Prima dei test sempre più precoci le persone scoprivano di essere incinte dopo un periodo di assenza delle mestruazioni, ma di solito si aspettavano i primi movimenti fetali (detti anche “quickening”), che si verificano intorno ai 4 mesi, prima di condividere la notizia.

Anche oggi, però, si tende ad attendere che siano passate alcune settimane dal concepimento e dal test di gravidanza positivo prima di annunciare che c’è un bambino o una bambina in arrivo. Ma perché esiste questa usanza? E quando è meglio condividere la gravidanza?

Perché solitamente si aspetta a dare l’annuncio di una gravidanza?

Le prime dodici settimane di gravidanza – quelle che costituiscono il primo trimestre – sono quelle più delicate per quanto riguarda lo sviluppo del feto: l’85% delle gravidanze che terminano con un aborto spontaneo (che sono tra il 10 e il 25% di quelle conosciute) lo fa in questo periodo.

Il rischio di aborto spontaneo dopo il rilevamento del battito cardiaco fetale si riduce con l’aumentare della gestazione: secondo  lo studio Miscarriage risk for asymptomatic women after a normal first-trimester prenatal visit, il rischio è pari a:

  • 9,4% a 6 settimane
  • 4,2% a 7 settimane
  • 1,5% a 8 settimane
  • 0,5% a 9 settimane
  • 0,7% a 10 settimane

Per questo, molte persone non annunciano la gravidanza prima che sia passato questo periodo. Altre scelgono invece di aspettare i primi controlli, che sono intorno all’8^ settimana, per essere certi dell’effettiva presenza del feto e che la gravidanza stia procedendo correttamente. Altre attendono esami specifici, come quello del dna fetale o la translucenza nucale, che possono dare indicazioni sulla situazione genetica o cromosomica del bambino o evidenziare eventuali anomalie.

Anche chi ha una storia di aborti ripetuti, difficoltà a concepire o altre situazioni delicate può decidere di voler attendere che la gravidanza progredisca prima di annunciarla.

Dietro la scelta di aspettare prima di annunciare la gravidanza, quindi, c’è l’idea che se non condividiamo con gli altri di essere incinta nell’eventualità di un aborto spontaneo o di problemi del feto sarà più facile gestire la situazione, rispetto a dover comunicare a tutti la perdita del bambino.

Secondo gli esperti, l’abitudine sociale di non condividere questo tipo di notizia potrebbe essere dovuta al fatto che non abbiamo un modo istituzionalizzato di gestire un aborto spontaneo, a differenza di quando muore una persona. Eppure, le persone con cui abbiamo condiviso la notizia della gravidanza possono rappresentare un supporto importante quando questa si interrompe.

In alcuni casi, entra in gioco anche la scaramanzia (o meglio quello che viene definito “pensiero magico”), nella convinzione che se la gravidanza viene dichiarata “prima del tempo” potrebbe accadere qualcosa di brutto (o che, viceversa, andrà tutto bene se si aspetta lo scoccare delle 13 settimane prima di dirlo).

Ci sono poi aspetti più pratici, soprattutto per quanto riguarda la scelta di non condividere la notizia di una gravidanza sul lavoro, come la paura di ripercussioni sulla propria carriera, promozioni o cambiamenti contrattuali in vista, che potrebbero essere pregiudicati (anche se questo non dovrebbe accadere) nel momento in cui si dice di essere incinte.

Quando annunciare la gravidanza agli amici e ai parenti

La risposta a questa domanda può essere solo una: quando si desidera. Alcune persone preferiranno aspettare la prima ecografia, altre il primo battito, altre ancora lo scoccare delle 12 settimane.

Non c’è una regola universale e soprattutto non c’è una regola che valga per tutte e tutti: si può decidere di comunicarlo alle persone più intime già dopo il test decidere di aspettare che la gravidanza progredisca per annunciarla in maniera più estesa.

L’unico criterio che conta è la volontà dei genitori: non c’è un momento giusto in assoluto per annunciare la gravidanza ad amici e parenti, c’è il momento che ognuno sente giusto per sé.

Quando comunicare la gravidanza sul lavoro

Per quanto riguarda la comunicazione di una gravidanza al proprio datore di lavoro, la situazione è più complicata. Ci sono delle professioni in cui è necessario condividere la notizia sin dal test, per evitare di esporre la madre e il feto ai rischi connaturati all’esercizio delle proprie mansioni.

