
Rooming-in: cos'è e perché ogni madre dovrebbe volerlo
Cosa si intende con il termine "rooming-in" e quali sono i vantaggi di questa pratica ...
Ci siamo: dopo i primi momenti del travaglio, ecco arrivata la fase di transizione, quella più delicata e difficile in cui la mamma si prepara a conoscere finalmente il proprio bambino.
La fase di transizione corrisponde a quello stadio del travaglio in cui la dilatazione della cervice aumenta e le contrazioni diventano più lunghe. Si tratta di una sorta di “pausa fisiologica” che precede la fase espulsiva, un momento delicato e doloroso in cui cresce nella mamma la voglia di spingere.
In questa fase, infatti, il bambino preme per uscire dal grembo materno e la gestante ha il tempo, tra una contrazione e l’altra, di rifiatare e prepararsi al parto. Ma vediamo esattamente cosa succede nella fase di transizione e quali sono gli altri momenti salienti del travaglio che conducono al parto.
Quella di transizione è una delle fasi più delicate e debilitanti del travaglio. Il nascituro preme, la cervice si dilata fino a 7-8 cm e cresce nella mamma la voglia di “spingere” per assecondare la discesa del bambino. Si tratta di uno dei momenti più dolorosi del travaglio attivo, perché la pressione nella zona pelvica aumenta ma occorre attendere il via libera dell’ostetrica per iniziare a spingere.
Nella fase di transizione, inoltre, le contrazioni durano dai 60 ai 90 secondi e si ripetono ogni 2-3 minuti. La gestante ha il tempo di prepararsi psicologicamente e fisicamente al parto, anche se deve assecondare i consigli dell’ostetrica che monitora il travaglio per evitare lacerazioni o oltre complicanze.
I sintomi che possono intervenire durante questa fase sono tanti. Tra i più comuni, troviamo: nausea, vomito, tremori, senso di indebolimento estremo e bisogno di defecare. Si tratta di una sintomatologia del tutto normale, provocata dalla crescente pressione del nascituro.
Molti la considerano l’anello che unisce il travaglio al parto. Un momento indispensabile, quanto emotivamente delicato perché la mamma ha davvero la percezione di essere vicina al grande momento.
Come detto, in questa fase la donna si appresta ad entrare nella fase finale del travaglio (fase espulsiva). Se la futura mamma ha frequentato un corso pre-parto, avrà sicuramente appreso che nella fase di transizione l’istinto di spingere è forte, ma non è ancora assecondabile.
La cervice, infatti, non è ancora completamente dilatata e occorre aspettare l’attimo più propizio, dare ai tessuti il tempo di adattarsi e prepararsi al passaggio del bambino. Per cominciare a spingere, infatti, sarà necessario attendere l’ok dell’ostetrica e non affrettare i tempi. E sopratutto non lasciarsi prendere dall’ansia: la natura non lascia nulla a caso e tutto procederà secondo i ritmi e i tempi giusti.
All’inizio del travaglio le contrazioni sono deboli e distanziate, il dolore è ancora sopportabile e la cervice comincia appena a dilatarsi (fino a 3 cm). Da quel momento in poi, il ritmo di dilatazione è di circa 1 centimetro all’ora. Da questo momento, il travaglio e il parto naturale procede per 4 fasi distinte, che sono:
Cosa si intende con il termine "rooming-in" e quali sono i vantaggi di questa pratica ...
Durante quest’ultima fase, se non ci sono particolari controindicazioni, la mamma incontra finalmente il suo bambino, che le viene appoggiato sul petto, in attesa del primo bagnetto e dei controlli del neonatologo.
Articolo originale pubblicato il 17 aprile 2019
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