Camillo riprende il cognomen romano Camillus, portato soprattutto da alcuni membri della gens Furia, la cui origine è dubbia; spesso viene ricondotto al termine camillus, più anticamente casmillus, che indicava i giovani nobili che assistevano i sacerdoti durante i riti sacri, e deriva forse da una radice etrusca, o forse da una proto-latina kas, “canto”. Altre fonti ritengono invece che tale termine non sia correlato al cognomen, che avrebbe indipendenti origini etrusche ormai indecifrabili, e una terza versione lo ricollega al nome di Cadmilo, il mitologico padre dei cabiri.

La diffusione del nome è legata principalmente al culto verso san Camillo de Lellis e, dal XVIII secolo, anche alla fama del condottiero romano Marco Furio Camillo. In Italia è attestato principalmente al Nord, mentre la forma Cammillo è tipicamente toscana. Negli anni si è più o meno mantenuto stabile, non molto diffuso ma comunque usato: nel 2020 sono stati 41 i neonati chiamati in questo modo.

Generalmente l’onomastico viene celebrato il 14 luglio in onore di san Camillo de Lellis, sacerdote e fondatore dell’ordine religioso dei Chierici regolari Ministri degli Infermi, detti “camilliani. Con questo nome si ricordano anche san Giovanni Camillo, detto “il Buono”, arcivescovo di Milano (10 gennaio), e il beato Camillo Costanzo, religioso gesuita, martire a Hirado (15 settembre).

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