
Solo in Italia sono 500000 i portatori del virus dell'epatite B, un'infezione che in gravidanza risulta molto difficile da gestire. Ecco perché.
Quando e perché è importante monitorare le transaminasi durante la gravidanza? Scopriamo come viene svolto l’esame e quali sono i valori di riferimento.
In questo senso risulta estremamente utile il ricorso all’analisi dei valori delle transaminasi in gravidanza.
Le transaminasi, spiega l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, sono un gruppo di enzimi che sono coinvolti nel metabolismo degli aminoacidi. Sono presenti in vari tessuti, ma la loro maggiore concentrazione è nelle cellule del fegato.
L’analisi delle transaminasi avviene mediante normale prelievo di un campione di sangue (da effettuare preferibilmente al mattino stando a digiuno) e negli esami di routine si misurano due elementi: le transaminasi ALT e le transaminasi AST. La prima, l’Alanina aminotransferasi (o Glutammato-piruvato transaminasi GPT) riguarda prevalentemente il fegato, mentre la seconda, l’aspartato aminotransferasi (o Glutammato-ossalacetato transaminasi GOT) riguarda anche il cuore e altri muscoli striati.
Nel corso di una gravidanza fisiologica, come si legge in un approfondimento pubblicato sul sito dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani, si possono osservare molte variazioni della concentrazione sierica delle principali proteine prodotte dal fegato, mentre la transaminasi AST e quella ALT restano sostanzialmente invariate.
I valori di riferimento delle transaminasi cambiano in funzione dell’età e del sesso, ma anche della strumentazione utilizzata dal laboratorio. Il portale Perinatology riferisce che i valori dell’Alanina aminotransferasi (ALT) in un adulto non in gravidanza sono compresi tra 7 e 41 U/L, mentre durante la gestazione sono:
Il sospetto di malattia epatica, che va poi confermato, indagato e approfondito con specifici esami, si ha quando i livelli di transaminasi in gravidanza sono molto alti.
Solo in Italia sono 500000 i portatori del virus dell'epatite B, un'infezione che in gravidanza risulta molto difficile da gestire. Ecco perché.
Per contestualizzare il fenomeno è doveroso chiarire come le malattie del fegato in gravidanza sono di tre tipologie: quelle indotte dalla gestazione, quelle esistenti prima della gravidanza e che potrebbero potenzialmente ripresentarsi durante la gestazione e quelle non correlate alla gravidanza che potrebbero manifestarsi in qualsiasi momento della gestazione.
Tra le patologie epatiche indotte dalla gravidanza ci sono l’iperemesi gravidica, la colestasi intraepatica della gravidanza, l’atrofia giallo acuta del fegato gravidico, la malattia epatica in presenza di preeclampsia–eclampsia e la sindrome HELLP.
Tra le patologie epatiche preesistenti la gravidanza rientra l’epatite cronica B, l’epatite cronica C, l’epatite cronica attiva, l’epatite autoimmune, la cirrosi epatica, l’ipertensione portale, l’epatopatia alcoolica, la cirrosi biliare primitiva e la malattia di Wilson.
Infine tra le patologie insorte in gravidanza ma non correlate a essa ci sono le epatiti virali acute, l’epatopatite da farmaci, la colelitiasi e la sindrome di Budd – Chiari.
A titolo esemplificativo, anche riprendendo i dati riportati dal Journal of Laboratory and Precision Medicine, ecco alcuni valori delle patologie epatiche associati alle transaminasi alte in gravidanza:
Questa panoramica è utile a comprendere come i livelli di transaminasi in gravidanza non sono un valore assoluto ma un elemento molto importante che consentono al medico, nel quadro clinico e nei sintomi riferiti dalla paziente nel contesto dell’epoca gestazionale in cui si trova, di individuare la patologia sottostante e valutare l’iter terapeutico migliore.
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