
Contrarre alcune infezioni durante la gravidanza può essere pericoloso: il medico ginecologo spiega quali sono le più comuni e come prevenirle.
La proteina C reattiva o PCR viene prodotta dal nostro organismo ogni volta che il sistema immunitario si attiva: quali sono i valori normali e quali patologie può indicare.
Tra gli esami che vengono eseguiti durante la gravidanza può trovarsi quello per la proteina C reattiva, o PCR. Si tratta di un esame di laboratorio effettuato su un semplice campione di sangue, e viene prescritto nel caso in cui il medico sospetti un’infiammazione. Vediamo come funziona e cosa può dire della salute della donna in gravidanza
La proteina C reattiva è prodotta dal fegato e viene trasportata dal sangue nel momento in cui nell’organismo si trova uno stato infiammatorio: l’infiammazione provoca una reazione del sistema immunitario, che porta ad un aumento della quantità di proteina C reattiva. Tale presenza può essere rintracciata nel sangue già poche ore dopo la comparsa dell’infiammazione.
Non tutte le infiammazioni infatti sono visibili “a occhio nudo”: per rilevarne la presenza può essere necessario misurare alcuni elementi. Un altro metodo per rilevare infezioni in corso è la misurazione della VES, cioè la velocità di eritrosedimentazione dei globuli rossi.
L’infiammazione è una sorta di reazione del nostro organismo di fronte a uno stimolo. A volte l’infiammazione è ben visibile, ma in altri casi non dà alcun segno di sé.
Ecco perché la misurazione della presenza della PCR nel sangue diventa utile per rilevare e confermare la presenza di un’infezione, anche se con il semplice esame di laboratorio non è possibile né individuare la collocazione dell’infiammazione né la sua esatta causa, ma è necessario valutare gli eventuali sintomi del paziente ed eventualmente effettuare esami ulteriori.
L’esame viene eseguito su un campione di sangue venoso, che viene inviato ad un laboratorio di analisi. Non serve una particolare preparazione, e non è necessario presentarsi al prelievo a digiuno. I risultati sono disponibili in pochi giorni. Spiega l’Istituto superiore di Sanità:
Di norma, la proteina C-reattiva (PCR) è presente nel sangue in concentrazioni molto basse, inferiori a 8 milligrammi/litro (mg/l). In caso di infiammazioni gravi, i livelli possono aumentare con grande rapidità, arrivando a raggiungere valori anche cento volte superiori a quelli medi, fino a toccare i 500-1000 mg/l.
Contrarre alcune infezioni durante la gravidanza può essere pericoloso: il medico ginecologo spiega quali sono le più comuni e come prevenirle.
Durante la gravidanza un lieve innalzamento dei valori della proteina C reattiva nel sangue è normale, soprattutto negli ultimi mesi della gestazione, poiché aumentano le cistiti, infezioni alle vie urinarie.
La proteina C reattiva alta in gravidanza può invece indicare un’infiammazione in corso: il medico consiglierà quindi la terapia più indicata. In alcuni casi può essere necessario, se l’epoca gestazionale lo consente, effettuare un parto cesareo d’emergenza.
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L’esito dell’esame può essere negativo o positivo. Se l’esame è positivo significa che c’è uno stato infiammatorio in corso, che può essere di diversa origine.
Tra le cause dei valori alti della proteina C reattiva nel sangue si trovano infiammazioni momentanee oppure patologie autoimmuni, o altre malattie come neoplasie, infezioni e lesioni. L’esame è utile anche per individuare il rischio cardiovascolare, e viene eseguito in associazione ad altri esami, come quello per il colesterolo e i trigliceridi.
Oltre al normale innalzamento durante la gravidanza, anche nelle donne sottoposte a trattamenti ormonali e che assumono la pillola anticoncezionale può esserci un leggero aumento dei valori di PCR. Se il livello di PCR è superiore al normale, continua l’Iss, può indicare:
Sarà il medico a effettuare una diagnosi, sulla base dei sintomi e dei risultati degli esami.
Se i valori di proteina C reattiva sono bassi e il risultato dell’esame è negativo significa che non si trova un’infiammazione nell’organismo. Se l’esame viene eseguito per valutare l’efficacia del trattamento di una precedente infezione (o di un intervento chirurgico) significa che la terapia sta funzionando.
La PCR è utilizzata non solo per confermare la presenza di infezioni ma anche nel monitoraggio di specifiche patologie infiammatorie.
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