Si indica con il termine leucemia un insieme di malattie maligne che hanno come base la proliferazione neoplastica di una cellula staminale emopoietica, con la produzione anomala di un elevato numero di globuli bianchi.

Questi ultimi, non correttamente o pienamente sviluppati, rappresentano i “blasti” o le cellule leucemiche. Le leucemie infantili sono malattie che possono gettare nello sconforto il paziente e chi lo assiste, ma le ultime ricerche in campo medico danno buone speranze di guarigione.

Leucemia infantile: tipologie

Si distinguono due tipi principali di leucemia: quella linfoblastica e quella mieloide. L’AIRC (Associazione italiana di ricerca sul cancro) fornisce opportune indicazioni in merito, che possono essere così riassunte.

Leucemia linfoblastica

La leucemia linfoblastica acuta (LLA o ALL, acronimo dall’inglese Acute lymphoblastic leukemia) è un tumore delle cellule del sangue. Colpisce quando una cellula sana destinata a dare origine a cellule del sistema immunitario diventa tumorale e inizia a moltiplicarsi in maniera incontrollata.

Le cellule progenitrici del sistema immunitario si chiamano linfoblasti e, in condizioni di salute, danno origine ai globuli bianchi di tipo linfoide, detti linfociti. I linfoblasti sani si moltiplicano generando nuovi globuli bianchi che sostituiscono quelli invecchiati ed eliminati. Ma può succedere che il DNA del linfoblasto sia alterato.

In questo caso, il linfoblasto può trasformarsi in cellula malata che si moltiplica in maniera anomala e in quantità eccedente al necessario. A questo punto, le cellule malate possono entrare in circolo nel sangue e contaminare altri organi. Questo tipo di leucemia rappresenta il tumore infantile più frequente in assoluto.

Leucemia mieloide

La leucemia mieloide acuta (LMA AML, acronimo inglese di Acute Myeloid Leukemia) è anch’essa un tumore delle cellule del sangue. Colpisce quando un blasto – ossia una cellula progenitrice che si trova nel midollo osseo – non sano, inizia a moltiplicarsi in modo incontrollato.

I blasti di tipo mieloide possono esser di tipologie differenti, ognuno dei quali dà origine a diversi tipi di cellule del sangue: il mieloblasto e il monoblasto danno origine a globuli bianchi mieloidi, l’eritroblasto dà origine ai globuli rossi e il megacarioblasto alle cellule da cui derivano le piastrine.

Questo tipo di leucemia rappresenta il secondo tipo più frequente di leucemia infantile.

Leucemia infantile: sintomi

I sintomi delle leucemie devono essere riconosciuti e indagati tempestivamente. Dipendono dal fatto che le cellule malate si impongono su quelle sane del sangue, con conseguente diminuzione dei globuli rossi (anemia). In questo quadro, il bambino può apparire pallido, debole e stanco, precocemente affaticato dopo un’attività fisica di routine.

A questi sintomi si possono accompagnare un aumentato rischio di infezioni e rialzo della temperatura corporea (febbre), dovute alla diminuzione dei globuli bianchi.

Può esserci, inoltre, un ingrossamento dei linfonodi, e di alcuni organi quali il fegato e la milza. La diminuzione delle piastrine, inoltre, rende il paziente più soggetto a sanguinamenti ed ematomi. Tra eventuali altri sintomi si annoverano i dolori alle ossa e alle articolazioni in genere, mal di testa e nausea, ma anche un’anomala perdita di appetito e un decremento ponderale.

Nel caso di LMA, inoltre, le cellule malate possono anche provocare gonfiore, dolore e sanguinamento delle gengive o delle macchie scure a livello cutaneo. Raramente, i piccoli pazienti affetti da LMA possono manifestare difficoltà nel parlare con l’impressione di biascicare le parole. Questa difficoltà è causata da un aumento della densità sanguigna che provoca un rallentamento cerebrale.

Leucemia infantile: cause

Le cause di questo genere di malattie maligne non è nota. È molto raro, inoltre, che i tumori siano riconducibili ad una singola causa. Sul sito dell’AIRC viene riportato che

Nella stragrande maggioranza dei casi è difficile se non impossibile stabilire a posteriori, con criteri scientifici, l’origine di un tumore che è insorto in un individuo.

La difficoltà nell’individuare la causa o il set di cause e di concause risulta di estrema difficoltà in un organismo adulto che ha già vissuto una parte di vita. In un organismo infantile, questo processo risulta ancora più ostico poiché spesso non vi è un lasso di tempo consistente per poter semplicemente formulare delle ipotesi o ipotizzare eventuali dipendenze.

Per queste leucemie infantili, dunque, la ricerca in campo medico non ha ancora identificato e definito alcuna strategia utile alla prevenzione. Questo perché è estremamente complesso per l’epidemiologia riuscire a capire quali siano i fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza di tali malattie. E quindi modificarli. L’AIRC, dunque, ribadisce come

Per questo è importante sottolineare che, qualora una leucemia linfoblastica acuta insorga in un bambino, non c’è nulla che i genitori si debbano rimproverare per la malattia del proprio figlio.

Anonimo

chiede:

Leucemia infantile: mortalità

Il tasso di mortalità dei pazienti colpiti da malattie tumorali di questo genere si è ridotto con l’avanzare della ricerca in questo campo. Si può affermare che, grazie ai progressi delle terapie, il tasso di mortalità si è ridotto fino alla soglia del 30-40% per la Mieloide e fino alla soglia del 10% per la linfoblastica.

Questo significa che  attualmente il 60-70% dei bambini che si ammalano di leucemia mieloide acuta è vivo a 5 anni dalla diagnosi (80% nel caso di bambini con sindrome di Down). E che il 90% dei bambini che si ammalano di leucemia linfoblastica acuta è vivo a 5 anni dalla diagnosi.

Leucemia infantile: terapia e guarigione

La scelta del trattamento più appropriato dipende da diversi fattori come il tipo di leucemia e le lesioni cromosomiche o molecolari identificate (esempio, i bambini con Sindrome di Down, più fragili).

Il trattamento largamente più utilizzato per la leucemia è la chemioterapia. Al paziente vengono somministrati combinazioni di farmaci in un intervallo “a cicli” in modo che l’organismo abbia modo di riprendersi. Oltre a questo trattamento, esistono trattamenti specifici per ciascun tipo di malattia.

Come si evince dal tasso di mortalità, la guarigione è dunque possibile in molti casi. Grazie all’efficacia delle attuali terapie, il paziente può andare in remissione. Questo significa che i sintomi della malattia non sono più presenti, che  il numero di cellule del sangue è rientrato nel range corretto e nel midollo osseo si contano meno del 5% di blasti malati.

Nel caso in cui vengano rilevate piccole quantità di cellule malate nel midollo (e questo avviene solo con test particolarmente sensibili), allora di definisce malattia minima residua. Tale condizione può causare una probabilità maggiore di sviluppare una recidiva.

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