Anonimo

chiede:

Ciao, mi chiamo Carmen, ho 21 anni e sono la mamma di Gabriele, un
bellissimo bimbo di 20 mesi. Le scrivo perchè essendo molto giovane e
inesperta volevo da lei qualche consiglio riguarda il modo in cui devo
pormi nei confronti di mio figlio, che nonostante sia così piccolo è già
una piccola peste. Gabriele non mi ascolta per niente, o meglio fa finta di
non ascoltarmi, ad ogni mia negazione lui sbatte i piedini per terra, mi
tira i capelli e addirittura a volte mi dà dei piccoli schiaffoni… si
arrampica dappertutto e anche se sto lì ore e ore a spiegargli che si fa
male, lui sembra che non gli interessi, sembra che non gli faccia paura
niente e se cade e si fa male si pulisce le mani e ricomincia a rifare
quello che stava facendo. Io non so davvero come fare, anche perchè non
riesco ad essere severa, però mi rendo conto che se a 20 mesi si comporta
già così, figuriamoci che combinerà quando sarà più grande. Spero che lei
possa darmi qualche utile consiglio. La ringrazio infinitamente.

Quello che succede a Gabriele è molto normale. Intorno ai due anni di età,
ma a volte già intorno ai 18 mesi, per i bambini inizia una fase molto
importante, la cosiddetta “fase del no”, durante la quale vanno alla
scoperta della loro prima indipendenza attraverso il rifiuto di quello che
le persone intorno richiedono o propongono loro. Questo rifiuto può prendere
forme molto marcate, ed i bambini in questa fase (che dura circa un anno)
possono diventare molto cocciuti, oppositivi, impulsivi, disobbedienti,
rifiutandosi di fare anche cose che prima erano per loro normali, come
mettersi il pigiamino la sera, o addirittura piacevoli, come fare il
bagnetto. È il loro modo per cominciare a costruire una identità propria,
separata da quella dei genitori. Non devi vivere questo momento come un
rifiuto nei tuoi confronti, perché non è assolutamente questo. È una
fondamentale necessità di tuo figlio di iniziare a staccarsi lentamente
dalla diade simbiotica con te, in cui ha vissuto fino a poco tempo fa, per
costruirsi come persona separata. Questo processo passa attraverso una
piccola grande rivolta contro i genitori e le persone più vicine al bambino,
ed la gestione della relazione può diventare molto difficile. Si tratta di
una fase, e come tale passeggera, che però va gestita con un giusto mix di
fermezza e di flessibilità. La fermezza è necessaria laddove il bambino
mette in atto ad esempio comportamenti rischiosi per la sua sicurezza. Il no
da parte tua però è importante che sia sul suo comportamento, non sulla sua
persona, affinché tuo figlio non si senta rifiutato come bambino. Se fa
qualcosa che non deve fare, è giusto che gli venga detto che ha sbagliato,
ma non, ad esempio, che lui è cattivo. Inoltre, spiega sempre a tuo figlio
per quale motivo gli dici di no, permettendogli di capire le tue
motivazioni.
Su altri terreni ti invito a cercare di proporre a tuo figlio delle
possibilità di scelta, in modo che non si trovi di fronte solo l’opzione di
accettare o rifiutare qualcosa, ma di scegliere ciò che preferisce. Ti
faccio un esempio: se Gabriele non vuole mettersi i pantaloni di jeans, puoi
provare a proporgli di scegliere fra quei pantaloni e la tuta da ginnastica,
stimolando in lui la capacità di prendere decisioni e facendogli capire che
non deve solo “subire” le decisioni degli altri ma può anche lui scegliere.
Cerca inoltre di eliminare regole non necessarie, per limitare durante il
giorno i no verso di lui, e riconoscigli, elogiandoli, i comportamenti
giusti. Questo aumenterà i messaggi positivi rispetto a quelli negativi che
manderai a tuo figlio, allentando almeno un po’ la tensione. Ricorda che
questa fase è un momento importante di crescita di Gabriele, non una
punizione per te, anche se a volte è dura e verrebbe da pensarlo!
Spero di esserti stata di aiuto.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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