Nel caso dei lavori a rischio, quindi, è bene comunicare la notizia fin da subito, così da poter minimizzare i pericoli: se possibile, la gestante verrà spostata in una diversa mansione per la durata della gravidanza, in caso contrario avrà diritto alla maternità anticipata. Possono rientrare nella categoria dei lavori a rischio:

  • lavori pesanti che si svolgono in posizioni scomode;
  • lavori svolti in ambienti con un clima sfavorevole per la presenza di un eccessivo rumore, di eccessive polveri, di temperature eccessivamente squilibrate;
  • lavori che comportano il sollevamento di carichi e pesi;
  • lavori che determinano la necessità di stare in piedi per oltre la metà dell’orario lavorativo;
  • lavori soggetti a continue vibrazioni;
  • lavori che espongono la lavoratrice incinta a sostanze chimiche dannose, ad agenti biologici, a radiazioni ionizzanti.

Lo stesso vale per le gravidanze a rischio: è bene annunciarle prima possibile così da poter mettere in atto tutte le possibili tutele.

In tutti gli altri casi, non c’è una tempistica precisa: secondo la legge chi è incinta ha l’obbligo di dirlo al proprio datore di lavoro, ma non viene specificato entro quando, purché la notizia sia data prima dell’inizio della maternità obbligatoria.

Molto dipende dal caso specifico, oltre che dal tipo di contratto. Anche in questo caso spesso si tende ad attendere le 12 settimane, perché la gravidanza sia più “sicura”. Il primo trimestre, però, può essere difficile per alcune persone a causa della stanchezza, della nausea, del vomito e di altri sintomi spiacevoli e potrebbe anche essere necessario prendersi del tempo per gli appuntamenti. In questi casi, può essere utile comunicare la gravidanza anche prima.

Come annunciare la gravidanza: 3 consigli

1. Cosa è giusto per me?

Per capire qual è non solo il momento, ma anche il modo migliore per annunciare una gravidanza, è possibile provare a porsi queste domande, così da individuare tempi e soluzioni che possano aiutarci a trovare quello che è più adatto a noi.

  • Ho una gravidanza ad alto rischio o altri fattori che aumentano il rischio di aborto spontaneo?
  • Dirlo a tutti mi farà sentire più a mio agio o meno a mio agio?
  • Ci sono alcuni fattori legati al lavoro o allo stile di vita che rendono importante raccontarlo prima?
  • Voglio una vasta rete di supporto se succede qualcosa?

2. Empatia prima di tutto

Di fronte alla notizia di un bambino o una bambina in arrivo, la maggior parte delle persone reagirà con gioia. Alcune persone, però, potrebbero non essere in grado di mostrare la loro felicità con lo stesso entusiasmo delle altre. Coloro che hanno perso un bambino o hanno difficoltà a rimanere incinta, infatti, potrebbero trovare difficile reagire a questa novità.

Per questo, è necessario comunicare la gravidanza con tatto e sensibilità; potrebbe essere utile dirlo in privato, esplicitando se necessario che sappiamo che questo momento potrebbe non essere facile per loro.

È importante evitare di dire cose del tipo “vedrai che la prossima/il prossimo sarai tu”, offrire dettagli come “sono rimasta incinta al primo tentativo” o condividere con i problemi della gravidanza.

Altrettanto importante è non escluderli, ma dar loro la possibilità di scegliere se e in che misura participare anche a eventi come baby shower o simili.

3. Attenzione ai social

Secondo un sondaggio di Cadenshae.com, Facebook e Instagram sono stati la piattaforma preferita per annunciare una gravidanza per il 75% degli intervistati. 

Annunciare la gravidanza sui social media, però, rischia di farci avere poco controllo su chi visualizza l’annuncio e quando, soprattutto nel caso di impostazioni di privacy poco stringenti.

Questi annunci pubblici possono attirare un’attenzione significativa, storie personali e consigli, che possono o meno essere richiesti e/o desiderati (come il gettonatissimo e mai utile “Faresti meglio a dormire adesso!”). In altri casi, alcuni amici o familiari potrebbero offendersi se lo scoprissero sui social media anziché di persona: questo non dipende da noi, ma è meglio essere preparati al fatto che potrebbero esserci reazioni negative o spiacevoli.

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