Anonimo
chiede:
Gentile Dottore, sono una ragazza di 35 anni. A febbraio 2011 sono rimasta incinta dopo due anni di tentativi, ma alla decima settimana ho subito un aborto con raschiamento. Già da alcuni giorni prima dell’aborto ha iniziato ad avvertire bruciore vaginale che da allora non mi ha più abbandonato. Dopo un primo tampone in cui è risultata infezione, curata, i successivi tamponi sono sempre stati negativi ma io continuo ad avvertire bruciore vulvare, prurito, secchezza vaginale. Questi sintomi si alternano a periodi in cui sto meglio. Mi hanno detto che ho vulvodinia. Vorrei sapere se è possibile guarire da questa situazione e, in particolare, visto che vorrei un figlio, se è possibile rimanere incinta pur avendo questi fastidi. Grazie
Gentile Signora,
escluderei la “vulvodinia” perché con questa patologia è quasi impossibile avere rapporti sessuali per l’estrema dolorosità dei genitali esterni (vulva), inoltre questa patologia va diagnosticata seguendo dei precisi criteri: vulvoscopia, swab-test.
La definizione data dalla Società Internazionale di Vulvologia è la seguente: “disturbo vulvare spesso descritto come bruciore, dolore o dispareunia, in assenza di alterazioni obiettive visibili di un qualche rilievo o di specifici disturbi neurologici clinicamente identificabili, della durata di ameno 3 mesi.”
Ritornando alla interruzione della sua gravidanza, deve escludere la presenza di infezioni a livello del collo uterino (cervice) con coltura di tamponi cervicali per la ricerca di GONOCOCCO, CLAMIDIA E MICOPLASMI, questi ultimi nella gravida possono causare parto pretermine, aborto spontaneo, endometrite postpartum.
Dopo questi esiti potrà affrontare serenamente un’altra gravidanza. In bocca al lupo.
* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento
Specializzazione
- Ginecologo