Parliamo di un nome di tradizione biblica, in quanto portato, nell’Antico Testamento, da Beniamino, il più giovane dei dodici figli di Giacobbe. Secondo la narrazione delle Sacre Scritture (Gn35:16-19[8]), sua madre Rachele, in procinto di morire di parto, avrebbe chiamato il neonato Ben-‘ônî, ossia “figlio del mio dolore”, e Giacobbe l’avrebbe cambiato in בִּנְיָמִין (Binyâmîn).

Questo nome viene interpretato, nella Vulgata, come “figlio della [destra” (dove la destra rappresenta la felicità e la fortuna), e risulta composto di בֵּן (ben o bin, un comune prefisso ebraico che significa “figlio di”) e יָמִין (yamin, “mano destra”). Questa spiegazione etimologica non è tuttavia del tutto convincente, e fra gli altri significati proposti vi sono “figlio del sud” oppure “figlio della felicità”.

Nel nostro Paese il nome è diffuso su tutto il territorio, principalmente al maschile, sostenuto anche dal culto di vari santi, su tutti un martire bresciano, motivo per cui il nome è piuttosto popolare nella città lombarda. Visto che Beniamino era il figlio preferito da Giacobbe, in italiano il suo nome è diventato, tramite un processo deonomastico, sinonimo di “prediletto”, “favorito”, significato che viene erroneamente talvolta associato al nome stesso.

Viene inoltre a volte ricondotto, per etimologia popolare, anche al termine “bene”.

Nella lingua inglese è attestato sin dal Medioevo, periodo in cui veniva usato nei misteri teatrali, ma la sua vera diffusione ha preso il via con la Riforma protestante.

Oggi in Italia non è più considerato un nome molto comune, tanto che nel 2020 appena 15 neonati sono stati chiamati in questo modo. L’onomastico, proprio alla luce dei tanti santi e beati che portano il nome, può essere celebrato in diversi giorni, fra cui il 31 marzo, giorno in cui si festeggia san Beniamino, diacono e martire in Persia sotto Bahram V.

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