
Il corpo delle donne mostra i segni del parto anche a distanza di giorni e settimane: l'invito all'accettazione di sé di alcune neomamme, celebri ...
Un video documentario racconta, attraverso le storie di 6 neomamme, il percorso di scoperta e accettazione di un corpo "nuovo" dopo la gravidanza.
“Pensavo di essere piuttosto preparata alla nascita di mio figlio. Avevo una marea di amici con figli, ero zia, avevo frequentato i corsi prenatali, letto molti dei libri che mi venivano raccomandati. Invece ho scoperto di essere completamente impreparata ai cambiamenti fisici che il mio corpo ha attraversato durante la gravidanza e al recupero successivo. Ovviamente partorire è una delle cose più estreme che il tuo corpo possa attraversare, e allora perché anche le conseguenze sono state un tale shock?”
La filmaker inglese Bronwen Parker-Rhodes ha scelto di raccontare in un video, pubblicato sul New York Times, il viaggio nella maternità a partire da una semplice constatazione: è difficile essere del tutto preparati ai cambiamenti che arrivano durante – e dopo – una gravidanza.
La filmaker racconta i diversi modi di affrontare il post partum attraverso le parole di sei neo mamme, che, pur partendo da esperienze diverse, condividono uno stesso percorso di auto-accettazione, non sempre facile: “Ti ci vuole molto tempo per accettare che questo sia il tuo corpo, che non è né bello né brutto, è solo il tuo. Poi rimani incinta, e lentamente osservi i cambiamenti, e va tutto bene perché stai facendo crescere un essere umano. Poi partorisci, e dopo il parto ti ritrovi con questo corpo nuovo, dopo averci messo qualcosa come 30 anni per accettarlo“, dice una delle donne intervistate.
Il corpo delle donne mostra i segni del parto anche a distanza di giorni e settimane: l'invito all'accettazione di sé di alcune neomamme, celebri ...
Inizialmente – spiega Bronwen – ero preoccupata per il benessere del mio bambino appena nato, ma non ci è voluto molto perché mi rendessi conto di quanto il mio corpo fosse cambiato e danneggiato. Provavo vergogna per la mia ossessione per la cicatrice dell’episiotomia e per la mia vagina gonfia. Le labbra e le pelvi sembravano diverse al tatto e alla vista, la coccige pareva sporgere in una strana angolazione, i seni erano irriconoscibili e l’allattamento una sofferenza indicibile. Mi sentivo completamente e spaventosamente cambiata. Perché nessuno mi aveva avvertito di questo e non sono stata rassicurata sul?
Non è la prima volta che una neomamma sceglie di parlare del proprio rapporto con il corpo dopo il parto senza filtri e senza tabù: per molte il post-parto è particolarmente complicato, la ripresa più difficoltosa e abituarsi alla nuova “sé” risulta tutt’altro che semplice.
Ed è del tutto normale: se per qualcuna la “convalescenza” scorre senza particolari disagi e il recupero della forma è sorprendentemente rapido, per molte mamme la situazione è molto diversa, e non c’è un modo migliore o peggiore di affrontarla. Partendo – questo il consiglio di Bronwen – dall’accettazione del nuovo corpo, e ricordando che si tratta di una condizione per molti aspetti transitoria: capita però, in questo percorso, di sentirsi sole, e di non riuscire a parlare delle proprie difficoltà per il timore di essere considerate superficiali, quando l’unica cosa importante è il proprio figlio.
Dopo diversi mesi ho finalmente chiesto alle altre giovani mamme del mio quartiere delle loro esperienze di maternità e dell’impatto che hanno avuto sui loro corpi e sulla loro vita sessuale. […] Tutte noi stavamo recuperando in modi diversi, ma avevamo sperimentato un certo grado di senso di colpa per il fatto di preoccuparci dei nostri corpi segnati, quando il nostro unico pensiero avrebbe dovuto essere nostro figlio. È egoista sentirti sottosopra per la tua forma fisica quando hai appena messo al mondo un bambino sano?
La scelta di raccontare il conflitto (solo apparente, in fondo) tra l’essere mamma e donna, spiega Bronwen, è dettata dal desiderio di superare l’imbarazzo che può accompagnare un periodo così delicato e aprire la strada di un dialogo onesto, “libero dalla vergogna, dal senso di colpa e dai giudizi“.
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