Nome molto affascinante e in leggera risalita in Italia, Abigail deriva dall’antico nome ebraico אֲבִיגַיִל (‘Avigayil), dall’interpretazione incerta, anche perché tramandato in forme diverse: in genere lo si considera formato da abh (“padre”, da cui anche Abner) e gil (“rallegrarsi” o “gioia”, “giubilo”), motivo per cui il suo significato può essere interpretato come “gioia del padre”, “mio padre si rallegra/si è rallegrato” oppure “mio padre è gioia” o ancora, interpretando “padre” in senso teoforico, “Dio è gioia”.

È un nome di tradizione biblica, portato nell’Antico Testamento dalla danzatrice Abigail, moglie di Nabal e poi di re Davide, madre di Daniele, una delle sette donne considerate profetesse dagli studiosi del Talmud.

Il nome ha avuto un piccolo sprazzo di popolarità nel XIX secolo, grazie al personaggio del Nabucco di Giuseppe Verdi, ma nonostante ciò non gode in generale di molto successo, neppure nelle comunità ebraiche in Italia, tanto che, negli anni ’70, risultava praticamente disperso nell’Italia centro-settentrionale.

Nei Paesi anglofoni, invece, il nome divenne molto popolare tra i Puritani, soprattutto dopo la Riforma Protestante, subendo un temporaneo calo nel 1613 quando, tramite un processo deonomastico, il nome divenne uno slang indicante le serve, per via dell’uscita dell’opera di Beaumont e Fletcher The Scornful Lady, in cui c’è una servetta chiamata appunto così. Subì anche la cattiva fama di Abigail Masham, una favorita della regina Anna, malvista dal popolo. Ciononostante il nome tornò in voga nel XX secolo, e la sua forma tronca Gail, in particolare, ebbe molta popolarità negli Stati Uniti fa il 1945 e il 1955.

In Italia, come detto, si è sempre attestata sotto le 50 neonate all’anno; un piccolo picco lo ha avuto nel 2014, con 44 neonate così chiamate, mentre nel 2020 le bambine cui è stato attribuito questo nome sono state 33.

In alcune fonti agiografiche, la biblica Abigail viene riportata come santa, ma in generale, rilevando l’assenza di un culto mai riconosciuto di tale figura, il nome è da considerarsi adespota, e quindi celebrabile il 1° novembre, il giorno di Ognissanti.

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