Il nome Leandro deriva dal greco antico Λεανδρος (Leandros) o Λειανδρος (Leiandros), latinizzato in Leandrus e Leander, e sulla sua etimologia non ci sono molte certezze. Di sicuro si sa che il secondo elemento è ἀνδρός (andros, “uomo”, genitivo di ἀνήρ, anḗr), mentre sul primo esistono ipotesi diverse: quella secondo cui deriverebbe da λεων (leon), “leone”, il che darebbe al nome il significato di “uomo-leone”; quella che lo vorrebbe arrivare da λαος (laos), o la sua variante ionica ληός (leos) o quella attica λεώς (leos), “popolo”, quindi “uomo del popolo”); quella secondo cui arriverebbe da λειος (leios), “liscio”, “delicato”, quindi “uomo delicato”, e infine quella per cui deriverebbe invece da léios (“calmo”), e assumerebbe quindi il significato di “uomo calmo”.

Il nome, che gode di buona diffusione, richiama generalmente il mito greco di Ero e Leandro, ripreso in molte opere, nel quale Leandro attraversò a nuoto l’Ellesponto per giungere dall’amata Ero, annegando a causa di una tempesta. Esiste anche una variante prostestica, Aleandro, tipicamente toscana.

In spagnolo, Leandro viene talvolta considerato un derivato di Alessandro. Nel nostro Paese il nome è diffuso ma non rientra fra i più popolari, anche se negli ultimi anni appare in crescita. Nel 2020 sono stati chiamati così 115 neonati.

L’onomastico si festeggia il 27 febbraio (o 13 marzo o 13 novembre, su certi calendari) in memoria di san Leandro, arcivescovo di Siviglia.  Con questo nome, l’8 gennaio, si ricorda anche il beato Leandro, teologo mercedario a Murci.

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