
L'idea che esistano giochi "da maschio" e "da femmina" è ancora molto radicata, ma si tratta solo di un pregiudizio. Superarlo è utile per i bamb...
L'asilo che vorrei somiglia moltissimo alla società in cui mi piacerebbe vivere, che per tanti versi è ancora una chimera, ma che spero, insieme agli altri, di contribuire a costruire per i figli dei nostri figli
L’asilo che vorrei è inclusivo.
Accoglie bambini di ogni provenienza, etnia e credo religioso, permette loro di confrontarsi e di conoscersi, e alle loro famiglie di avvicinarsi e comprendersi, oltre i pregiudizi reciproci.
Celebra le usanze e le tradizioni di ognuno, mette a confronto linguaggi, cultura, costumi e gastronomie. Festeggia la diversità come la ricchezza più grande e fomenta il senso di appartenenza al genere umano. L’asilo che vorrei crea ponti e distrugge muri. Alleva la generazione del futuro, senza confini e senza paura.
L’asilo che vorrei è laico.
Il che non significa necessariamente che debba negare qualsiasi riferimento alla trascendenza, alla filosofia e anche alla religione, oppure rinunciare alla celebrazione del Natale o delle altre festività cattoliche.
L’asilo che vorrei è laico perché considera le religioni tutte parimenti rispettabili e dignitose, perché abitua i bambini a farsi domande esistenziali, ma non propone risposte universali e preconfezionate. È laico perché racconta le altre fedi, le loro feste e le rispettive simbologie. Semina pace ed ecumenismo, aborrisce il senso di colpa e il relativo “castigo” destinato ai peccatori.
L’asilo che vorrei è green.
Prevede uno spazio all’aperto, da frequentare – con gli strumenti adeguati – in ogni stagione. Favorisce il contatto con la natura, la conoscenza dell’ambiente e il rispetto degli animali. Insegna ai bambini non solo a rispettare le regole e prendersi cura del Pianeta che è la loro casa, ma prima di tutto a godere dell’ambiente naturale e dei benefici psicologici, emotivi e fisici che può regalare.
È un asilo che insegna la potenza della sobrietà e della sostenibilità, del consumo consapevole, del rispetto dei ritmi stagionali, dell’importanza fondamentale di evitare gli sprechi. È un asilo semplice, che strizza l’occhio al territorio e, in un certo senso, anche al passato.
L’asilo che vorrei sostiene le bambine e le donne.
Permette loro di crescere consapevoli del loro potenziale e dei loro diritti. Rifugge ogni pregiudizio sui attività, colori, passatempi e giochi “da maschio e da femmina”, combatte gli stereotipi sulle donne e la retorica della maternità, promuove la cultura della parità assoluta di opportunità e diritti tra maschi e femmine.
L'idea che esistano giochi "da maschio" e "da femmina" è ancora molto radicata, ma si tratta solo di un pregiudizio. Superarlo è utile per i bamb...
È un asilo che si rivolge non soltanto alle mamme, ma cerca il più possibile di interloquire con i papà e di coinvolgerli in prima persona, per il bene dei padri stessi, dei loro figli e della società nel suo insieme.
L’asilo che vorrei non ha barriere.
È attrezzato, da ogni punto di vista, per accogliere la diversità e sviluppare il potenziale di ogni bambino. Per insegnare a tutti, a cominciare dalle famiglie, che la normalità è un concetto arbitrario e ingannevole. Che tutti siamo speciali e quindi, da un certo punto di vista, siamo tutti “uguali”.
L’asilo che vorrei promuove la cultura.
È un asilo in cui si legge ai bambini, tutti i giorni. E lo si fa con cognizione e con perizia, scegliendo con cura i testi e i lettori. Un asilo dove i classici si affiancano agli autori contemporanei, dove le fiabe si mescolano alle filastrocche e ai racconti dissacranti e anticonformisti.
È una scuola che promuove la cultura scientifica, che parla ai bambini di vita e di morte, di malattia, di riproduzione, di natura. E che permette loro di sperimentare, di sporcarsi le mani, fare e disfare. È un asilo che sfrutta la tecnologia senza abusarne, con consapevolezza e buon senso.
L’asilo che vorrei non è competitivo.
Non contrappone i bambini, non li mette a confronto, non ne paragona i risultati e il “successo”. Non inneggia alla velocità, alla forza, alla perfezione, non minaccia punizioni e non elargisce premi. È un asilo che riconosce e accoglie il talento di ciascuno, che valorizza l’unicità, che stimola senza mortificare e tiene insieme senza uniformare.
L’asilo che vorrei somiglia moltissimo alla società in cui mi piacerebbe vivere, che per tanti versi è ancora una chimera, ma che spero, insieme agli altri, di contribuire a costruire per i figli dei nostri figli.
Articolo originale pubblicato il 22 luglio 2019
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