
Da cosa dipende l’ingrossamento delle adenoidi nei bambini? Quali rimedi adottare per alleviare i sintomi? Abbiamo chiesto al nostro pediatra.
La faringotonsillite è una patologie frequente nei bambini e può avere una causa virale o batteria. Scopriamo cause, sintomi, rimedi e consigli per alleviare i fastidi.
Soprattutto considerando come nel corso degli anni vi è stata una cattiva gestione che è alla “base di una quota importante di prescrizioni antibiotiche inutili e potenzialmente dannose”.
Se poi aggiungiamo la consapevolezza del periodo attuale da emergenza Covid-19, in cui è alto il timore di contrarne l’infezione, è doveroso fare chiarezza ed evitare confusioni e facili allarmismi.
La faringotonsillite riguarda principalmente i bambini in età pediatrica e riguarda “un’infezione a carico delle tonsille e della faringe”. Tali infezioni sono frequenti in quanto sia la faringe che le tonsille sono frequentemente esposte all’attacco di virus e batteri.
La faringe, infatti, è non solo la prima parte del tubo digerente, ma è coinvolta anche nelle vie aeree superiori. Similmente le tonsille sono esposte ai patogeni esterni essendo essa una barriera contro quelli provenienti dalla bocca e dal naso.
Esistono poi delle condizioni, come accennato all’inizio, che possono favorire il manifestarsi della faringotonsillite nei bambini. Una di queste è proprio l’abbassamento delle temperature tipico della stagione autunnale e soprattutto invernale. Tale condizione, da una parte, riduce la forza delle difese immunitarie e, dall’altra, provoca sbalzi termici che possono provocare l’infiammazione.
C’è poi da considerare come proprio l’età pediatrica sia essa stessa un fattore di rischio per la faringotonsillite. Il processo di sviluppo delle tonsille, infatti, termina intorno ai 5 anni e dalla nascita fino a questo momento esse non hanno ancora raggiunto la massima estensione e non sono completamente efficienti.
È possibile distinguere le faringotonsilliti in due macrocategorie: virali e batteriche. La distinzione è relativa alla causa che determina l’infezione.
La causa più frequente è quella virale, provocata dai virus influenzali e parainfluenzali o da altri virus respiratori (rhinovirus, adenovirus, eccetera). Solo una minima parte (circa il 30%) delle faringotonsilliti è causata da batteri. Il principale di questi è il cosiddetto SBEA (lo streptococco β-emolitico appartenente al gruppo A di Lancefield).
Queste sono le cause principali e le più diffuse di faringotonsillite nei bambini; le altre possono essere sporadiche o spesso anche non diagnosticate; infatti circa il 30% di tutte le faringotonsilliti “non riceve alcun tipo di diagnosi eziologica”. Quando la faringotonsillite diventa purulenta si hanno le note placche in gola.
L’attenzione per i sintomi è nel caso della faringotonsillite nei bambini maggiore rispetto al solito, soprattutto per i neonati e i bambini piccoli che ancora non parlano e non sono quindi in grado di definire il tipo di fastidio o dolore percepito. Uno dei sintomi principali è quello del dolore durante la deglutizione e che può portare il bambino a rifiutarsi di mangiare.
Altri sintomi comuni sono la febbre, un malessere generale, il rigonfiamento delle tonsille, ma anche tosse, disturbi gastrointestinali, abbassamento della voce e la presenza di un alito cattivo (alitosi).
Da cosa dipende l’ingrossamento delle adenoidi nei bambini? Quali rimedi adottare per alleviare i sintomi? Abbiamo chiesto al nostro pediatra.
Il trattamento della faringotonsillite nei bambini è di straordinaria importanza sia per portare alla scomparsa dei sintomi (che avviene generalmente nel giro di una settimana), che per evitare delle complicazioni. Le principali possono essere dei disturbi respiratori notturni, polmonite, bronchite o altre infezioni delle vie respiratorie, otite e ascessi purulenti nella zona delle tonsille.
È quindi fondamentale procedere con una diagnosi certa che possa individuare la causa della faringotonsillite nei bambini. Con i soli dati clinici non è possibile distinguere tra una faringotonsillite sreptococcica e una di altra natura. Nel caso si sospetti una causa batterica “il medico può decidere di effettuare un tampone faringeo (prelievo delle secrezioni presenti sulle tonsille tramite un bastoncino simile ad un cotton fioc) ed utilizzare un test rapido di identificazione (RADT) del germe responsabile”.
Il test rapido deve essere svolto una sola volta (con l’utilizzo di un solo tampone) e prima dell’esecuzione non devono essere stati utilizzati dei disinfettanti della cavità orale. L’esame colturale, invece, non è indicato per la diagnosi di routine, ma va utilizzato solamente per monitorare la sensibilità agli antibiotici e controllare la comparsa di eventuali nuove resistenze. Gli esami ematologici, invece, consentono di vedere una situazione già conclusa e non in atto e quindi non sono sufficienti per diagnosticare una faringotonsillite da trattare.
Per quel che riguarda il trattamento va ribadita l’assoluta importanza di individuare la causa e di seguire una terapia adeguata alla stessa. L’abitudine di somministrare antibiotici non appena si manifestano i primi sintomi è sia sbagliata che inutile oltre che potenzialmente dannosa. L’uso corretto degli antibiotici, infatti, è tale solamente per la faringotonsillite streptococcica, quindi quelle con una causa batterica. L’abuso di questi medicinali ha portato negli anni a una resistenza agli antibiotici che può rivelarsi pericolosa. La faringotonsillite vitale, invece, può essere trattata con analgesici e antipiretici.
Per alleviare i sintomi, in attesa delle indicazioni del medico o come terapia di supporto alla cura prescritta, è possibile far assumere ai bambini dei liquidi come tisane e succhi di frutta.
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