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Le differenze di genere nel modo di vivere le malattie.
Esiste una pediatria di genere? La risposta a questa domanda oggi si può considerare sicuramente positiva, visto che fin da piccoli bimbi e bimbe reagiscono alle malattie in modo diverso e, addirittura, esistono patologie più frequenti in un sesso che nell’altro. Per spiegare questa innovativa visione di genere i pediatri della Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri), che si riuniscono da giovedì a Roma in occasione del congresso annuale, portano diversi esempi. Uno per tutti è rappresentato da una vaccinazione nata e sviluppata al femminile e di cui oggi si parla anche per i maschi, quella contro il papilloma virus umano (Hpv).
“Fu introdotta per le ragazze tra gli 11 e i 12 anni ed oggi è raccomandata anche per i ragazzi” – spiega Alessandro Ballestrazzi, presidente Fimp. A rincarare la dose su questo esempio di una novella pediatria di genere è Barbara Suligoi, direttore del centro Aids dell’Istituto Superiore di Sanità , che dimostra come le ragazze si infettano e si ammalano di più mentre i maschi sicuramente hanno meno problemi da questa infezione virale ma diventano un serbatoio per il virus.
Infine, secondo la responsabile welfare e salute del Censis, Ketty Vaccaro, le differenze di genere nel modo di vivere le malattie si manifestano già da piccoli, e proseguono nel tempo: la donna, a parere della studiosa, tende ad essere maggiormente suscettibile alle malattie, tanto che le casalinghe risultano nelle varie statistiche tra le persone più frequentemente malate, anche per il peso della gestione della salute dell’intera famiglia.
Come a dire che per le bambine si inizia da piccole ad essere protagoniste dirette o indirette del quadro patologico, per poi diventare sempre di più il punto di riferimento in ambito familiare per i temi di salute.
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