Le infezioni alle vie urinarie sono comuni in gravidanza. Questo per effetto, come spiega il Manuale MSD, sia dell’azione degli ormoni che dilatano gli ureteri (i condotti che uniscono i reni alla vescica permettendo il passaggio dell’urina) che per la loro compressione da parte del peso crescente dell’utero.

Questo insieme di cause, come riportato in questo studio, è responsabile di un significativo livello di morbilità materna e le conseguenze più comuni sono quelle legate alla batteriuria asintomatica, alla cistite acuta e alla pielonefrite acuta.

Queste condizioni sono responsabili di diverse malattie materne e complicanze della gravidanza. La batteriuria asintomatica, per esempio, è legata a un maggior rischio di ipertensione materna, preeclampsia, anemia, parto pretermine, basso peso alla nascita e ritardo della crescita intrauterina. La pielonefrite acuta, invece, a sepsi materna.

Condizioni, quindi, anche particolarmente gravi che devono essere individuate tempestivamente per essere trattate in maniera adeguata. L’urinocoltura in gravidanza è l’esame di routine per la diagnosi delle infezioni alle vie urinarie.

Urinocoltura in gravidanza: a cosa serve?

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Fonte: iStock

L’urinocoltura è sostanzialmente un’indagine microbiologica, né invasiva né dolorosa, che si effettua sulle urine. In gravidanza l’urinocoltura viene svolta per indagare la presenza delle infezioni alle vie urinarie che, oltre a essere frequenti nelle settimane di gestazione, si sviluppano spesso senza sintomi.

L’Istituto Superiore di Sanità precisa come i principali batteri responsabili delle infezioni alle vie urinarie sono l’Escherichia coli, il Proteus e la Klebsiella.

Come si effettua l’urinocoltura

Lo svolgimento dell’urinocoltura è molto semplice e non necessita di particolare preparazione. È infatti necessario, dopo essersi lavate correttamente le mani e l’area esterna dei genitali, raccogliere alle prime ore del mattino un campione di urina all’interno di un apposito contenitore sterile, di quelli che è possibile acquistare in farmacia e parafarmacia.

È importante ricordare come il campione da raccogliere sia solo quello intermedio scartando (non urinando nel contenitore) il primo e l’ultimo getto di urina.

Il contenitore, quindi, viene chiuso ed etichettato con il nome della donna in gravidanza che lo consegna, in tempi possibilmente brevi, al laboratorio di analisi perché possa svolgere l’urinocoltura. Per ottenere il risultato è necessario attendere dalle 24 alle 48 ore per osservare sia il numero che il tipo di microrganismi che, eventualmente, crescono sulle piastre dov’è stato posto il campione di urina.

Quando si effettua in gravidanza

In gravidanza l’urinocoltura va eseguita ogni trimestre e precisamente entro la tredicesima settimana (primo trimestre), tra la ventiquattresima e la ventisettesima settimana (secondo trimestre) e tra la trentatreesima e la trentasettesima settimana (terzo trimestre).

Cosa succede se l’urinocoltura in gravidanza è positiva

L’urinocoltura viene definita positiva quando vengono riscontrati un numero di colonie di microrganismi superiore alle 100mila per millimetro di urina. In questi casi si è di fronte a un’infezione urinaria il cui trattamento, essendo generalmente batterica la causa, prevede l’assunzione di antibiotici.

I principali antibiotici impiegati in gravidanza (che si sono rivelati sicuri e con beneficio maggiore rispetto ai rischi) sono la Cefalexina, la Nitrofurantoina e il Trimetoprim/sulfametossazolo. Al termine del trattamento è necessario sottoporsi a un’ulteriore urinocoltura che deve dare esito negativo per la conferma dell’avvenuta guarigione.

Inoltre nel caso in cui l’urinocoltura in gravidanza evidenziasse la presenza dello Streptococco di gruppo B è fondamentale informare il proprio ginecologo per prevedere l’apposito trattamento ed evitare le conseguenze (anche gravissime) associate a questa infezione.

Bisogna considerare come le infezioni del tratto urinario in gravidanza si ripresentano in circa il 4-5% dei casi, soprattutto quando l’infezione iniziale non è stata trattata in modo adeguato. In gravidanza i casi di recidiva sono più comuni nelle donne con calcoli delle vie urinarie, storia pregressa di infezioni del tratto urinario e diabete mellito.

Dopo il parto è raccomandata una valutazione delle anomalie del tratto urinario (tramite imaging radiologico) per controllare la situazione dopo che i cambiamenti  anatomici dovuti alla gravidanza si sono completamente risolti.

Urinocoltura in gravidanza: i costi

L’urinocoltura in gravidanza è uno degli esami gratuiti erogati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) così come previsto nell’Allegato 10 del DPCM del 12 gennaio 2007 che definisce i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Le donne in gravidanza, quindi, ricevono dal proprio ginecologo la prescrizione con il codice di esenzione da trascrivere da parte del medico curante sulla ricetta regionale con la quale effettuare gratuitamente questo importante esame.

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