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Un esame che analizza i livelli di concentrazione di azoto nel sangue e che in alcune gravidanze può essere indispensabile prevedere.
Le principali modificazioni sono quelle cardiovascolari, ematologiche, respiratorie, gastrointestinali ed epatobiliari, endocrine, cutanee e renali.
A proposito di modificazioni renali è importante porre l’attenzione sull’azotemia in gravidanza, andando a comprendere cosa indica questo parametro di laboratorio (esaminabile tramite un normale prelievo di sangue) e quando (e perché) è motivo di preoccupazione in una gestazione.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) descrive l’azotemia come la concentrazione di azoto non proteico nel sangue. La distinzione tra proteico e non proteico è relativa all’utilizzo che l’organismo umano fa dell’azoto e la forma non proteica è quella presente nelle sostanze di scarto.
Questo significa che l’azotemia può essere considerata come la condizione che si verifica, come spiega la Cleveland Clinic, quando i livelli dei prodotti di scarto nel sangue sono troppo alti.
Esistono tre tipologie di azotemia:
La forma più comune è l’azotemia prerenale, per cui non c’è sufficiente sangue che scorre nei reni. La forma intrinseca è quella che solitamente si verifica dopo un danno ai reni, mentre quella postrenale a causa di un blocco nel tratto urinario.
Come spiegato dalla Fondazione Italiana del Rene (FIR), con gli alimenti che introduciamo nel nostro organismo (dieta) la digestione porta alla produzione di molte sostanze di scarto. Queste vengono prodotte a livello del fegato e alcune di esse, le scorie azotate, restano in circolazione nel sangue fino a quando i reni non le eliminano sotto forma di urea.
L’esame dell’azotemia va quindi a verificare la concentrazione di azoto non proteico circolante. È composto, come detto, dall’urea, ma anche da creatinina, acido urico, aminoacidi e altri composti azotati
Nelle persone adulte i valori di azotemia considerati normali sono quelli compresi tra 22 e 46 mg/dl (milligrammi per decilitro). Va però precisato che i valori di riferimento possono variare a seconda dei metodi adottati dai diversi laboratori di analisi.
Nei laboratori in cui si utilizza il BUN (blood urea nitrogen, l’indice di azoto ureico) i valori di azotemia considerati normali sono quelli compresi tra 10,3 e 21,4 mg/dl.
In gravidanza, come detto, anche la funzione renale va incontro a una serie di cambiamenti. I reni svolgono, tra le altre, la funzione di filtrare il sangue andando a eliminare tramite le urine le sostanze di scarto.
All’interno di ogni rene ci sono i cosiddetti glomeruli, che si occupano di filtrare il sangue separando le sostanze di scarto da quelle che invece l’organismo ha interesse a trattenere. Questo processo prende il nome di filtrazione glomerulare.
Durante la gravidanza la velocità della filtrazione glomerulare aumenta del 30-50% raggiungendo il suo apice tra la sedicesima e la ventiquattresima settimana di gravidanza. Dopo questo periodo resta costante fino al termine della gravidanza quando può diminuire leggermente. La conseguenza è che l’azotemia in gravidanza diminuisce arrivando a < 10 mg/dL (< 3,6 mmol urea/L).
In uno studio dell’International Journal of Reproduction, Contraception, Obstetrics and Gynecology tra le cause di azotemia prerenale si indicano l’iperemesi gravidica e l’emorragia uterina che si verifica durante il distacco della placenta.
Bassi livelli azotemia possono indicare un’iperidratazione, una dieta povera di proteine, un’insufficienza epatica o un danno renale.
Al contrario valori alti si verificano quando la funzione depurativa dei reni non è adeguata con conseguente accumulo delle scorie azotate. Questa condizione, detta di iperazotemia, può portare all’uremia (l’accumulo di prodotti di scarto nel sangue) che se non trattata può risultare fatale.
Se prima della gravidanza i valori di azotemia sono molto alti (maggiori a 30 mg/dL o maggiori a 10,5 mmol urea/L) il Manuale MSD spiega che l’azotemia impedisce alla donna a termine la gestazione.
È importante precisare che valori alti di azoto ureico non sono sempre un segnale di insufficienza renale. Può essere presente anche in associazione a uno stato di digiuno, una dieta ricca di proteine, disidratazione, sanguinamento del tratto gastrointestinale, infarto acuto del miocardio, insufficienza cardiaca, ustione, emorragia o problemi che rendono difficoltoso il flusso urinario.
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