La pubalgia, come definita dalla Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale ETS (SICCR), è una sintomatologia dolorosa che si manifesta a livello della regione pubica. Una regione anatomica, questa, che viene particolarmente sollecitata e stressata durante la gravidanza, motivo per cui può capitare che alcune gestanti possono soffrire di questo disturbo.

Conosciamo più nel dettaglio quali sono le cause della pubalgia in gravidanza, come riconoscerla e distinguerla da altre condizioni con sintomi simili e, soprattutto, cosa si può fare per attenuarne l’intensità o risolverla definitivamente.

Le possibili cause della pubalgia in gravidanza

Solitamente la pubalgia in gravidanza si manifesta nelle donne che già prima dell’inizio della gestazione avevano disturbi infiammatori a carico dei muscoli della regione pubica. Proprio per effetto della gravidanza cambia l’anatomia del bacino, che tende ad allargarsi in modo da prepararsi alla discesa del nascituro. Le ossa che costituiscono questa zona si ammorbidiscono nella parte delle giunzioni, così come i tessuti muscolari.

Questi cambiamenti avvengono anche per effetto dell’azione degli ormoni, in modo particolare la relaxina, che ha proprio il compito di “ammorbidire” le articolazioni e i legamenti in modo da consentire non solo la discesa del nascituro ma anche favorire la sua espulsione al momento del parto. Questo è quello che avviene fisiologicamente; quando la pressione è eccessiva causando lo stiramento dei tessuti nervosi e dei vasi e il disallineamento delle branche ossee si possono verificare le condizioni ideali per l’insorgere della pubalgia.

Tra i fattori di rischio della pubalgia in gravidanza rientrano una macrosomia fetale (un bambino particolarmente grande), un malposizionamento fetale, una gestazione gemellare, un’ipotonia addominale, una lassità congenita dei legamenti e, ancora, un eccessivo sbilanciamento o contrattura determinato dai cambiamenti posturali tipici della gravidanza. Un travaglio difficoltoso (frequente con questi fattori di rischio) può esasperare le cause sottostanti la pubalgia, estendendone gli effetti anche dopo il parto.

Le cause della pubalgia in gravidanza, quindi, vanno individuate nella predisposizione anatomica, genetica o patologica della gestante, i cambiamenti ormonali, le modificazioni posturali e l’aumento del volume dell’utero e del relativo peso corporeo.

Dove e come si avvertono i sintomi

Anche in virtù delle cause di cui abbiamo appena parlato, la pubalgia inizia a manifestarsi prevalentemente a partire dal secondo trimestre di gravidanza, ovvero quando i cambiamenti anatomici e ormonali sono più evidenti. Il fastidio tipico di questa condizione è un dolore che si avverte nella zona del basso ventre e che si irradia verso gli arti inferiori o nella zona lombare della schiena, facendo temere che si tratti di dolori che possano causare danni al feto.

Va innanzitutto chiarito che la pubalgia non è una condizione che danneggia il feto, pertanto non è pericolosa per la gravidanza in sé e non preclude la possibilità di avere, come chiarito dal National Health Service britannico (NHS), un parto naturale.

Il dolore viene percepito prevalentemente come una fitta all’inguine che è maggiore quando si cammina, quando ci si rigira nel letto, se si allargano le gambe, quando si trascorre molto tempo sedute e anche durante i rapporti sessuali.

Conseguenze e rischi della pubalgia in gravidanza

La pubalgia rende difficoltose anche le più semplici attività quotidiane come lo scendere dall’automobile, il salire le scale, il vestirsi (infilarsi calze e pantaloni) e il camminare. Questo significa che chi ne soffre avrà un peggioramento della qualità della propria vita che, unitamente al dolore, possono condizionare negativamente la gravidanza stessa.

Sebbene non sia una condizione critica per il feto, è sempre importante non sottovalutare o ignorare il dolore; quando questo diventa invalidante o tale da far sospettare qualche problema al feto, è fondamentale ricorrere a una valutazione medica per escludere patologie o problemi più gravi.

Pubalgia in gravidanza: rimedi e cure

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Fonte: iStock

Il miglior approccio alla riduzione dell’infiammazione responsabile della pubalgia è legato al trattamento tramite fisioterapia e osteopatia. Si rivela infatti indispensabile un adeguato esercizio fisico, unito a una corretta respirazione. Tra le attività fisiche maggiormente consigliate a questo scopo si rivelano utili il nuoto in gravidanza, gli esercizi dolci e la ginnastica per la preparazione al parto.

Si rivelano particolarmente utili anche i bagni caldi, capaci di dare sollievo e rilassamento, assumere (sempre previa valutazione medica) antinfiammatori e analgesici e seguire un’alimentazione antinfiammatoria che preveda un adeguato equilibrio tra proteine, grassi e carboidrati.

Si rivelano utili anche una serie di attenzioni quotidiane. Innanzitutto evitare di tenere le gambe accavallate, così come di fare troppo spesso le scale o trasportare pesi (responsabili del sovraccarico sulla schiena). Può essere utile utilizzare una fascia addominale di sostegno, allacciare le scarpe stando sedute, così come vestirsi e spogliarsi da sedute per evitare di poggiare tutto il peso su una gamba quando si infilano o sfilano gli indumenti. Per il sonno meglio dormire posizionando un cuscino tra le gambe.

Per le donne che soffrono di pubalgia e disturbi posturali che sono alla ricerca di una gravidanza o che scoprono di essere incinta è consigliato sottoporre la questione al proprio ginecologo per intraprendere precocemente tutte le precauzioni e gli accorgimenti utili a prevenire l’evoluzione dell’infiammazione.

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