Il primo trapianto di ovaie al mondo è stato portato a termine in Cina, dove una paziente di 34 anni è stata operata, il 5 marzo scorso, all’ospedale universitario dello Zheejiang, nella parte orientale del Paese. La notizia è stata diffusa solo mercoledì 27 dal quotidiano China Daily e dall’agenzia di stampa Xinhua.

La donna operata si chiama Tang Fangfang, già madre di una bambina di dieci anni. Le ovaie e le tube di Falloppio le erano state asportate due anni fa a causa di un tumore diagnosticatole. La donna era così andata incontro a una menopausa precoce e, non avendo più mestruazioni e non producendo più gli ormoni sessuali, ha cominciato a invecchiare prematuramente. Si era rivolta allora ai medici dell’Università di Zhejiang che le hanno prospettato il trapianto. Si trattava però di trovare una donatrice e fortunatamente la sorella più giovane, Tang Yezi, era risultata altamente compatibile: una situazione che di solito si verifica soltanto fra gemelli.

Lo staff dell’ospedale universitario dello Zheejiang, nella Cina orientale, ha comunicato, a due settimane dal trapianto, che l’intervento è pienamente riuscito e l’ovaio ha cominciato a funzionare e a produrre ormoni. La donna è stata dimessa lunedì 18, dopo meno di due settimane di degenza. Entrambe le sorelle ora stanno bene.

Non avevamo mai eseguito un intervento di questo genere e siamo orgogliosi di averlo fatto“, ha commentato il chirurgo che ha eseguito il trapianto, Zheng Wei. Secondo il medico il trapianto di ovaie rappresenta una pietra miliare nella chirurgia della riproduzione, paragonabile ai primi esperimenti di fecondazione artificiale. Per ora l’obiettivo dell’intervento sarebbe quello di ritardare i disturbi legati a una menopausa precoce, ma il trapianto di ovaio potrebbe ridare ad alcune donne anche la possibilità di procreare.

L’intervento ha sollevato una ridda di polemiche nel mondo scientifico. L’ovaio è infatti l’organo che contiene e produce gli ovociti, le cellule germinali femminili che racchiudono il patrimonio genetico (Dna) della madre. In questo caso, essendo il tessuto ovarico trapiantato proveniente dalla sorella, gli eventuali figli che la donna potrebbe avere non avrebbero il suo patrimonio genetico bensì quello della donatrice. Sarebbe in un certo senso una “madre a metà”. Interventi di questo tipo sono proibiti dalla legge sui trapianti, in Italia e in quasi tutti i Paesi del mondo, proprio per salvaguardare l’identità genetica di un individuo.

Il dottor Ignazio Marino, direttore dell’Istituto mediterraneo per i trapianti, ha definito l’intervento “eticamente inaccettabile, un crimine contro la sacralità della vita, l’apoteosi dell’egoismo“, e ha proposto “una moratoria internazionale per impedire questo tipo di trapianti“.

Di diverso avviso, invece, Demetrio Neri, ordinario di bioetica all’università di Messina: anzi, il trapianto di ovaia “offre una ulteriore possibilità di avere figli e aumenta la libertà riproduttiva della donna“. Una nuova gravidanza, insomma “potrà comportare solo una mescolanza di patrimonio genetico, al pari di una qualunque fecondazione assistita eterologa“.

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  • Infertilità di Coppia