Quello della parità di genere è un tema sempre più sentito; ma è opportuno ricordarsi che i bambini e le bambine apprendono i loro modelli di comportamento a partire dall’osservazione dei propri genitori, di come si comportano in casa la mamma e il papà. L’educazione al rispetto comincia dalla più tenera età: vediamo come insegnarla.

Perché è importante insegnare la parità di genere alle bambine e ai bambini

La parità di genere nei bambini è garantita nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; l’articolo 2, infatti, prevede che tutte le bambine e tutti i bambini godano degli stessi diritti.

Le fondamenta del rispetto e dell’educazione si costruiscono dai primi giorni di vita. Ecco perché è importante indirizzare i bambini e le bambine nella giusta direzione, affinché possano sviluppare una sensibilità verso l’altro sesso, e sappiano accogliere e rispettare se stessi e gli altri.

Solo così potranno crescere emotivamente e umanamente; incrementeranno l’autostima e la fiducia nel prossimo; apprezzeranno ciò che è diverso da loro e riusciranno ad affrontare le frustrazioni. Contrastare la violenza di genere è un obiettivo che tutte le persone devono porsi ed educare alla non violenza di genere è un compito che l’adulto – come educatore – deve porsi sin dalla gravidanza.

Come insegnare la parità di genere ai bambini

Il migliore insegnamento, si sa, è l’esempio. La relazione tra i genitori farà da modello ai bambini per tutta la vita. I piccoli e le piccole a casa vedono come la mamma e il papà dialogano tra loro, capiscono se si vogliono bene oppure no. In questo senso, è importante che i bambini e le bambine osservino adulti capaci di chiedere scusa dopo un litigio.

Per quanto riguarda i compiti e le responsabilità, i genitori non devono per forza dividersi in parti uguali gli stessi compiti; è importante, però, che i bambini vedano che le responsabilità domestiche siano prese in carico da entrambi i genitori, quindi che il lavoro domestico non sia ad esclusivo carico di uno dei due ma che, entrambi, si aiutino a seconda delle esigenze individuali e della famiglia; se uno/a si occupa di mansioni come lavare i piatti, l’altra figura genitoriale accompagnerà figli alle attività sportive oppure si darà da fare in
cucina e/o porterà la macchina dal meccanico.

Se la mamma sta allattando il fratellino più piccolo, allora il papà si metterà a giocare con il più grande. Quando i bambini vedono il rispetto tra genitori imparano, a loro volta, a rispettare gli altri.

Un altro aspetto fondamentale che i genitori devono ricordare è quello di non rivolgersi ai bambini in modo diverso in base al genere, non facendo distinzioni in tal senso. Se una bambina vuole giocare a calcio, non c’è niente di male; anzi, va incoraggiata a divertirsi insieme ai suoi compagni di gioco.

Anche nella scelta dei vestiti è bene lasciare i bambini liberi di scegliere quelli che vogliono, nei limiti del possibile. Senza dare troppi giudizi che possano influenzarne le scelte, proprio per incoraggiare lo sviluppo del gusto personale. Lo stesso vale per la scelta delle attività, degli amici o compagni di gioco.

Un altro aspetto fondamentale è l’educazione emotiva. Spesso non si dà ancora la giusta importanza alle emozioni dei bambini, in famiglia e a scuola. I genitori a volte faticano ad affrontare alcuni stati d’animo dei bambini, soprattutto quelli più “scomodi”, come la tristezza o l’irascibilità. Non tenerne conto, svalutarli o minimizzarli non è costruttivo; i bambini vanno prima di tutto ascoltati e aiutati a esprimersi, a prescindere dagli stereotipi legati al genere sessuale.

Il vocabolario della parità di genere e le frasi da non dire

Nell’educazione alla parità di genere, ogni singola parola usata coi bambini è importante. Gli stereotipi che gli adulti hanno ormai interiorizzato spesso vengono trasmessi inconsapevolmente ai bambini; è importante, quindi, prestare attenzione a come ci si esprime, per andare a stanare quelle frasi che sarebbe meglio non pronunciare, soprattutto davanti a bambini e bambine. Queste frasi, infatti, possono alimentare la disparità di genere, anche se vengono considerate normali.

Frasi come: “è da femminuccia” o “da maschiaccio” sarebbero da bandire perché rafforzano gli stereotipi di genere. In più, conferiscono un giudizio su emozioni, aspirazioni, desideri e sentimenti che invece sono assolutamente nella norma.

Espressioni simili condannano debolezze e fragilità, fanno credere ai bambini e alle bambine che valgono solo se sono “forti”, infallibili, e non quando sono fragili, o quando sbagliano; non c’è messaggio più sbagliato. Questo può creare danni enormi, generando insicurezza, chiusura e bassa autostima. I bambini e le bambine hanno bisogno di sentirsi accolti/e, amati/e e incoraggiati/e a esprimersi per quello che sono, nella loro unicità.

Altre espressioni da evitare sono connesse al tipo di giochi e all’aspetto dei bambini e delle bambine. Ad esempio, “Non ti possono piacere il calcio e le macchinine!” o “Non ti può piacere la danza, che è da femmine”; o ancora: “I capelli corti sono da maschio e quelli lunghi da femmina”.

Attività e giochi dai 0 ai 6 anni

Sin dall’asilo nido e dalla scuola dell’infanzia, è importante che le educatrici propongano attività varie, rivolte a tutti (maschi e femmine) senza differenziazioni in base al sesso. Un approccio sbagliato, per esempio, è quello di far andare i maschietti a giocare a pallone e le bambine con le bambole. Le attività e giochi devono essere coinvolgenti e accattivanti per maschi e femmine: per favorire l’integrazione; per far esprimere i bambini e le bambine liberamente; per fare esperienza di varie attività e scoprire quali sono davvero interessati per loro.

Insomma, per trasmettere ai bambini e alle bambine la parità di genere il modo più semplice è quello di non mettere limiti ai loro giochi; gli adulti non devono stabilire cosa è per i maschi e cosa per le femmine. Fino a una certa età, infatti, i bambini amano gli stessi giochi. A tutti piace immedesimarsi in mille ruoli differenti nel gioco simbolico. L’adulto dovrebbe lasciar loro esplorare l’immaginazione e la fantasia con molta libertà e serenità, senza preoccupazioni. È solo più tardi, con lo sviluppo fisiologico, che si costruisce l’identità sessuale.

Censurare alcuni giochi secondo i propri pregiudizi e stereotipi può creare un danno ai bambini, frenando uno sviluppo della personalità. Lasciando i bambini liberi in questo, si evita anche, per esempio, di reprimere alcuni tratti considerati troppo “femminili” nei maschietti (la dolcezza, la tenerezza); il rischio è quello di farli considerare una debolezza agli stessi bambini, qualcosa da nascondere, mentre invece si tratta di una ricchezza incredibile che si dovrebbe coltivare e accompagnare con cura.

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  • Bambino (1-6 anni)