Una équipe della Cleveland Clinic in Ohio sta preparandosi a effettuare per la prima volta negli Stati Uniti un trapianto di utero per dare l’opportunità a donne che ne sono prive la possibilità di avere un figlio.

Questa tipologia di trapianti non sono una novità assoluta, in quanto una decina di interventi del genere sono stati già realizzati con successo in Svezia da donatrici viventi, e in 4 casi hanno portato alla nascita di bambini. La tecnica messa a punto a Cleveland dal team guidato da Andreas Tzakis prevede, invece, l’uso di un organo espiantato da una donatrice morta da poche ore.

I trapianti non saranno definitivi, in quanto gli uteri trapiantati saranno rimossi dopo una o due gravidanze, in modo da consentire alle pazienti di interrompere la terapia anti-rigetto.

Il trapianto di utero è una nuova conquista che spinge settori della medicina (trapianti e medicina riproduttiva) sempre più all’avanguardia, ma spesso ai confini della bioetica. “I primi trapianti, 50 anni fa, erano fatti per salvare vite. Oggi si cerca anche di migliorare la qualità della vita, come avviene con i trapianti di faccia e di mano”, ha detto Eric Kodish, il direttore del centro etico di Cleveland, uno degli ospedali più famosi e prestigiosi d’America.

Conferma che arriva anche da Jeffrey Kahn, esperto di bioetica alla Johns Hopkins University, ed estraneo al progetto: “Facciamo oggi molte cose per aiutare coppie ad avere bambini che in passato non si facevano. Il trapianto di utero rientra tra queste”.

Negli Stati Uniti d’America sono circa 50mila le potenziali pazienti. Otto di esse sono in questi giorni a Cleveland per sottoporsi allo screening nella speranza di essere selezionate per un intervento nei prossimi due mesi.

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