Parlare di infertilità, da non confondere con sterilità, è sempre molto delicato perché si vanno a toccare problemi e situazioni delicate all’interno della coppia. Anche nel caso della cosiddetta infertilità secondaria, una situazione molto articolata, nella quale entrano in gioco tantissimi fattori, sia di natura medica che psicologica, ma non solo.

Per avere un quadro più chiaro del fenomeno abbiamo contattato il dottor Andrea Militello, andrologo, che ci ha spiegato quali sono le possibili cause dell’infertilità secondaria, specie quelle più diffuse, e quali sono i trattamenti che vengono messi in atto in questi casi.

Infertilità secondaria: cosa significa?

L’infertilità secondaria è quella condizione di coppie che hanno già avuto figli, ma non riescono ad averne altri. Si parla di infertilità in quelle coppie che non riescono ad avere figli dopo 12 o 24 mesi di rapporti regolari non protetti. C’è poi da sottolineare, come anticipato, che la letteratura medica

sottolinea sempre di più il ruolo di fattori psico-sociali di infertilità dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva […], l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento.

Questo vuol dire che l’infertilità secondaria è un fenomeno che comprende sia l’infertilità femminile che l’infertilità maschile ed è importante individuare le cause per poter risolvere il problema. Il dottor Militello, infatti, chiarisce come in casi di infertilità secondaria: «L’obiettivo è quello di ottenere una gravidanza per vie naturali».

L’infertilità, quindi,

è secondaria quando ci sono delle cause che stanno determinando una ridotta spermatogenesi ovvero quel complesso processo che culmina con la produzione degli spermatozoi maturi e ha una durata di circa 74 giorni.

Può apparire curioso, ma in realtà è un fenomeno diffuso, per il quale coppie che hanno avuto una gravidanza senza alcun tipo di problemi, possano poi averne per avere un successivo figlio. All’origine di questa condizione ci possono essere tantissimi fattori, che vanno dallo sviluppo di patologie insorte dopo la precedente gravidanza a complicazioni di natura morfologica.

Se parliamo dell’infertilità di coppia, infatti, è da considerare come:

il 30% circa è per il fattore maschile, per un 30% per il fattore femminile e circa un 30% purtroppo di natura non definita. Ci sono infatti, tanto per fare un esempio, casi in cui lo spermiogramma è perfetto, partner femminile dal punto di vista ginecologico perfetto, ma si verifica un’assenza di gravidanza.

Tanti i fattori che intervengono per altrettante sfumature che lo specialista deve analizzare per giungere a individuare la causa dell’infertilità secondaria.

Infertilità secondaria maschile: le possibili cause

infertilità secondaria maschile

Come abbiamo anche anticipato, quindi, sono tantissime le cause e le condizioni che possono favorire un’infertilità secondaria. Dal punto di vista maschile, come sottolineato dal dottor Militello:

ci troviamo di fronte ad alterazioni dei parametri del liquido seminale. Quelli che dobbiamo essenzialmente guardare sono: la quantità di spermatozoi, la loro mobilità e le forme tipiche.

Quali sono gli standard di riferimento in relazione alla quantità di spermatozoi?

La quantità secondo le linee guida VHO 2010 per definire normale un eiaculato, anche se ci sono varie sfumature, dobbiamo avere 39 milioni di spermatozoi.

E per la mobilità?

La mobilità progressiva deve essere almeno del 32%, in quanto si può avere anche un numero normale di spermatozoi, ma se non si muovono il risultato è zero.

Infine: «le forme tipiche devono essere perlomeno uguali o superiori a 4%» Cosa si ottiene con le rilevazioni di questi parametri?

Queste analisi ci permettono di definire uno spermiogramma normale o non normale, anche se l’obiettivo è la gravidanza non lo spermiogramma.

Ci sono altre condizioni che possono incidere e portare a uno spermiogramma non normale?

Sì, alcune attività professionali particolari con un’elevata esposizione alle alte temperature, in quanto il calore è uno dei nemici dell’attività testicolare.

E per quel che riguarda le cause femminili?

Un fattore limitante è l’età della compagna, perché con uno spermiogramma non buono, una compagna di venticinque anni rimane comunque incinta. Viceversa, una compagna di trentasette ha difficoltà.

Infertilità secondaria maschile: cosa fare?

Individuata la causa nello spermiogramma non normale, cosa possono fare le coppie che vorrebbero avere un altro figlio?

Quando abbiamo davanti a noi un paziente con una ridotta fertilità e uno spermiogramma alterato, spesso la prima cosa che troviamo alterata è anche la mobilità. La prima cosa da fare è sincerarsi che non ci sia un’infezione delle vie seminali perché l’infezione richiama i leucociti, libera sostanze ossidanti che possono sicuramente inibire la spermatogenesi e inibire la mobilità dello spermatozoo.

Come si interviene in questi casi?

Quindi far fare al paziente anche una spermiocultura per la ricerca di germi comuni, gramigna, candida e anche HPV e un tampone uretrale per la ricerca dell’ureaplasma. Dobbiamo quindi essere sicuri che non ci siano batteri nelle vie seminali, in quanto la loro presenza può essere una delle principali cause di ridotta fertilità.

Se c’è un’infezione come si procede?

Se c’è un’infezione si procede con una terapia antibiotica in base all’antibiogramma.

Ci sono altre cause oltre all’infezione?

Quando abbiamo davanti a noi una coppia infertile con uno spermiogramma non perfetto, l’andrologo deve sincerarsi che il paziente non abbia un varicocele importante, ovvero del IV o V grado. In questi casi si può consigliare al paziente un intervento per la rimozione del varicocele.

Tante le possibili soluzioni per una condizione che spesso «è transitoria, in quanto migliorando o annullando le cause il soggetto riprenderà una sua normale spermatogenesi».

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