Si svolge oggi e domani a Verona il Congresso “Vivere con l’EndometriosiPossiamo curarla insieme: molti specialisti… una meta“, presieduto dal Dottor Luca Minelli, Direttore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Sacro Cuore – Don Calabria di Negrar – Verona. Durante l’incontro scientifico esperti europei di endometriosi si confronteranno sulla patologia al fine di contribuire a migliorare il management clinico e sociale delle donne che ne sono affette attraverso un approccio multidisciplinare che preveda l’attivo coinvolgimento di più figure specialistiche.

L’endometriosi profonda è una delle patologie ginecologiche più frequenti che colpisce 3 milioni di donne in Italia, 14 milioni in Europa e 5,5 milioni nel Nord America; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di 150 milioni di pazienti al mondo. Colpisce maggiormente le donne in età riproduttiva tra i 26 e i 35 anni e viene diagnosticata, mediamente, con un ritardo di 7 anni dall’insorgenza (Fonte: Ministero della Sanità Italiana).

Il meccanismo di questa patologia riguarda le cellule dell’endometrio, la mucosa che riveste la cavità uterina che si localizzano al di fuori dell’utero, più frequentemente nell’addome, sotto forma di cisti o noduli che possono interessare le tube, le ovaie e l’intestino. Ogni mese queste cellule subiscono le modificazioni tipiche dell’endometrio: crescono e poi si sfaldano durante il ciclo mestruale causando, spesso, forti dolori pelvici e irregolarità mestruali.

Il trattamento per la cura nella maggior parte dei casi è chirurgico e va individuato di volta in volta valutando l’intero quadro clinico della paziente: l’obiettivo è eliminare la patologia ma anche preservare la funzione riproduttiva e, al contempo, garantire una buona qualità di vita della donna.

In questi ultimi anni, nel nostro reparto abbiamo trattato chirurgicamente circa 10.000 donne affette da endometriosi severa – ha dichiarato il Dottor Minelli – e posso affermare che la tecnica chirurgica da noi utilizzata permette l’asportazione radicale di tutti i focolai di endometriosi con il ripristino di una normale anatomia anche nelle situazioni più complesse, con il conseguente recupero, per l’80% delle pazienti, di una normale vita sociale e lavorativa e con un recupero della capacità riproduttiva del 55%. Un risultato significativo – ha concluso Minelli – raggiunto anche grazie ai sofisticati strumenti diagnostici che impieghiamo e che ci permettono di individuare e circoscrivere le zone malate lasciando intatte quelle sane e non danneggiando strutture nervose ed organi vitali.

L’endometriosi non solo è accompagnata da sintomi molto dolorosi, talvolta così severi da risultare invalidanti, ma spesso è anche causa di infertilità: il 35% delle pazienti con infertilità presenta endometriosi e dal 30 al 50% delle pazienti con endometriosi presenta problemi di infertilità (Fonte: CRAIG, WILLIAM 2002).

Dati recenti hanno evidenziato come il trattamento chirurgico dell’endometriosi nei primi stadi della malattia ha permesso un aumento delle probabilità di gravidanza pari al 38%; negli stati avanzati della malattia, invece, non esiste un’univocità di comportamento e occorre valutare con attenzione quale trattamento proporre tra chirurgia o fecondazione in vitro (Fonte: Marcoux 1997).
Nel corso del Convegno si discuterà a lungo anche di Adenomiosi, ossia della presenza di tessuto endometriale all’interno del muscolo uterino. In passato, questa patologia è stata poco studiata nelle donne giovani perché generalmente riscontrata nell’età della menopausa, quando è spesso causa dell’asportazione dell’utero.

Negli ultimi anni, invece, si è riscontrato come l’endometriosi pelvica sia, nel 50% dei casi, associata alla presenza di adenomiosi: l’introduzione dell’ecografia transvaginale e, ancora di più, la risonanza magnetica hanno permesso una diagnosi precoce di questa patologia attraverso la valutazione dello spessore della zona giunzionale uterina, cioè dello strato interno dell’endometrio subito al di sotto dello strato muscolare dell’utero, che nelle donne con adenomiosi risulta più sottile. L’adenomiosi può essere responsabile anche di sterilità, sia per l’alterazione del trasporto spermatico intrauterino che per difficoltà dell’impianto dell’embrione.

Ad oggi, non esiste una cura risolutiva per l’adenomiosi – ha affermato la Dottoressa Paola Pomini, Dirigente di Primo Livello Ospedale “Sacro Cuore Don Giovanni Calabria” di Verona – e non sono ancora chiari i meccanismi attraverso il quale questa patologia provochi infertilità. Da numerosi dati appare sempre più importante una diagnosi precoce della malattia ed il trattamento chirurgico presso personale specializzato, in modo tale da cercare di ridurre il rischio di recidiva o il coinvolgimento di organi vitali“.

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