Il nome Biagio deriva dal gentilizio latino Blasius o Blassius, poi divenuto nome individuale, ed è attestato sin dal III secolo a.C., anche in iscrizioni osche, correlato a cognomina quali Blasio e Blasionis.

Dal punto di vista etimologico Blasius deriva con tutta probabilità dall’aggettivo blaesus, che vuol dire letteralmente “bleso”, “balbuziente”, con un significato analogo a quello dei nomi Barbara e Balbino. Per la precisione, il vocabolo latino è un prestito dal greco βλαισός (blaisós), il cui significato originario di “valgo”, “con le gambe storte”; il cambio di senso è dovuto forse a un’idea di “lingua blesa” (“lingua storta”, “che s’inceppa”).

A contribuire alla vasta diffusione del nome è stato il culto di san Biagio, vescovo di Sebaste, oppure del martire a Veroli; parliamo di un nome molto ben distribuito in tutta Italia, soprattutto in Sicilia, e anche in Francia, nella variante Blaise.

Nel Regno Unito è stato adottato soprattutto dalle comunità cattoliche a partire dal XVII secolo, e la sua variante Blaze, che in un uso contemporaneo è usato anche al femminile, può parzialmente riprendere il termine blaze, ovvero “incendio”, “fuoco”, “fiamma”, dall’inglese antico bles, “torcia”, “tizzone”.

In Italia il nome appare leggermente in calo negli ultimi anni; nel 2020 sono stati 144 i neonati così chiamati.

Come detto l’onomastico si celebra in onore di san Biagio, vescovo di Sebaste e martire, invocato contro il mal di gola e la tosse, il 3 febbraio, ma ci sono ricorrenze anche in altre date.

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