
Un organo per due: la placenta, tramite tra il feto e la mamma
La placenta è un organo in comune tra la donna e il feto, si sviluppa con l'embrione e garantisce il passaggio dei nutrimenti e lo scambio di ossi...
In alcuni casi la placenta si posiziona nella parte bassa dell'utero, per poi spostarsi nella sede corretta con il procedere della gravidanza. Qualora lo spostamento non avvenisse potrebbe provocare emorragie pericolose per la mamma e il bambino: scopriamo i sintomi e le cure della placenta previa (o bassa).
Generalmente la placenta dovrebbe trovarsi ad una “distanza di sicurezza” dal bordo dell’orifizio uterino interno dell’utero (detto OUI), ma in alcuni casi rimane nella parte bassa dell’utero e viene definita placenta previa.
La placenta è un organo in comune tra la donna e il feto, si sviluppa con l'embrione e garantisce il passaggio dei nutrimenti e lo scambio di ossi...
Poiché il segmento uterino inferiore tende a distendersi mentre l’utero continua ad accrescersi verso l’alto con il proseguire della gravidanza, questo lembo inferiore subisce una trazione, che provoca talvolta degli scollamenti in più punti. D’altra parte la placenta non è elastica e non è quindi in grado di seguire la distensione della sua base di impianto. In conseguenza di questo distacco può verificarsi un’emorragia di entità variabile.
Quando invece la placenta si trova inserita, interamente o in parte, in corrispondenza del segmento inferiore dell’utero, quindi nella parte bassa, si parla di placenta previa (o “bassa”). Solitamente tale posizione si osserva durante l’ecografia morfologica del secondo trimestre.
In realtà, nei primi mesi di gravidanza capita che la placenta raggiunga il limite dell’orifizio uterino senza creare grossi problemi. In molti casi si sposta poi verso l’alto in un secondo momento. Fino alla 30esima settimana di gestazione si parla infatti di “inserzione placentare bassa” e non di placenta bassa vera e propria.
Questa condizione patologica è piuttosto consueta: le statistiche parlano di una placenta previa ogni 100-200 gravidanze. Si riscontra prevalentemente tra le donne che hanno avuto gravidanze precedenti (nell’80% dei casi), mentre le donne alla prima gravidanza ne sono colpite in misura minore. La placenta previa può riscontrarsi nella stessa donna anche in successive gravidanze. A tale anomalia di collocazione placentare si associano spesso presentazioni anormali di feto (20-30% dei casi), mentre nel 5% dei casi sono presenti malformazioni fetali.
La posizione della placenta rispetto al segmento inferiore dell’utero e all’orifizio interno del canale cervicale ha notevole rilievo nel determinare la gravità dei sintomi e le possibilità di portare a termine la gravidanza e il parto. Si parla quindi di:
Il segnale più evidente della presenza di placenta previa è rappresentato dalla perdita di sangue vaginale, che si manifesta dal settimo mese in poi. È solo durante il terzo trimestre, infatti, che ha inizio la distensione del segmento inferiore.
Come anticipato, la placenta, non essendo elastica, non è in grado di accompagnare tale distensione, per cui possono verificarsi delle lacerazioni con conseguenti perdite di sangue. L’emorragia può essere abbondante e non dolorosa, e può anche terminare naturalmente per la formazione di coaguli di sangue che richiudono le lacerazioni. L’emorragia può però ripetersi anche successivamente.
In alcuni casi, la perdita di sangue non si manifesta nel corso della gravidanza, ma avviene durante il parto: mentre le contrazioni uterine tendono a spostare verso l’alto e verso l’esterno il segmento inferiore, il sacco ovulare (e quindi anche la placenta) è sospinto verso il basso. Perciò alcuni tratti di placenta si distaccano, provocando una perdita di sangue sempre più abbondante. Se le perdite non sono abbondanti non ci sono particolari rischi per il feto, se al contrario le emorragie sono consistenti mettono in pericolo la donna e il bambino.
Durante l’ecografia del terzo trimestre si può valutare ulteriormente la situazione, e decidere come intervenire.
Benché la placenta previa rappresenti una patologia molto grave, grazie ai progressi delle terapie i rischi per la donna incinta sono considerevolmente diminuiti rispetto al passato. Per il feto i pericoli rimangono maggiori, principalmente a causa del rischio di prematurità e dell’insufficiente apporto di ossigeno causato dal distacco della placenta.
La situazione va tenuta sotto controllo, anche ricorrendo eventualmente al ricovero in ospedale e ad eventuali trasfusioni, proprio allo scopo di raggiungere un’epoca di maturità polmonare del feto adeguata, quindi dopo la trentesima settimana. Nel caso in cui si verifichi l’emorragia da placenta bassa nel corso della gravidanza la donna viene ricoverata immediatamente in ospedale, dove è possibile praticare un taglio cesareo o procurare il parto se l’emorragia non si arresta.
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Se si riesce a bloccare un’emorragia durante la gravidanza, la gestante deve essere tenuta sotto stretto controllo medico e rimanere in completo riposo. Anche nel caso in cui la perdita di sangue fosse inarrestabile o se si ripetesse è necessario intervenire tempestivamente con un cesareo.
Articolo originale pubblicato il 6 luglio 2018
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