplice e non invasivo, da ripetere nel corso dei 9 mesi solo se i valori sono fuori dalla norma.
Si effettua o tra sedicesima e diciottesima settimana, o tra la ventiquattresima e la ventisettesima, a seconda dei casi. Non ha alcun costo: è una prestazione in esenzione prevista dal Sistema Sanitario Nazionale.
Viene fatta sulla base di tre prelievi di sangue a distanza precisa l’uno dall’altro: il primo “a riposo”, il secondo e il terzo dopo la somministrazione di una bevanda a base di acqua e zucchero (glucosio). L’esame non presenta rischi o effetti collaterali, risulta solo un po’ fastidioso per la sua durata e perché, solitamente, molte donne rilevano inconvenienti come nausea e vomito al momento della somministrazione del glucosio.
Questo perché la bevanda è particolarmente dolce e può disgustare. Se però si vomita, la curva va ovviamente ripetuta, dunque è consigliabile rilassarsi e se possibile restare sdraiati, così da attenuare il senso di nausea e non concentrarsi troppo sui movimenti dello stomaco. Si può bere a piccoli sorsi, magari ascoltando musica o leggendo, così da tenere la mente occupata e distrarsi.
La curva da carico di glucosio (definita anche con l’acronimo inglese OGTT) ha ormai del tutto sostituito la procedura in due fasi, cosiddetta “minicarico glucidico”, non più raccomandata dalle recenti Linee Guida italiane per lo screening e la diagnosi di diabete gestazionale.
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Il test si effettua a 16-18 settimane gestazionali nei casi di:
Si effettua invece tra la 24^ e la 28^ settimana nei seguenti casi:
Si considerano valori nella norma:
Superati questi valori e diagnosticato il diabete gestazionale, la futura mamma viene affiancata, oltre al ginecologo, anche da un diabetologo durante tutta la gravidanza. Questo anche perché le donne con diabete gestazionale hanno un rischio aumentato di sviluppare un diabete tipo 2 nei primi 5 anni dopo il parto.
Per tenerlo sotto controllo vengono apportate modifiche nella dieta e nell’attività fisica della futura mamma. In un numero esiguo di casi si deve far ricorso all’insulina.
Il diabete gestazionale è un disturbo del metabolismo che comporta una ridotta tolleranza al glucosio: l’organismo ha difficoltà a produrre insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che estrae il glucosio dal sangue e lo trasforma in energia. In questo modo si viene a creare un’eccessiva concentrazione di zuccheri nel sangue.
Solitamente tende a scomparire dopo il parto nel 95% dei casi e non è pericoloso né per la madre né per il bambino, ma in caso contrario quest’ultimo potrebbe andare incontro a preeclampsia (detta anche gestosi), ittero, difficoltà respiratorie, maggiore rischio di obesità e di sviluppare diabete di tipo 2. Inoltre, il bambino potrebbe crescere più del dovuto, rendendo difficoltoso il momento del parto.
I sintomi del diabete gravidico sono:
Per scongiurare il rischio di sviluppare il diabete gestazionale è utile seguire un adeguato regime alimentare, praticare una buona quantità di esercizio fisico e tenere controllato il proprio peso durante la gravidanza.
Articolo originale pubblicato il 17 settembre 2018
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