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Cosa si intende per utero disomogeneo? Quali i sintomi, le conseguenze e i rischi di questa condizione? Ecco quello che c'è da sapere.
Durante la pubertà, per esempio, ha un peso minore, mentre durante le mestruazioni cresce di grandezza, ha superfici più rotonde e risulta più vascolarizzato per poi (senza considerare i cambiamenti dovuti alla gravidanza), con il passare dell’età, risultare atrofizzato e con una consistenza più densa.
I cambiamenti della forma e delle dimensioni dell’utero, come precisato in questo studio, dipendono sostanzialmente dalla fase riproduttiva (pre-puberale, riproduttiva o post-menopausa) e dalla risposta agli ormoni sessuali femminili.
Quando si parla di utero disomogeneo? Cosa lo rende tale? E quali sono le conseguenze di questa condizione sia in termini di salute che di fertilità? Entriamo più nel dettaglio di questo argomento.
Con l’espressione utero disomogeneo si fa riferimento a una condizione per cui vi è una variazione nella composizione o nella consistenza normale dell’utero.
L’utero, infatti, è costituito da tre strati (endometrio, miometrio e perimetrio), costituiti da muscoli e tessuto fibroso. Uno sbilanciamento di questo delicato equilibrio può determinare la diagnosi di utero disomogeneo, ottenuta mediante ecografia o risonanza magnetica.
Sono diverse le cause che possono determinare un utero disomogeneo. Tra le più comuni ci sono:
I fibromi uterini, come evidenziato dal portale WebMD, sono tumori non cancerosi che colpiscono l’80% delle donne entro i 50 anni. Il Manuale MSD spiega come si tratti di tumori della muscolatura liscia che solitamente derivano dal miometrio.
L’adenomiosi, riferisce il Ministero della Salute, è una condizione estrogeno-sensibile dovuta alla presenza di endometrio nel miometrio, con conseguente reazione infiammatoria cronica con ispessimento della parete uterina.
I tumori uterini possono coinvolgere le diverse parti che costituiscono l’utero e, precisa la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, possono interessare sia gli strati del rivestimento interno che quelli esterni.
Ciascuna delle condizioni potenzialmente responsabili dell’utero disomogeneo presenta una particolare sintomatologia. I fibromi uterini sono solitamente asintomatici e solo il 15-30% delle donne sviluppa sintomi gravi (sanguinamento mestruale copioso, dolore, pressione pelvica, sanguinamento intermestruale, urgenza minzionale).
L’adenomiosi può essere responsabile di mestruazioni dolorose (dismenorrea) e un aumento della quantità di flusso mestruale. Per quel che riguarda i tumori uterini, invece, il principale sintomo è quello del sanguinamento vaginale anomalo, soprattutto in termini di comparsa diversa rispetto al momento previsto.
Nelle fasi avanzate si possono sperimentare dolori nella zona pelvica, perdite vaginali maleodoranti e perdite di peso.
Per quel che riguarda i fibromi uterini asintomatici, non vi è bisogno di intraprendere un trattamento, ma si rende necessario sottoporsi a controlli regolari (mediamente ogni 6-12 mesi) per monitorare la situazione. L’adenomiosi prevede sostanzialmente un trattamento farmacologico per alleviare i dolori, mentre per ridurre il sanguinamento abbondante si prevede l’assunzione della pillola anticoncezionale o il ricorso al dispositivo intra uterino progestinico (IUD).
Per i sintomi più gravi, invece, può rivelarsi necessario il ricorso all’isterectomia (la rimozione dell’utero e degli organi annessi).
I tumori uterini possono avere un’evoluzione variabile e interessare limitatamente il corpo dell’utero oppure invadere la cervice o, ancora, coinvolgere altre strutture della regione pelvica e, nelle forme più gravi, raggiungere anche la vescica o l’intestino. Il trattamento di queste forme tumorali è chirurgico e prevede l’isterectomia e, in base alle caratteristiche della malattia e della paziente, il ricorso alla radioterapia e alla chemioterapia.
Le cause responsabili dell’utero disomogeneo possono avere conseguenze sia sulla fertilità che sull’eventuale gravidanza. I fibromi uterini, infatti, possono essere associati a infertilità, specialmente se sottomucosi. Inoltre, durante la gravidanza possono causare dolore, ma anche essere responsabili di aborto spontaneo (e poliabortività), contrazioni premature e anomala presentazione del feto; condizioni per cui spesso si rende necessario il parto cesareo.
L’adenomiosi, anche se il più delle volte tende a manifestarsi alla fine dell’età fertile, sembrerebbe ridurre le probabilità di concepimento e aumentare quelle di aborto spontaneo e, anche, di endometriosi. I trattamenti antitumorali possono compromettere, temporaneamente o definitivamente, la fertilità andando a ridurre il numero dei follicoli, alterare l’equilibrio ormonale o condizionare negativamente il funzionamento non solo dell’utero, ma anche delle tube, della cervice e dell’ovaio.
Una gravidanza dopo un tumore, spiega l’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMAC), non aumenta il rischio di recidiva o di malformazioni congenite, mentre è più alta la percentuale di aborti spontanei.
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