La sindattilia, come riporta il sito della Società Italiana di Chirurgia della Mano, è una malformazione congenita che si manifesta con la fusione di due o più dita dei piedi o, molto più spesso, delle mani. Può compromettere l’uso sia degli uni che delle altre, ma solitamente il pericolo viene scongiurato intervenendo chirurgicamente in modo tempestivo.

Il fattore di incidenza principale è l’ereditarietà (15-40% dei casi), ma può anche essere dovuta ad anomalie nello sviluppo embrionale. Secondo le statistiche colpisce più maschi che femmine: in generale si parla di 1 caso ogni 2000 nascite, ma i dati variano molto da un Paese all’altro del mondo.

La fusione delle dita interessa, in ordine decrescente, lo spazio tra:

  • terzo e quarto dito (nel 50% dei casi);
  • quarto e quinto dito;
  • secondo e terzo dito;
  • primo e secondo dito.

La fusione completa di tutte le dita è chiamata mano a cucchiaio. Ci sono diversi tipi di sindattilia:

  • parziale, se interessa solo una porzione delle dita;
  • totale, se riguarda le dita per la loro intera lunghezza;
  • serrata, quando la fusione arriva fino a ossa e tendini, rendendo più complicata anche la separazione chirurgica;
  • membranosa (ossia le dita palmate), quando la fusione coinvolge non solo la pelle ma anche lembi di tessuti molli. Appartiene a questa tipologia il caso di Ashton Kutcher, ex marito di Demi Moore, che ha una sorta di ‘piede palmato’, con due dita unite da un lembo di pelle.

A volte la sindattilia si manifesta associata ad altre malformazioni degli arti, come brachidattilia (eccessiva brevità delle dita), clinodattilia (curvatura permanente di uno o più dita) o polidattilia (presenza di un dito in più).

Fortunatamente può essere diagnosticata già durante la gravidanza, attraverso una semplice ecografia di routine, ma in alcuni casi, invece, diventa evidente solo alla nascita.

Sindattilia: le cause

La formazione degli arti nel feto avviene tra la quarta e l’ottava settimana di gestazione. Dunque è in questa fase che può subentrare un errore di segnalazione cellulare, che porta a una non corretta separazione delle dita. Ma non è detto che la malformazione sia frutto di un evento isolato di questo tipo.

La sindattilia, infatti, può anche derivare da un fattore ereditario (dunque trasmessa da uno o entrambi i genitori) oppure, nel peggiore dei casi, essere solo uno dei fattori di una sindrome più complessa, come quella di Apert o di Pfeiffer, entrambe di origine genetica e associate a sindattilia, pur essendo caratterizzate in prevalenza da malformazioni del cranio.

Sindattilia: le conseguenze

La sindattilia ha conseguenze solo se non trattata. In questo caso può influire negativamente sulla funzionalità delle mani o dei piedi interessati o causare altre deformità evidenti.

Sindattilia: rimedi

Contro la sindattilia si può intervenire solo in via chirurgica, andando a separare i tessuti coinvolti dalla fusione. L’accortezza più grande è preservare la vascolarità, la funzione e l’innervazione sensitiva delle dita. Solitamente dopo l’operazione il bambino ha bisogno di tenere la mano o il piede interessati immobilizzati col gesso e poi fare un percorso specifico di fisioterapia. L’esercizio più semplice consigliato, da fare anche a casa, è legato alle attività ludiche, utilizzando giocattoli di spugna soffice facilmente comprimibile.

L’età dell’intervento dipende dalla gravità della malformazione, da quante dita sono fuse, se sono fuse interamente o solo per parte della loro lunghezza, ma anche dal tipo di dita coinvolte. Infatti si agisce già tra sei mesi e un anno per le sindattilie che interessano pollice e indice e anulare e mignolo; tra due e quattro anni in tutte le altre situazioni. In ogni caso il lavoro di ricostruzione nella sua interezza deve essere completato prima dell’ingresso del bambino nella scuola primaria. A lungo termine le problematiche a cui si può andare incontro sono in prevalenza infezioni o comparsa di cicatrici.

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