Se uno dei limiti maggiori alla fertilità, specialmente quella femminile, è l’avanzare dell’età (anche e soprattutto per l’esaurirsi del numero degli ovuli disponibili), perché non intervenire su questo fattore? Questa, in maniera molto semplice e riduttiva, la domanda alla base della cosiddetta tecnica di ringiovanimento ovarico, una realtà consolidata da diversi anni e che rappresenta il futuro della procreazione medicalmente assistita (PMA).

Per trattare i numerosi casi di infertilità, ma anche per consentire a molte coppie di avere una gravidanza in età avanzata (dove per avanzata è da intendersi l’essere sopra i 35 anni considerati come limite massimo per diventare madri senza rischi) o di risolvere condizioni incompatibili con la fecondazione, la scienza medica ha fatto numerosi passi in avanti e il ringiovanimento ovarico è solo una delle nuove frontiere che, attraverso le sue diverse tecniche e metodologie, promette risultati molto interessanti. Risultati, condizioni e caratteristiche che è utile imparare a conoscere.

Ringiovanimento ovarico: cos’è?

Un primo elemento utile e fondamentale per definire e capire il ringiovanimento ovarico è il comprendere come si tratti di una tecnica di PMA che permette di ottenere una gravidanza attraverso l’utilizzo dei propri ovuli, senza quindi dover far ricorso a pratiche di ovodonazione.

L’obiettivo è quello di intervenire sul processo di invecchiamento delle ovaie, tramite l’attivazione dei follicoli “dormienti”, ovvero quelli che, senza una sollecitazione esterna, rimarrebbero inattivi.

Come funziona il ringiovanimento ovarico

PRP, FACS, PDGF, SCOT e OFFA sono solo alcuni degli acronimi che indicano i metodi che è possibile utilizzare per perseguire e ottenere il ringiovanimento ovarico. Le iniezioni di plasma ricco di piastrine (PRP) si basano sull’utilizzo del proprio plasma sanguigno, arricchito da piastrine autologhe, ovvero appartenenti allo stesso soggetto (in questo caso la donna) e che ha la capacità, tra le altre, di stimolare le funzioni di diverse cellule.

L’utilizzo di questo plasma per il ringiovanimento ovarico ha prodotto significativi miglioramenti dei livelli ormonali e la possibilità di ottenere, nel 40% dei casi, un concepimento naturale.

Il protocollo FACS, invece, è quello che è stato validato per la formazione di ovociti da cellule germinali purificate dalle ovaie delle donne in età riproduttiva. In questo caso alcune rare cellule presenti nella zona corticale dell’ovaio possono, una volta trasferite in vitro, essere sollecitate e consentire di generare ovociti in vitro ma anche in vivo.

Importanti risultati sono ottenuti dall’utilizzo dei fattori di crescita derivati dalle piastrine (PDGF) che consentono di riattivare, grazie alle loro capacità rigenerative, i follicoli dormienti. Questa tecnica può essere utilizzata o tramite la somministrazione di gocce di PDGF o tramite perfusione a livello della zona corticale dell’ovaio.

Il trapianto di cellule staminali ovariche (SCOT) è un’altra tecnica di ringiovanimento ovarico. Questa pratica, che consiste in un vero e proprio autotrapianto, permette di rigenerare l’ovaio permettendo la crescita dei follicoli e la formazione di ovociti maturi che, altrimenti, rimarrebbero inutilizzati e non potrebbero portare a una gravidanza.

La frammentazione ovarica per l’attivazione follicolare (OFFA) si esegue per via laparoscopica (e risulta essere indolore e poco fastidiosa) e consiste nel prelievo di un campione di corteccia ovarica (che verrà poi reimpiantato nella stessa paziente) per essere poi frammentato e consentire in questo modo una maggiore possibilità di crescita dei follicoli dormienti.

Quando si utilizza il ringiovanimento ovarico?

Il ringiovanimento ovarico è una tecnica di PMA che viene eseguita nei casi in cui sia abbia una condizione di bassa o insufficiente riserva ovarica, ma anche nelle donne che soffrono di menopausa precoce o quelle che hanno bassi livelli di ormone AMH.

È bene ricordare che per sottoporsi a una pratica di questo tipo è fondamentale seguire un iter diagnostico tale da accertare non solo la sussistenza delle condizioni, ma anche uno stato di salute generale tale da consentire lo svolgimento delle metodiche di ringiovanimento ovarico.

Sebbene la maggior parte delle pratiche sia a basso rischio e indolore, è sempre necessario non illudere chi vi si sottopone e avere un costante monitoraggio nei mesi successivi al trattamento.

Ringiovanimento ovarico: le percentuali di successo

Le tecniche di ringiovanimento ovarico sono procedure all’avanguardia, la cui efficacia nella maggioranza dei casi è ancora da verificare del tutto. Vi è un indubbio aumento delle probabilità di ottenere una gravidanza e secondo alcuni studi le percentuali di successo si aggirano tra il 35% e il 75%.

La grande variabilità è dovuta a tantissimi fattori che possono interferire, anche in presenza di ovuli fecondabili, sull’inizio della gravidanza. Anche per questo il ringiovanimento ovarico è inserito all’interno di un percorso terapeutico che assista le donne e i rispettivi partner che desiderano avere un figlio.

Ringiovanimento ovarico: i costi e dove effettuarlo

Come molte altre tecniche di PMA anche quelle di ringiovanimento ovarico hanno costi medio-alti (non inferiori al migliaio di euro) anche per tutti gli esami e l’assistenza che si rende necessaria.

Per poter approfondire l’argomento e richiedere una valutazione per sottoporsi a una tecnica di procreazione medicalmente assistita di questo tipo è necessario rivolgersi presso strutture specializzate che eseguono questi interventi e che possano seguire le donne sia nella fase preliminare che successiva al ringiovanimento ovarico vero e proprio.

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