Naomi non è che la variante inglese di Noemi, che deriva dall’ebraico נָעֳמִי (Na’omiy, Nō’omî), passato come Νωεμίν (Noemìn) nella Septuaginta greca e come Noemi nella Vulgata latina; secondo alcune fonti si rifà al sostantivo ebraico no’am (“dolcezza”, “gentilezza”, “gioia”, “delizia”) o n’m (“essere piacevole”, “essere gradito”), per cui il significato viene talvolta interpretato come “mia delizia”, “mia gioia”, diventando per semantica simile a Gioia, Letizia, Eufrasia, Hephzibah e Noam.

Altre fonti relegano invece queste ipotesi all’etimologia popolare.

Di certo c’è che Noemi fosse un personaggio della tradizione biblica, la moglie di Elimelech e suocera di Rut, che cambiò il suo nome in Mara (dall’ebraico Marah, “amareggiata”, “infelice”) dopo la morte del marito e dei due figli. Era infatti comunemente usato negli ambienti ebraici, e arrivò in quelli cristiano solo più tardi; nella forma inglese, ad esempio, solo dopo la Riforma Protestante.

Ancor più recente invece la sua diffusione in Italia, forse dovuta a ragioni letterarie. Naomi coincide con il nome giapponese femminile 直美 (Naomi), composto da 直 (nao, “onesta”, “corretta”) e 美 (mi, “bella”)[6].

Benché alcuni calendari e siti citino una santa Noemi o beata Noemi celebrata il 14 o 15 dicembre, non ci sono in realtà personaggi registrati dalle fonti agiografiche, compresi il martirologio romano e l’elenco dei santi composto dai bollandisti. Anche rispetto alla figura biblica di Noemi, non vi è nessun culto a lei legato. Per questo, Naomi, come Noemi, è da considerarsi nome adespota, il cui onomastico è perciò celebrato per Ognissanti, il 1° novembre.

Nel 2019 sono state 133 le bambine chiamate Naomi, molte di più (1907) le Noemi.

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