Il nome Agata ha subito una vera e propria impennata negli ultimi anni fra le scelte dei genitori italiani; deriva dal nome greco Ἀγαθὴ (Agathe), basato sul vocabolo ἀγαθὸς (agathos), che significa “buono”, “gentile”, “nobile”, “valente”, e alla stessa radice risalgono diversi altri nomi, fra cui Agazio, Agatone (che sono talvolta considerati sue forme maschili), Agatangelo, Agatocle e Agatodoro.

Il nome approdò in origine in Sicilia quasi certamente con l’arrivo dei bizantini, portato, secondo una tradizione, da sant’Agata, fanciulla catanese martirizzata sotto Decio, il cui culto, diffusissimo durante il Medioevo, portò il suo nome oltre i confini dell’isola. In Gran Bretagna, ad esempio, è attestato in epoca medievale in numerose forme vernacolari. Non è mai stato molto popolare negli Stati Uniti, mentre in Italia, come detto, storicamente è stato concentrato soprattutto in Sicilia, pur godendo di buona popolarità in tutta la penisola.

In italiano, come in catalano e in spagnolo, il nome proprio coincide con quello della pietra, varietà di quarzo, ma non sono correlati. La pietra trae infatti il suo nome dal greco ἀχάτης (akhátēs), passato in latino come achates; Akhátēs era anche l’antico nome del fiume siciliano Dirillo, dove tali pietre venivano rinvenute, ma non è chiaro se la pietra abbia preso il nome dal fiume o viceversa.

Nel nostro Paese, come detto, negli ultimi anni il nome ha avuto un vero e proprio boom: nel 1999 c’erano appena 116 neonate così chiamate in tutto il territorio nazionale, ma nel 2020 sono diventate 531.

L’onomastico viene festeggiato generalmente il 5 febbraio in ricordo della già citata sant’Agata, martire, patrona di Catania e di svariati altri luoghi, ma esistono, nel corso dell’anno, altre ricorrenze dedicate a sante e beate che portano questo nome.

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