Svariate ricerche hanno indagato i modi in cui le donne che hanno recentemente partorito sperimentano cambiamenti nella qualità del loro sonno, ma pochi studi hanno affrontato ciò che accade ai loro sogni. Fra i primi a occuparsene il dottor Tore Nielsen, professore di psichiatria all’Università di Montreal e uno dei pochi ricercatori al mondo a studiare proprio i sogni postpartum.

Il suo studio è stato pubblicato su Sleep nel 2007: nella ricerca, Nielsen e un collega hanno intervistato 273 donne che avevano appena partorito, erano in gravidanza o non erano mai state incinte. I risultati mostravano alcuni aspetti curiosi: su tutto, il fatto che, benché quasi tutte le donne coinvolte nello studio ricordassero i propri sogni, quelle che erano postpartum o in gravidanza tendevano ad avere più sogni – e incubi – che coinvolgevano i bambini. Inoltre, le donne che avevano partorito da poco mostravano anche maggiori probabilità di provare ansia durante i loro sogni , e il doppio delle probabilità rispetto a quelle appartenenti a uno degli altri gruppi di “interpretare” fisicamente il sogno, spesso tentando di salvare i bambini che pensavano fossero in pericolo.

Non esistono statistiche comprovate su quante persone sane sperimenti comportamenti di attuazione dei sogni, ovvero compiere azioni nel sonno durante il sogno, ma alcune prove preliminari suggeriscono che il comportamento è comune nelle neomamme. Quasi i due terzi delle donne che avevano da poco partorito intervistate da Nielsen mostrava comportamenti del genere, che alcuni attribuiscono a una fluttuazione degli ormoni – come l’ossitocina, la prolattina e la vasopressina – altri alla mancanza di una buona qualità del sonno.

Gli studi sulla fase REM incompleta

La dottoressa Carolina Marcus, professoressa associata di medicina clinica presso l’Università di Rochester a New York, ha affermato che il corpo progredisce attraverso 4-5 cicli del sonno in una notte normale, di cui la fase REM è considerato lo stadio più riparativo, nonché il momento in cui si sogna. Ma se la fase REM viene interrotta, ad esempio da un bambino che piange, l’intero ciclo del sonno ricomincia dall’inizio, rendendo difficile il completamento della fase. Per questo motivo, le neomamme che si svegliano ogni ora o due per le poppate potrebbero non raggiungere mai completamente la fase REM.

Non è solo una questione di quanto sonno qualcuno sta ricevendo dopo il parto – ha spiegato Marcus al New York TimesÈ una questione di qualità.

Quando le persone sono private del sonno per diverse notti di fila, come lo sono molte neomamme, il cervello può tentare di compensare i sogni perduti producendone di più potenti nei successivi cicli REM; un fenomeno che, secondo la dottoressa Marcus, è noto come rimbalzo REM. Quando ciò accade, i sogni che ne risultano possono diventare così vividi, secondo il dottor Nielsen, che i “freni” naturali del corpo sui muscoli non possono impedire loro di muoversi, diversamente da quanto accade normalmente con i sogni.

Ed ecco perché le neomamme spesso “seguono” il sogno con comportamenti e azioni nella vita reale.

Il sonno è importante quanto qualsiasi altra prescrizione medica, sostiene la dottoressa Lauren Osborne, assistente alla direzione del Women’s Mood Disorders Center presso il Johns Hopkins Medicine, ed è per questo che, agli appuntamenti con le neomamme, lei fornisce loro istruzioni in merito, che coinvolgono ovviamente anche i papà, in modo da far assumere anche a questi ultimi compiti di assistenza del bambino durante la notte, in modo che le compagne possano dormire.

Secondo la dottoressa, i partner dovrebbero assicurarsi che, dal momento in cui il neonato può essere nutrito al biberon, la neomamma abbia la possibilità di dormire almeno tre o quattro ore consecutivamente a notte e che, anche nei momenti in cui è sveglia, il figlio non dovrebbe comunque esserle vicino. “Potrebbe esserci una madre, una sorella, una zia, una cognata, se il partner non è presente“, spiega Osborne.

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