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Come avviene il parto nel mondo animale, qual è la funzione del dolore e quali sono le differenze con il parto degli esseri umani.
Capita spesso di leggere che il parto è governato dal nostro cervello arcaico, mentre bisogna “spegnere” il cervello di più nuova formazione: la sottile corteccia che si è iper-sviluppata nell’uomo, connessa al linguaggio e al ragionamento.
Il cervello arcaico che conosce il parto altro non è che la nostra parte animale e istintuale, che condividiamo con gli altri mammiferi. Le istruzioni che ci dà il nostro cervello arcaico sono le medesime che l’istinto suggerisce agli animali selvatici. È pertanto utile, oltre che suggestivo, osservare i comportamenti di un animale selvatico che si appresta a partorire.
Può essere consolante sapere che gli animali condividono con noi la percezione dolorosa nel parto, cito da un sito di veterinaria. Solitamente già il giorno prima del parto l’animale inizia a cercare un luogo adatto per dare alla luce il proprio cucciolo, e può presentare sintomi come ansia, affanno, vomito e inappetenza. Possono inoltre essere presenti perdite biancastre.
Il travaglio nel mondo animale ha una durata molto variabile a seconda delle specie: tra i mammiferi va da 6 a 12 ore.
Il dolore è associato al parto animale con una funzione ben precisa: attirare in modo inequivocabile e imperativo l’attenzione della madre sul fatto che presto darà alla luce i cuccioli, e per questo si troverà in una situazione di grande vulnerabilità.
Guidate dal dolore, le femmine animali cercano un rifugio sicuro, nascosto e protetto dai predatori. Anche per noi il dolore rappresenta spesso una spinta a rintanarci, assumere posizioni di auto-protezione, sottrarci agli sguardi.
La produzione della prolattina e di altri ormoni coinvolti nel parto conosce il picco nelle ore serali, e questo può giustificare il perché gran parte dei parti nel mondo animale avviene durante la notte, lontano dalle attività diurne.
Ciononostante, è accettato che i parti degli animali selvatici siano incomparabilmente più semplici dei nostri parti, e la giustificazione che normalmente se ne dà è che l’animale è guidato dall’istinto.
Una delle maniere più ovvie per facilitare il proprio parto, è quindi cercare di sollecitare il meno possibile il nostro cervello raziocinante e parlante, per fare emergere la nostra componente istintuale, che è quella direttamente legata alle funzioni primarie in generale e al controllo degli sfinteri in particolare.
E adattare a noi quanto l’istinto suggerisce alle nostre cugine mammifere: cercare la solitudine, il buio della notte, la protezione della tana.
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