Episiotomia: le cose da sapere sull'incisione chirurgica durante il parto vaginale

Una pratica discussa pensata per favorire il parto vaginale riducendo i rischi delle lacerazioni ma che non assicura sempre i benefici legati al suo ricorso. Parliamo dell'episiotomia.

È una pratica il cui uso di routine non è raccomandato dall’OMS ma che nonostante questo e il fatto che, come riportato in questo studio, non ci sono prove cliniche che ne supportino il ricorso, è ancora molto diffusa. Parliamo dell’episiotomia, la pratica chirurgica che si esegue in sala parto per favorire un parto vaginale difficile.

Una pratica controversa e discussa anche perché legata al fenomeno della violenza ostetrica, ovvero l’insieme dei comportamenti (non solo fisici ma anche verbali e psicologici) che incidono sulla gravidanza, il parto e il puerperio.

In questo senso, una risoluzione del 2019 del Consiglio d’Europa precisa come durante il parto le donne sono vittime di pratiche violente o che sono percepite come tali e l’episiotomia inappropriata o non consensuale è una di queste. I dati per il nostro Paese, come riportato nel Bollettino Epidemiologico Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità stanno andando incontro a un trend positivo in quanto vi è un “calo della proporzione della procedura nei parti vaginali che è passata dal 24,0% nel 2015 al 13,8% nel 2020.

Cos’è l’episiotomia?

La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS definisce l’episiotomia (nota anche con il nome di perineotomia) come un intervento chirurgico mediante il quale eseguire, durante la fase espulsiva del parto, un’incisione del perineo, con lo scopo di agevolare il passaggio del feto.

A cosa serve e perché si effettua

In questo studio, si spiega qual è l’idea alla base dello sviluppo della tecnica dell’episiotomia: allargare l’orifizio vaginale praticando un’incisione controllata del perineo. Questa pratica allevierebbe la pressione sul perineo, risultando un’incisione facilmente riparabile rispetto a una lacerazione vaginale incontrollata.

Il Mayo Clinic aggiunge, ripercorrendo la storia di questa pratica, che si pensava potesse aiutare a preservare i muscoli e il tessuto connettivo che sostengono il pavimento pelvico. In realtà le moderne ricerche evidenziano come i benefici a supporto del ricorso all’episiotomia non siano realmente tali e non c’è la certezza eseguendola di routine si prevengano i problemi che dovrebbe evitare.

Quando viene indicata l’episiotomia?

Solitamente si ricorre all’episiotomia, riporta il Johns Hopkins Medicine, se durante il travaglio il feto è in sofferenza è c’è la necessità di partorire rapidamente, così come se vi è un travaglio prolungato, se si ricorrere al forcipe, se il bambino è in posizione podalica, se vi è una distocia di spalla e se il feto è di grandi dimensioni.

Anche il travaglio breve con insufficiente dilatazione della vagina è considerato un motivo per ricorrere all’incisione del perineo.

Come si esegue

L’intervento dovrebbe innanzitutto essere eseguito quando è già presente una distensione dei tessuti con la testa del bambino in profondità nel canale del parto. Quindi il medico, mediante delle forbici chirurgiche, effettua l’incisione, che può essere mediana o mediolaterale. Nell’incisione mediana il taglio del perineo viene effettuato in maniera verticale, mentre nell’incisione mediolaterale si parte dalla parte inferiore della vulva per poi proseguire in direzione del gluteo destro.

L’episiotomia viene eseguita in anestesia locale a meno che la donna non abbia già ricevuto l’epidurale. Dopo la nascita del bambino si completa l’intervento con l’episiorrafia, la sutura dell’incisione.

Il trattamento post operatorio e il recupero

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Fonte: iStock

Tra le raccomandazioni dell’OMS contro il parto medicalizzato sull’episiotomia, vi è anche l’indicazione che la profilassi antibiotica non è raccomandata.

Nella fase immediatamente successiva alla sutura dell’infezione, durante la quale avviene la cicatrizzazione, la zona interessata viene igienizzata e disinfettata più volte al giorno, in modo particolare dopo la minzione e la defecazione.

Per la gestione del dolore si può ricorrere al paracetamolo (o ad altri tipi di analgesici), a uno spray anestetizzante e all’utilizzo di un cuscino che oltre a non acutizzare il dolore permette di non esercitare una pressione eccessiva sulla zona vaginale. Il recupero è molto variabile e mediamente si completa tra le due e le sei settimane.

Le conseguenze e i rischi dell’intervento

L’intervento di incisione del perineo non è esente da rischi, anzi questi sono simili a quelli di una rottura spontanea del perineo. Per questo motivo il ricorso all’episiotomia deve essere giustificato da benefici che superino i rischi.

Tra le principali conseguenze dell’intervento ci sono il sanguinamento, l’infezione, la permanenza di cicatrici, le lesioni allo sfintere anale e al retto, l’incontinenza urinaria e la dispareunia (il dolore percepito durante la penetrazione vaginale in un rapporto sessuale).

Inoltre l’incisione del perineo può determinare complicazioni nei successivi parti vaginali, causare disfunzioni del pavimento pelvico e la comparsa di fistole urinarie.

Le controindicazioni all’episiotomia

Il Cleveland Clinic è netto nel riportare come le ultime ricerche suggeriscono che sia meglio lasciare che il perineo si laceri naturalmente che ricorrere all’episiotomia. Anche perché l’incisione dell’episiotomia è a volte più estesa della lacerazione naturale e aumenta il rischio di lesioni di terzo e quarto grado nelle donne multipare.

Il grado (o livello) delle lesioni è un metodo utilizzato per descrivere la gravità del danno. Si parla di lesione di primo grado quando la lacerazione coinvolge solamente il rivestimento della vagina, di lesione di secondo grado quando la lacerazione si estende dal rivestimento della vagina fino al tessuto vaginale sottostante, di lesione di terzo grado quando la lacerazione coinvolge il rivestimento e i tessuti vaginali e si estende fino allo sfintere anale e di lesione di quarto grado quando la lacerazione colpisce anche il retto.

Solitamente con l’episiotomia si esegue un’incisione di secondo grado.

È possibile prevenirla o evitarla?

Ci sono delle tecniche che potrebbero aiutare a prevenire o ridurre il rischio delle condizioni che possono portare a una lacerazione (o alla valutazione del medico di eseguire l’episiotomia).

Non ci sono evidenze specifiche sulla loro utilità in questo senso, ma non avendo controindicazioni possono essere eseguite anche con l’obiettivo di diminuire la resistenza muscolare e ridurre le probabilità di lacerazione.

L’American Pregnancy Association indica dai metodi utili a questo scopo il seguire un’alimentazione adeguata (che mantenga la pelle elastica), il ricorso agli esercizi di Kegel, l’uso di impacchi caldi sul perineo durante la spinta e l’evitare di mettersi in posizione supina quando si spinge per favorire la nascita del bambino.

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