Un team di ricercatori dell’Università di Umeå in Svezia, ha scoperto che può esserci un legame tra l‘esposizione alla luce durante la gravidanza e lo sviluppo del cervello fetale.

Lo studio sviluppato in collaborazione con un team di scienziati americani, potrebbe fornire una migliore comprensione di alcuni problemi neurologici nel corso della vita adulta del bambino.

L’esposizione alla luce in gravidanza aiuta lo sviluppo del cervello fetale

La Prof.ssa Lena Gunhaga dell’Umeå Center for Molecular Medicine, (Umeå University) e autrice senior dello studio, ha dichiarato in merito alla scoperta effettuata:

Questa scoperta potrebbe aprire la possibilità di utilizzare il giusto tipo di stimolazione luminosa durante la gravidanza per ridurre il rischio di disturbi neurologici nell’età adulta.

Il team di ricerca svedese insieme al gruppo di ricercatori americani, seguito dal Prof.Richard Lang a Cincinnati, negli Stati Uniti, ha dimostrano che la molecola Opsin 3, ovvero un recettore della luce è già espresso in molte parti del sistema nervoso centrale e periferico durante le prime fasi dello sviluppo fetale.

Questa molecola Opsin 3 suggerisce un ruolo importante nella formazione non solo dei vari neuroni ma anche delle vie neurali e le aree del cervello e del midollo spinale. Avendo un’ampia espressione, la molecola Opsin 3 può essere collegata a una serie di percorsi neurali motori e sensoriali che regolano:

  • il movimento;
  • il dolore;
  • la vista;
  • l’olfatto;
  • la memoria;
  • l’umore;
  • le emozioni.

Come la luce della molecola Opsin può influenzare il feto?

Che la luce possa influenzare le cellule del corpo di una persona è cosa nota, ma che ciò avvenga su un feto non ancora nato può sembrare più complicato.

Ma sia gli esperimenti che i relativi calcoli hanno, in passato, dimostrato che la luce può passare attraverso la pelle, i tessuti molli e il cranio per attivare i fotorecettori.

Dallo studio effettuato, gli studiosi hanno, quindi, scoperto che Opsin 3 rileva la luce nella gamma del blu a una lunghezza d’onda di circa 480 nanometri. La scoperta del modello di espressione di questo recettore suggerisce che la luce svolge un ruolo vitale nello sviluppo e nella successiva funzione del cervello.

Questo potrebbe spiegare perché il rischio di alcune malattie neurologiche e psichiatriche varia a seconda del momento stagionale della nascita. Ad oggi, tale legame inspiegabile è stato osservato in malattie come:

Ma al di là di questa osservazione, il momento della nascita è solo uno dei tanti fattori di rischio per le malattie sopra citate. La Dott.ssa Lena Gunhaga, ha concluso affermando:

Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche prima di poter formulare raccomandazioni su specifiche terapie della luce per le donne in gravidanza, siamo chiaramente su una pista entusiasmante che potrebbe rivelarsi altamente significativa.

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