Anonimo

chiede:

Buongiorno, a mio figlio di 4 anni, nato a termine senza traumi, continua a non piacere la scuola materna anche se è sereno e partecipa alle attività con interesse ed ha accettato le educatrici come interlocutrici cui si rivolge in modo chiaro e logico, mentre i bimbi sono 27 e fanno troppo chiasso inoltre alcuni gli vanno addosso dicendogli che è brutto con gli occhiali oppure lo spaventano con gli animali di plastica (timore ora superato). Ha iniziato precocemente a parlare e lo fa con estrema proprietà e chiarezza divertendosi anche con giochi di parole, scherzi o rime e canzoni inventate, ecc. A livello competenze è più avanti della sua età: ha imparato da solo a leggere e scrive numeri e parole o frasi di sua iniziativa (per es. riguardanti qualcosa che lo interessa come titoli di canzoni o favole o nomi dati a personaggi che inventa), noi abbiamo sempre risposto alle sue domande senza mai forzarlo e vediamo che gli piace approfondire come un qualsiasi altro gioco o espressione artistica, è molto bravo a disegnare sia in modo aderente alla realtà che con fantasia infantile. E’ affettuoso, da sempre lancia sguardi d’intesa, controlla con lo sguardo tutto l’ambiente pronto a combinarne, ha molta fantasia, ironia, autoironia, logica, curiosità, capacità di apprendimento, di inventare favole, giochi, adesso non lo interessano molto i giocattoli, ma preferisce giochi di movimento ideando funzioni diverse agli oggetti (es. acchiappa animali). A livello fisico si esprime adeguatamente (non in palestra a scuola perché è intimorito dalla confusione), ma in alcune circostanze è insicuro e ha bisogno di sentirsi bravo prima di lanciarsi, inoltre prova ancora fastidio per i rumori e secondo noi dipende dal suo orecchio musicale perché sa apprezzare anche i brani più difficili che gli proponiamo e non ama le cacofonie. La pedagogista ha valutato criticamente la sua elevata intelligenza e il fatto che, quando può scegliere, preferisce sedersi a disegnare, ultimamente i numeri perché rappresenta un’attività che fa anche a casa e noi lo vediamo come un suo tentativo di ritagliarsi tranquillità e riproporre attività consuete, inoltre a scuola non lega con i bambini e non è molto interessato ai loro giochi. Io l’ho visto conversare normalmente con altri bimbi durante l’esibizione alla festa della scuola, ma mi hanno detto che era stato infastidito dalla confusione (secondo me soprattutto perché non aveva intenzione di stare a scuola anche fuori orario). Noi lo abbiamo visto fuori dal contesto scolastico avviare, di sua iniziativa, relazioni adeguate ed espansive con gli adulti, ma anche conversare e tentare di giocare con i bimbi anche se notiamo che – passando la maggior parte del tempo con adulti – fatica a rapportarsi, non sa molto reagire all’aggressività e non conosce codici infantili come i cartoni animati di moda (la tv la guarda di rado e con programmi che scegliamo noi che preferiamo assecondare il suo interesse musicale) e finora ha avuto poche occasioni di giocare con i bimbi perché non ne abbiamo invitati in casa e al parco spesso gli altri sono timidi o stanno con genitori e amichetti. La pedagogista ha parlato di autismo e ci ha chiesto di farlo vedere da un neuropsichiatra. Io e suo padre a tre anni sapevamo leggere e scrivere per cui da quel lato non ravvisiamo stranezze. Ho letto i sintomi dell’autismo e i test e capisco che il comportamento tenuto a scuola può in alcuni casi essere interpretato in quel senso, ma spesso deriva da meccanismi che vengono innescati perché non lo conoscono e perché lui tenta di riportare in quell’ambito le attività che fa a casa di cui è principale artefice senza ostacoli esterni e anche perché è estremamente birichino e ama fare il ribelle a modo suo, tipo dicendo parole inventate per il gusto di far ridere. La psicologa che lo ha seguito per l’inserimento alla materna lo ha sempre definito ok, semplicemente bisognoso di misurarsi con gli altri bimbi, io in attesa di portare le nostre osservazioni dal neuropsichiatra, vorrei sapere quali segnali dobbiamo guardare per valutare con obiettività e come possiamo farci capire dalle educatrici che non riescono a conoscerlo veramente?

Cara mamma,
leggendo la sua lettera, la cosa che colpisce di più è che suo figlio, sicuramente molto dotato, sveglio e intelligente, sembra però molto solo. Le dico questo perché a quell’età in modo particolare i bambini hanno bisogno di confrontarsi con i coetanei, di cominciare ad instaurare relazioni, seppur all’inizio faticose e difficili, perché il rischio è che vivano le situazioni sociali come pericolose e disturbanti e le evitino.
Suo figlio, seppur molto dotato e curioso, ha bisogno di fare cose da bambino, di sentirsi come gli altri, facendo giochi e frequentando altri bambini. Il rischio di questo isolamento è legato soprattutto al fatto che suo figlio a scuola appare timido, introverso e poco propenso allo scambio con gli altri: potrebbe essere impaurito, intimidito, preoccupato o addirittura disturbato. Sarebbe utile magari cominciare con l’invitare a casa qualche amichetto della scuola, così potrebbe sperimentare una nuova relazione in un ambiente che sente familiare e rassicurante, ed anche organizzare qualche uscita divertente con altri bambini e i loro genitori magari allo zoo o in qualche parco. Voi genitori fate bene ad incoraggiarlo nelle sue passioni, ma parallelamente aiutatelo a costruire relazioni con i coetanei e non solo con gli adulti, con cui sembra non avere difficoltà. Creare relazioni di amicizia sarà per lui inizialmente difficile, ma con l’andare del tempo si sentirà più competente e fiducioso e probabilmente più incuriosito dallo scambio con gli altri. Mi sembra saggio inoltre consultare un neuropsichiatra, per poter comprendere in modo chiaro se le difficoltà di suo figlio sono legate ad un disturbo vero e proprio o se sono legate a timidezza e imbarazzo nel relazionarsi con i coetanei. I migliori auguri.

Cordiali saluti

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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