Mononucleosi nei bambini, come si riconosce e come si cura
La mononucleosi è una delle malattie più diffuse che coinvolge i bambini fin dalla più tenera età. Non è grave, ma è importante conoscerla, riconoscerla e saperla trattare.
La mononucleosi è una delle malattie più diffuse che coinvolge i bambini fin dalla più tenera età. Non è grave, ma è importante conoscerla, riconoscerla e saperla trattare.
Nonostante l’ampia diffusione raramente questa patologia produce conseguenze gravi, ma come tutte le malattie, specie quelle che riguardano i bambini, è utile conoscerla meglio, in modo da comprenderne i sintomi, il periodo di incubazione, la durata e come trattarla.
L’Istituto Superiore di Sanità definisce la mononucleosi come una “malattia causata dal virus Epstein-Barr (EBV), appartenente alla famiglia degli herpesvirus”.
La mononucleosi è determinata da un virus che fa parte dello stesso gruppo di quelli responsabili, tra gli altri, della varicella e del fuoco di Sant’Antonio. Principalmente il contagio avviene tramite la saliva, per questo la mononucleosi è nota anche come malattia del bacio.
Il contagio può essere diretto o indiretto, quindi sia tramite il passaggio della saliva o tramite il contatto con oggetti contaminati, come spesso sono i giocattoli che i bambini poi portano alla bocca.
La mononucleosi si manifesta in maniera più diffusa nei bambini il cui sistema immunitario è debole. Questo può capitare a seguito di una malattia o di un periodo particolarmente stressante.
Come riconoscere la mononucleosi nei bambini? Tra le curiosità di questa malattia c’è anche quella di poter essere un fenomeno asintomatico. Capita a volte, infatti, di contrarre la malattia e di guarire senza rendersene nemmeno conto o, anche, di confonderla con altre malattie che presentano i medesimi sintomi.
I principali di questi sono: febbre alta, mal di gola, linfonodi ingrossati (sotto le ascelle, sul collo e nel basso ventre), mal di testa, rash cutaneo e assenza di appetito. Questi sintomi hanno mediamente una durata di qualche settimana, trascorse le quali i bambini possono riprendere le normali attività. Un senso di stanchezza diffuso, però, può prolungarsi anche oltre il termine della malattia.
Nei bambini l’incubazione della mononucleosi è di circa 10-15 giorni (negli adulti è superiore anche a un mese). È una malattia che si contrae una sola volta nella vita, solo molto raramente si registrano casi di recidive. La durata, come si può intuire da quanto detto fino a questo momento, è molto variabile, tanto che in molti casi nemmeno ci si rende conto di aver avuto la mononucleosi.
Può durare anche diverse settimane, ma molto più duraturi possono essere gli effetti di spossatezza, febbre e infiammazione della gola che possono protrarsi anche per diverse settimane.
La mononucleosi viene diagnosticata attraverso l’osservazione dei sintomi e, per la conferma, tramite esami immunologici ed ematologici. Questi test permettono di verificare la presenza degli anticorpi del virus EBV.
Di per sé non esistono cure della mononucleosi nei bambini. Di conseguenza si procede con trattamenti mirati all’alleviamento del fastidio provocato dai sintomi che si sono manifestati. In tutti i casi è consigliato di tenere i bambini a riposo e di fargli assumere molti liquidi.
La mononucleosi non ha conseguenze gravi, salvo i casi di ingrossamento della milza dove è possibile che questa si rompa. Questo però può avvenire solamente se l’addome subisce un trauma; mantenendo i bambini e i ragazzi a riposo il rischio è pressoché nullo.
Per quel che riguarda i bambini è opportuno anche capire come la gestione della mononucleosi. Per quanto tempo bisogna tenerli a casa e dopo quanto è possibile riportarli a scuola? Il periodo di isolamento e il successivo ritorno nella comunità prevede “l’allontanamento dei casi sintomatici fino alla guarigione clinica”. Per quel che riguarda l’attività sportiva con contatto, invece, questa
deve essere evitata fino a quando il paziente non sia uscito dalla fase acuta e la milza non più apprezzabile. L’escrezione virale respiratoria può avvenire per molti mesi dopo l’infezione e frequente è lo stato di portatore sano.
Una buona raccomandazione è quella relativa all’igiene. Non esiste un vaccino contro la mononucleosi ed è difficile prevenirla vista soprattutto la difficoltà di individuarla.
Educare i bambini a una corretta igiene personale è sempre utile e nel caso della mononucleosi, sia prima nell’apice della manifestazione dei sintomi che successivamente, è bene utilizzare asciugamani personali, ma soprattutto evitare contatti con persone in cui la malattia è in corso.
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