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Una guida semplice e informata per orientarsi tra ingredienti, diciture e percentuali: perché nella fase dello svezzamento la trasparenza è tutto.

Quando arriva il momento di introdurre i primi assaggi, ogni genitore si trova davanti a un mondo nuovo fatto di pappe, consistenze, odori… e scaffali pieni di prodotti che sembrano simili, ma che in realtà non lo sono. Saper leggere un’etichetta diventa un superpotere: un modo per capire la qualità degli alimenti, scegliere con consapevolezza e sentirsi più sicuri mentre il bambino muove i suoi primi passi verso l’alimentazione complementare.
Le linee guida internazionali ricordano che la fase dello svezzamento dovrebbe iniziare intorno ai sei mesi, sempre dopo un confronto con il pediatra. È un passaggio graduale, in cui il latte resta il pilastro principale e i solidi arrivano per affiancarlo, non per sostituirlo. Proprio per questo è importante scegliere alimenti che rispettino le reali esigenze del bambino.
Uno dei primi aspetti da osservare è la lista ingredienti. Non serve essere esperti di nutrizione: basta ricordare che gli ingredienti sono sempre elencati dal più presente al meno presente. Un omogeneizzato che comincia con “carne” o “pesce” come primo ingrediente, per esempio, racconta già una parte importante della sua qualità.
La regola della semplicità funziona sempre: poche voci, chiare e riconoscibili. Verdure, cereali, frutta, carne o pesce. Tutto ciò che appare superfluo – zuccheri aggiunti, sale, aromi artificiali, additivi estetici – non serve ai bambini piccoli. Anzi, può alterare la loro naturale preferenza per i sapori semplici e appesantire un intestino ancora immaturo.
Accanto agli ingredienti, vale la pena dare uno sguardo anche alla tabella nutrizionale, spesso percepita come tecnica ma in realtà molto più intuitiva di quanto sembri. Indica l’energia (kcal e kJ) e il contenuto di proteine, carboidrati e grassi in 100 g di prodotto. La voce “di cui zuccheri” non riguarda tutti i carboidrati, ma solo gli zuccheri semplici, naturali o aggiunti: un’informazione fondamentale per capire quanto il prodotto sia realmente adatto ai più piccoli. Lo stesso vale per i grassi: la dicitura “di cui saturi” permette di individuare la quota meno desiderabile nella dieta dei bambini.
La tabella non serve solo a fare confronti tra prodotti, ma anche a evitare quantità eccessive di nutrienti che nei primi anni di vita non sono necessari, come zuccheri liberi, sale e grassi saturi.
Queste indicazioni sull’età sono un aiuto prezioso: non si riferiscono soltanto ai nutrienti, ma anche alla sicurezza del bambino. Un alimento “da 6 mesi” ha una consistenza studiata per chi impara a deglutire, mentre uno “da 10 mesi” propone consistenze più ricche, pensate per chi inizia a masticare.
Le etichette, quindi, non servono solo a capire “cosa c’è dentro”, ma anche se quel prodotto è adatto alla maturità motoria ed emotiva del bambino. Lo stesso vale per diciture come “senza sale aggiunto” o “senza zuccheri aggiunti”, che non sono dettagli cosmetici: indicano scelte produttive pensate per rispettare lo sviluppo del bambino e la fisiologia dei suoi organi.
L’indicazione “biologico” può dare un ulteriore livello di sicurezza, soprattutto nei primi mesi, ma non sostituisce la lettura dell’etichetta. Anche nel bio valgono le stesse regole d’oro per un’alimentazione sana:
Le etichette dei prodotti bio possono contenere anche informazioni aggiuntive sulla filiera, sul non utilizzo di pesticidi o antibiotici, o sulla provenienza degli ingredienti.
Un altro elemento importante delle etichette riguarda la presenza di allergeni. Anche quando compaiono solo come tracce – “può contenere tracce di…” – è un’informazione essenziale se il bambino ha già manifestato sensibilità o allergie.
Lo stesso vale per gli additivi alimentari, identificati da sigle che iniziano con la lettera E. Anche se regolamentati e sicuri entro le soglie previste, negli alimenti per l’infanzia è sempre preferibile che siano presenti in quantità minima.
Infine, la provenienza: sapere da dove arrivano gli ingredienti di un prodotto permette di valutarne la tracciabilità e la qualità. È importante preferire alimenti con filiera locale o controllata, soprattutto nei primi anni di vita.
Per tanti genitori la scelta ricade su marchi che comunicano in modo trasparente. In questo senso Plasmon rappresenta un punto di riferimento storico: filiere controllate, ingredienti selezionati e una comunicazione chiara sulle fasi dello svezzamento, con approfondimenti curati e supportati da riferimenti scientifici.
Nella sezione Plasmon dedicata all’alimentazione complementare, ad esempio, è possibile trovare consigli accessibili sui segnali che mostrano quando un bambino è pronto, come introdurre i primi cibi e quali errori evitare nei primi mesi. È un modo per rassicurare i genitori e dare strumenti, non per sostituirsi alle scelte del pediatra.
All’inizio leggere le etichette può sembrare un esercizio complicato. Poi, settimana dopo settimana, diventa un gesto automatico: una lettura veloce dell’ingrediente principale, un’occhiata all’età consigliata, un controllo su zuccheri e sale.
È un linguaggio che si impara con il tempo, come si impara a riconoscere i gusti del bambino, le sue preferenze, i suoi rifiuti temporanei. E, soprattutto, si impara a fidarsi del proprio istinto: perché nessuno meglio di un genitore sa cosa va bene per il proprio bambino.
Imparare a leggere le etichette non serve solo a scegliere un omogeneizzato o un altro prodotto con sicurezza e fiducia: aiuta a costruire un rapporto sano con il cibo fin dall’inizio. Una piccola routine, un grande atto di cura.
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