Tra i termini più utilizzati in gravidanza, soprattutto quando questa giunge alla fase finale, c’è la parola doglia, o doglie. Se ne parla quando la gestante inizia ad avvertire dei fastidi, che diventano sempre più intensi e ravvicinati e che sono legati alle contrazioni uterine, prima preparatorie e poi espulsive.

Avvengono quando il corpo femminile si avvia a concludere il lungo viaggio dei 9 mesi. Ma una donna in dolce attesa, soprattutto se è alla sua prima esperienza, non sa bene cosa aspettarsi e l’agitazione può prendere il sopravvento.

Come riconoscere le doglie e come alleviarle? Lo abbiamo chiesto alla nostra ostetrica Giulia Dosi, che ci ha rivelato tutti gli aspetti che riguardano le doglie preparatorie, del travaglio e del parto e dei pratici consigli naturali per contenere il dolore e imparare a gestirlo.

Cosa significa “doglie”?

Doglie è un termine poco utilizzato, solitamente, negli ospedali, nei corsi preparto e soprattutto dalle future mamme e dalle persone che si avvicinano a questo tema. La parola che risuona più comunemente è “contrazioni”.

Quando si parla di preparazione al parto, travaglio e fase espulsiva, ci si riferisce all’uno o all’altro termine in egual modo. Ma se contrazioni fa immaginare, generalmente, un muscolo che si contrae, doglie ha una certa affinità con “dolore”. In questo caso, ci aiuta il dizionario Treccani, che spiega l’etimologia del vocabolo:

dòglia s. f. [lat. dŏlia, der. di dolere «provare dolore, far male»; cfr. cordŏlium «cordoglio»].

In letteratura gli autorevoli Dante, Petrarca e Leopardi si riferiscono a doglia come dolore, sinonimo di sofferenza fisica o morale. Al plurale, invece, doglie è riferito al caratteristico dolore, in rapporto con la contrazione uterina, che precede e accompagna il parto.

Dunque niente di più chiaro: le doglie sono contrazioni che provocano fastidio nella fase iniziale/preparatoria, e dolore più o meno intenso.

La funzione e gli stadi delle doglie

Le doglie servono all’utero ad adattarsi e a favorire la fase espulsiva. Spiega l’ostetrica Giulia Dosi:

Il corpo inizia un viaggio dalla 30-33esima settimana. Si prepara e lo fa attraverso delle contrazioni, che si manifestano come piccoli indurimenti della pancia. Possiamo paragonarlo a un allenamento che, a poco a poco, condurrà la donna alla mèta. I lievi indurimenti, che via via diventeranno più intensi, sono preparatori, e sono noti come contrazioni di Braxton Hicks. Il loro ruolo è fondamentale: servono a far contrarre l’utero e prepararlo in modo adeguato. Inizialmente si avverte solo un fastidio: le contrazioni di Braxton Hicks non sono dolorose. Poco prima del periodo prodromico faranno più male e la sensazione sarà simile a quella che si prova a causa del dolore mestruale.

La fase successiva, dunque il periodo prodromico, sarà più dolorosa. Quanto dura? Ancora la nostra esperta:

Le contrazioni della fase preparatoria tipica del periodo prodromico possono avere una durata variabile. Questo periodo può durare qualche ora o qualche giorno. Ogni situazione è imprevedibile. Può accadere che la donna perda il tappo mucoso o che noti un mutamento nel muco vaginale, o può non accadere nulla. È appunto imprevedibile e variabile.

Doglie: quando andare in ospedale?

In ospedale si va quando si raggiunge la terza fase: il travaglio attivo.

Le doglie diventano regolari: sono dolorose, si avvertono almeno ogni 5 minuti costantemente e la dilatazione del collo dell’utero è di 3 cm circa. Quando le contrazioni si comportano in questo modo e si presentano così almeno per mezz’ora e un’ora, il nostro corpo ci suggerisce di andare in ospedale. È iniziato il travaglio attivo.

Doglie e falso travaglio

Una donna può farsi prendere dell’ansia, credere di essere in travaglio e correre all’ospedale quando in realtà il suo corpo non è ancora pronto. “Colpa”, spiega l’ostetrica Dosi

Dell’inesperienza, del non sapersi cosa aspettare, di non conoscere quello che sta accadendo e delle sensazioni perlopiù sconosciute.

L’esperta continua:

Non esistono le false doglie, così come non esiste il falso travaglio. Ma è comunque possibile che una donna in dolce attesa avverta forti le contrazioni della fase prodromica e le confonda, non sapendo appunto cosa aspettarsi, con quelle del travaglio attivo.

Le doglie del parto

Le doglie del parto, o contrazioni finali, rappresentano la quarta fase, l’ultima, che condurrà alla nascita del neonato. Spiega la nostra esperta:

La gestante avvertirà un dolore intenso in corrispondenza delle contrazioni, che si presenteranno ogni 2 minuti circa. Sentirà inoltre una spinta involontaria, automatica e incontrollabile, una sensazione di premito sul sacro e sul retto, simile all’atto della defecazione.

In questa fase la donna dovrà solamente assecondare il suo corpo e lasciarsi guidare dalla natura oltre che dal personale ostetrico, che aiuterà lei e il suo bebè a conoscersi per la prima volta.

Come alleviare le doglie: 6 rimedi naturali

Il fastidio e in seguito il dolore delle doglie può essere alleviato. La dottoressa Dosi ci ha svelato 6 consigli per poter riuscire a contenerle naturalmente:

  1. ascoltare se stesse, la donna asseconderà automaticamente il suo corpo e troverà la posizione antalgica, che il più delle volte è accovacciata vicino a un muro;
  2. creare un ambiente rilassato senza rumori forti e luce bassa, perché stanze troppo illuminate, aumentano la percezione del dolore;
  3. sfruttare i benefici dell’acqua; la donna, solo se vuole, potrà fare un bagno o una doccia;
  4. avere il sostegno di una persona vicina, che sia il partner, la mamma o l’ostetrica;
  5. effettuare la digitopressione, una tecnica tradizionale cinese, che in base ad alcuni recenti studi è tra le migliori per alleviare la sofferenza delle doglie e può essere effettuata dall’ostetrica di riferimento;
  6. massaggiare possibilmente schiena e piedi.

Oltre a queste tecniche naturali per ridurre il dolore delle contrazioni, in particolar modo quelle finali, si può ricorrere alla chimica, quindi valutare la possibilità dell’epidurale (si può fare da 4 cm a 8 cm di dilatazione), e il protossido d’azoto, meglio noto come gas esilarante (da inalare), proposto in molti ospedali. Al contrario, avverte la nostra esperta:

È sconsigliato l’uso di analgesici perché non fanno effetto, in quanto le doglie non sono comuni infiammazioni.

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