Anonimo

chiede:

Buongiorno Gentili Dottori,
ho 34 anni, scrivo da Como e sono alla seconda gravidanza (25 settimane, UM
3/11). In seguito al primo parto (14/10/2004, dopo un travaglio di 23 ore)
ho avuto lussazione e frattura del coccige post partum. Non ci sono state
manovre di alcun tipo all’espulsione del bambino. Ho patito dolori tremendi
per i primi 3 mesi, ho fatto delle manipolazioni, ma il problema non è mai
scomparso, è tuttora presente. L’ultimo dei fisiatri interpellati dopo
avermi visitata e ispezionato la parte in oggetto, mi ha spiegato che avendo
avuto io una precedente frattura 22 anni fa (comunque perfettamente guarita)
il mio osso non è più mobile come in qualunque altro soggetto, ed è pertanto
pronosticabile una terza frattura nel caso di parto naturale.
Inoltre in seguito ad una recente visita per valutare la situazione attuale,
visto il persistere dei miei problemi e il diffondersi, già prima
dell’attuale gravidanza, del dolore alla gamba sx, mi è stata diagnosticata
un’ernia al disco L5 S1, spiegandomi che è questo il motivo del persistere
del dolore al coccige. Ernia o protrusione poi confermata da una visita
presso il neurochirurgo. Mi è anche stato detto che con tutta probabilità
l’ernia è uscita in seguito allo sforzo del primo parto, visto che in
precedenza non avevo mai avuto problemi nè alla gamba, nè alla zona lombare.
Il fisiatra mi dice che con il prossimo parto la prospettiva è che l’ernia
si aggravi, diventando così un’ernia espulsa. ( attualmente tengo a bada i
dolori con supposte di Voltaren, ma solo quando non ce la faccio proprio
più)
Io sono molto preoccupata, so bene cosa significa avere un’ernia L5 S1, e
per di più espulsa, visto che mio marito ne è stato operato, e ora ha anche
un deficit di funzionalità alla gamba, e mi chiedo se in questi casi non sia
indicato un parto cesareo, anziché il naturale.
Non faccio altro che pensare alle conseguenze: coccige fratturato e lussato,
con conseguenti dolori per mesi, impossibilità di stare seduta e sdraiata (questo è quanto accaduto l’ultima volta), possibilità che l’ernia diventi
espulsa, con la probabilità di dover essere operata, e magari d’urgenza,
questo con due bambini piccoli, e magari dovendo abbandonare l’allattamento
cui tengo moltissimo (il mio primogenito è stato allattato fino a 14
mesi!), e il rischio di deficit non recuperabili alla gamba.
Secondo Lei è ragionevole da parte mia chiedere un parto cesareo senza
dovermi sentire colpevolizzata o ridicolizzata?
Il parto naturale del mio primogenito è stato senz’altro l’emozione più
bella di tutta la mia vita, ma allo stato delle cose io non me la sento
proprio di correre qs rischi, alla luce del fatto che nessuno degli
specialisti (fisiatri e neurochirurgo) interpellati, pur non schierandosi nè
per per un cesareo, nè per un parto naturale è in grado di rassicurarmi del
fatto che non avrò ulteriori conseguenze a coccige e colonna da un nuovo
parto naturale.
Sto cercando un medico che possa capire il mio stato d’animo e l’ansia che
questa situazione mi sta creando, a volte passo le notti ad avere incubi sul
momento del parto.
Vi ringrazio per la cortese risposta, e per quelle che già mi avete dato in
passato e mi scuso se mi sono dilungata.

Cara Alessandra, ritengo che nel suo caso ci siano elementi sufficienti per partorire mediante taglio cesareo. Non vedo poi il motivo per il quale una persona debba sentirsi a disagio nel preferire un parto cesareo ad uno naturale… Se il suo ginecologo è una persona sensibile (come dovrebbe essere…), non credo le creerà problemi a riguardo.
Un saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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