Se la maggior parte dei farmaci oggi disponibili riporta nel proprio bugiardino indicazioni che ne sconsigliano l’utilizzo alle donne in gravidanza o che stanno allattando al seno il proprio bambino, in molti casi questo sarebbe dovuto più alla mancanza di studi approfonditi sui possibili effetti collaterali che ad una reale pericolosità degli stessi. Circa due terzi dei farmaci attualmente sul mercato, infatti, non disporrebbe di valutazioni approfondite sul loro utilizzo durante la gravidanza o l’allattamento.

Il dato emerge dalle ultime ricerche sull’interazione tra farmaci ed allattamento al seno presentati dal Dottor Tom Hale, Professore di Pediatria e Vicedirettore della Ricerca alla Texas Tech University School of Medicine, in occasione del 7° International Breastfeeding and Lactation Symposium di Medela, svolto a Vienna il 20 e 21 aprile.

Per questo, segnala l’esperto, è fondamentale rivolgersi al proprio medico per una valutazione accurata della terapia da seguire per poter continuare ad allattare in tutta sicurezza. I risultati iniziali delle ricerche effettuate dimostrano infatti che non tutti i farmaci devono necessariamente essere interrotti e che sono spesso disponibili valide alternative, in particolare per terapie fondamentali nel post-parto come anti-depressivi ed anti-psicotici.

“Il numero di farmaci in circolazione aumenta considerevolmente ogni anno e ciò rende particolarmente complesso tenersi al passo nel campo dell’allattamento al seno, soprattutto perché, quando vengono immessi sul mercato, i nuovi farmaci tendono a non disporre di informazioni sulle interazioni con l’allattamento”, ha spiegato Hale, aggiungendo che il centro di ricerca si sta impegnando ad effettuare degli studi sui farmaci maggiormente utilizzati dopo il parto, in particolare anti-depressivi ed anti-psicotici. “Ci auguriamo che gli studi sull’allattamento diventino un obbligo di legge per l’immissione sul mercato dei farmaci”.

Partendo dall’assunto che prima o poi tutte le madri che allattano si trovano a dover fare ricorso a dei farmaci, il team del Dottor Hale ne ha studiato il meccanismo di trasferimento al latte. Obiettivo: valutare l’impatto della presenza del farmaco nel latte sul neonato in base alla sua età (prematuro vs. primi mesi di vita), al volume del latte (colostro, fase dell’allattamento esclusivo, fasi tardive dell’allattamento) ed il tipo di farmaco. È stato valutato in particolare l’impatto degli anticoncezionali e degli antibiotici, così come la trasmissione di patologie virali come l’influenza e l’epatite rispetto ai relativi vaccini. Una specifica ricerca ha inoltre riguardato l’effetto dei farmaci sulla produzione di latte.

È importante che le mamme ricevano informazioni chiare ed accurate sui farmaci sconsigliati durante l’allattamento per poter continuare ad allattare al seno il proprio bambino in tutta sicurezza”, ha commentato Daniele Natali, Managing Director Medela Italia. “Quella del rapporto tra farmaci ed allattamento – ha aggiunto – è un’area di ricerca che riveste una notevole importanza sia per le mamme che per gli operatori sanitari”.

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  • Allattamento