Anonimo

chiede:

Egr. Dottore,
sono alla 32 settimana di gravidanza e ho effettuato l’ecografia di controllo con flussimentria del III trimestre.
È risultato tutto a posto, ma anche un giro di cordone lasso intorno al collo del bambino.
Mi è stato spiegato che un attento monitoraggio del battito durante il travaglio eviterà che esso possa causare danni, se dovesse permanere fino ad allora.
Non sono riuscita a capire, nemmeno dalle altre risposte sull’argomento in questo sito, se i giri di cordone rappresentano un rischio anche nell’utero, per esempio se si serrassero, e come potrei accorgermene, Mi sembrerebbe assurdo che fosse tutto affidato alla buona sorte visto che, se fatto nascere adesso, il bambino potrebbe sopravvivere.
Potrebbe gentilmente chiarire questo punto?
La ringrazio anticipatamente,

Gentile Giovanna,
reperire un giro di cordone attorno al collo non costituisce a mio avviso nessun indice prognostico. Il cordone deve necessariamente collocarsi negli spazi liberi e quelli che mi vengono in mente sono tra le gambe, sotto l’ascella, sotto il mento e quindi vicino al collo e davanti alla pancia. E sono tantissimi i bimbi che nascono con uno o più giri di cordone attorno al collo senza alcun problema. Quindi io ammetto sì la possibilità di un incidente funicolare, specie in presenza di oligoamnios, cioè scarsa quantità di liquido amniotico, ma ritengo che il cordone sia, nella maggior parte dei casi che vengono via via riferiti, del tutto innocente. Inoltre un cordone non fa danno solo perchè è attorno al collo. Se ci ragioniamo un po’, il bimbo in utero non respira e quindi non riesco a vedere il problema.
Infatti gli scambi gassosi di ossigeno avvengono attraverso la placenta e non già perchè il bimbo respira aria in utero. Quindi anche se il cordone dovesse stringere un po’ il collo del bimbo, al massimo potrebbe causare un edema della faccia, perchè escludo che possa serrarsi al punto di stringere i grossi vasi del collo del feto. E anche il nodo vero è raro che possa serrarsi al punto di interrompere il flusso di sangue nel cordone. Piuttosto si ammette che l’incidente funicolare possa essere causato dalla sua compressione fra parti fetali e parti materne, come il bacino osseo, il
tutto favorito da situazioni patologiche preesistenti come un difetto di accrescimento, oligoamnios e cordone in questi casi sottile e povero di gelatina di Warthon e quindi poco elastico. Ma forse nel vissuto popolare e anche per molti medici è più facile far ricadere tutte le colpe sul giro di cordone attorno al collo, che un tempo non poteva esser visto. Oggi che invece possiamo vederlo, si creano inconsistenti aspettative di poter evitare questi incidenti. Per questo io dissento con alcuni mie colleghi che attribuiscono grande valore a ecografie particolarmente sofisticate di III livello come la 3D e 4D per diagnosticare giri di cordone attorno al collo. Chiedo a costoro: in caso di sofisticata diagnosi di giro di cordone attorno al collo con ecografia 3D alla 32a settimana, cosa dovrei fare? E non è anche vero che il giro di cordone lo vediamo quasi in due feti su 3? Inoltre è sufficiente un’attenta osservazione in bidimensionale con color Doppler per fare questa diagnosi, di cui ammetto comunque l’utilità. Ma questa utilità non è ai fini della vita e del benessere del feto, semmai per le modalità del parto. Uno o più giri di cordone determinano una brevità relativa dello stesso e quindi un ostacolo meccanico al parto per le vie naturali. Io stesso ho fatto un taglio cesareo in un caso di quadruplo giro di cordone, ma non ho mai temuto per il benessere di quel feto. In conclusione, cara Giovanna, sono tanti e tanti gli incidenti che possono capitare in ostetricia. e molti rientrano a mio avviso nell’imponderabile, e fra questi il cordone non è neanche fra i più frequenti. Cerchi di non pensarci più e si goda la gravidanza. L’attento monitoraggio del benessere fetale avviene ormai in ogni gravidanza, giro di cordone o no. Cordiali saluti.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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