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Per tutta l'età pediatrica gli esami del sangue non sono di routine, ma prescritti solamente in presenza di specifiche condizioni. Ecco cosa sapere.
Anche considerando come ci sono bambini che devono sottoporsi regolarmente agli esami del sangue (per una malattia cronica o per una determinata terapia), è utile capire come approcciarsi al meglio ai prelievi di sangue per rendere l’esperienza meno difficile, sia per i bambini che per gli stessi genitori.
Il prelievo di un campione di sangue è destinato a consentire di misurare ed esaminare le sostanze chimiche, le proteine e gli altri elementi presenti nel sangue umano con l’obiettivo di verificare lo stato di salute del paziente. Questo vale sia per gli adulti che per i bambini.
Nello specifico, come evidenziato dal portale MedlinePlus, gli esami del sangue aiutano a diagnosticare diverse malattie e disturbi, monitorare una malattia cronica (come il diabete), a verificare l’efficacia di un trattamento, controllare il funzionamento di cuore, fegato, tiroide e reni e, ancora, diagnosticare disturbi della coagulazione o la capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni.
Un aspetto cruciale da chiarire è quello riportato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che sottolinea come, a differenza di quanto avviene negli adulti che possono sottoporsi a questi controlli per uno screening periodico dei parametri ematici, nei bambini gli esami del sangue vengono effettuati solamente in presenza di un motivo chiaro che giustifichi lo stress e il dolore del prelievo.
Quanto appena detto mostra come non ci sia un’età precisa dalla quale iniziare a fare esami del sangue nei bambini. Anzi, paradossalmente durante l’età pediatrica (da 0 a 18 anni) non vengono di norma prescritti esami del sangue; questo avviene solamente su esplicita indicazione e prescrizione del pediatra quando lo reputa necessario. Per molte condizioni tipiche dell’età pediatrica, infatti, vengono preferiti esami non invasivi come l’esame dell’urina o il tampone faringeo.
Allo stesso tempo l’età non condiziona la possibilità di ricorrere a un prelievo di sangue. Laddove necessario il prelievo viene effettuato sui neonati riuscendo a trovare anche vene molto piccole. In alcuni casi, come nel test di Guthrie per valutare la presenza di alcune malattie rare congenite, il prelievo avviene tramite una puntura sul tallone del bambino.
Tramite un prelievo di sangue è possibile indagare e monitorare diversi aspetti legati alla salute di un paziente. Questi esami si dividono in generali e specifici. I più comuni esami generali (di primo livello) sono:
Tra gli esami del sangue specifici (di secondo livello), rientrano invece quelli immunologici, quelli allergologici, gli esami per la crescita, gli esami per le infezioni e quelli in funzione di eventuali patologie.
È normale che il bambino abbia paura del prelievo. Possono esserci diverse ragioni: dalla novità al timore di subire dolore allo spavento nel vedere un ago o il sangue all’interno della siringa e della provetta. È quindi utile che i genitori mantengano la calma e si mostrino il più possibile sereni sia prima che durante e dopo il prelievo.
Prima, spiegando, soprattutto ai bambini più grandi, cosa accadrà evitando di mentire e rassicurando il bambino sulla presenza di uno dei genitori. Durante, mantenendo la calma, coinvolgendo il bambino, non rimproverandolo e distraendolo. Dopo è fondamentale consolare il bambino, condividere con lui l’esperienza trascorsa chiedendogli di quantificare il dolore ed eventualmente ricompensarlo con un premio a lui gradito.
È fondamentale pretendere dal personale medico che mostri attenzione, disponibilità e calma durante le varie fasi del prelievo.
L’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer ricorda che i bambini percepiscono tensioni, toni di voce preoccupati e sguardi apprensivi. Il comportamento dei genitori è quindi importantissimo per assicurare che il prelievo si svolga in maniera serena e il più possibile indolore. È quindi utile restare calmi (anche nell’attesa di essere chiamati per il prelievo) e collaborare con il personale sanitario.
Ai bambini piccoli è consigliato prepararli al prelievo di sangue il giorno stesso spiegando loro cosa accadrà e che potrebbero sentire un pizzicotto o una puntura sul braccio dove verrà inserita la siringa. Per i più grandi si può iniziare già da qualche giorno prima, evitando in tutti i casi di banalizzare ciò che accadrà o mentire su quello che succederà.
Il prelievo può essere eseguito con il bambino seduto su una sedia, seduto sulle gambe o in braccio al genitore che lo accompagna. È importante avere l’accortezza di mettersi in una posizione tale che il braccio sul quale verrà fatto il prelievo sia in posizione ferma ma senza dare al bambino l’impressione di essere bloccato. Questo vale soprattutto per i bambini piccoli e quelli ai primi prelievi per i quali è maggiore il rischio che si possano muovere bruscamente.
Per rendere l’esperienza del prelievo meno traumatica è consigliato anche coinvolgere il bambino chiedendogli su quale braccio fare la puntura, in che posizione stare e cosa fare durante le varie operazioni.
Quando il bambino piange e si divincola è opportuno attendere evitando di forzarlo; insistere oltre che pericoloso per i movimenti bruschi potrebbe aumentare la sua percezione del dolore. Dopo averlo calmato e distratto si può riprovare o valutare di rimandare il prelievo in un secondo momento.
La distrazione è la principale alleata dei genitori durante il prelievo di sangue. A seconda dell’età del bambino e dei suoi interessi ci si può organizzare portandosi dietro un giocattolo, un peluche o un libro o coinvolgendo il bambino nel cantare una canzone o nel disegnare. Può essere utile anche far vedere loro foto o cartoni sullo smartphone. Nei neonati può essere utile il “semplice” contatto fisico con uno dei genitori o dalla suzione (il ciuccio o l’allattamento).
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